DAGOREPORT
Quelle nomine il ministro imbelle dell’Economia, Pier Carlo Padoan, le aveva dovute mandare giù per non infastidire l’ex cazzaro premier, Matteo Renzi. Già, un rospo tira l’altro tanto da rischiare l’indigestione. E così la rampante coppia di banchieri Costamagna&Gallia s’insediò al vertice della Cassa depositi e prestiti (Cdp) per rilanciarla.
Un carrozzone pubblico (modello il disastroso Efim d’antan) che fin qui, invece di sostenere imprese&finanza, si è distinta soltanto per alcune operazioni a dir poco spericolate. E i risultati sono a dir poco modesti nonostante l’alta missione governativa e le ambizioni (sbagliate) del presidente e dell’amministratore delegato. Con qualche milionata di perdite sia nell’intervento in Saipem sia per i tanti “regalini” (a pioggia) agli immobiliaristi e proprietari alberghi: l’hotel di Rocco Forte in Sicilia; le Torri dell’Eur a Roma.
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Un altro incauto intervento di CdP è stata l’acquisizione delle Bonifiche Ferraresi, controllata da Bankitalia, che – secondo gli esperti – è stata pagata a un prezzo di mercato folle. Storia arcinota: i banchieri d’affari prestati al pubblico sono usi ragionare in grande soltanto quando lavorano per i privati che li arricchisce con i bonus. La ragioneria del Tesoro, invece, ha il braccino corto.
La “febbre del mattone” che sembra aver colpito Claudio Costamagna e Fabio Gallia, però, non si ferma fuori dalle porte dell’ente. I due, infatti, divisi ormai su tutto (Gallia vorrebbe essere promosso alle Poste nella prossima tornata di nomine), vanno a braccetto quando si tratta di trovare, per esempio, un ufficio megagalattico adeguato al loro ruolo di banchieri d’eccellenza.
Poco inclini a frequentare la sede romana della CdP in via Goito, forse in una zona che ritengono troppo popolare, la coppietta ha fatto restaurare lo storico Palazzo Litta a Milano in zona Magenta acquisito dal demanio nel 2015. E lì hanno stabilito il proprio lussuoso ponte di comando. E adesso sono pronti per un nuovo trasloco. Ovviamente di prima classe.
A maggio, Costamagna&Gallia trasferiranno i propri uffici (e i propri lombi) - 10 mila metri quadrati con tanto di palestra per tenersi in forma -, nell’ala Gregotti di via San Marco, dal nome dell’architetto che aveva realizzato l’ampliamento del Corrierone. E nel 2013 ceduto a blocchi al fondo Blackstone dall’Rcs oggi nelle mani (di forbice) di Urbanetto Cairo. E proprio lì, in zona Brera e al canone annuo di quasi 4 milioni annui, andranno a lavorare anche i trecento dipendenti della CdP.
Un affitto da capogiro secondo le stime dei signori del mercato. E, soprattutto, un inutile spreco (o sfizio) per un istituto pubblico che dispone di un immenso patrimonio immobiliare. Tant’è che l’ala dell’edificio una volta occupata dalla Gazzetta dello Sport, è rimasta vuota per oltre un anno. Facendo scappare la Microsoft, che ha preferito insediarsi nella nuova factory della Feltrinelli dalle parti del Monumentale.
Da qualche settimana l’ala Gregotti ospita già uffici e gli sportelli di Ubi banca che, però, prima di lasciare la vecchia sede ha ceduto a JPMorgan il “Cortile della Seta”, un nobile palazzotto all’angolo tra via Solferino e via della Moscova. E nel pieno dell’estate è atteso l’arrivo anche del marchio del lusso Loro Piana.