FIN-MECCANICA, MA NIENTE FIN DELLA PACCHIA - IL DRAMMA DI FINMECCANICA, CHE HA ACCUMULATO UN ROSSO DI 2 MLD € IL CUI TITOLO NEL 2011 HA PERSO IL 70% DEL PROPRIO VALORE, NON TURBA I DIRIGENTI DEL GRUPPO - MENTRE I PICCOLI AZIONISTI ANDAVANO IN ROVINA, L’EX CAPO GUARGUAGLINI LASCIAVA L’AZIENDA CON 12 MLN € FRA BONUS E STIPENDIO, IL DG PANSA HA GUADAGNATO 2 MILIONI DI EURO, DI CUI 978 MILA ALLA VOCE BONUS. IL NUOVO CAPO AZIENDA ORSI, INVECE, È ARRIVATO A 1,5 MILIONI, CON 350 MILA EURO DI PREMIO…

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Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

GUARGUAGLINI E GIUSEPPE ORSIGUARGUAGLINI E GIUSEPPE ORSI PIER FRANCESCO GUARGUAGLINI GIUSEPPE ORSIPIER FRANCESCO GUARGUAGLINI GIUSEPPE ORSI

Problemi? Quali problemi? Nel caos Finmeccanica, tra debiti, perdite, indagini giudiziarie e sospetti di mazzette, l'unico punto fermo sono gli stipendi. Quelli dei capi. Sta scritto nero su bianco in un documento appena reso pubblico: la relazione sulla remunerazione depositata in Borsa.

I compensi di amministratori e top manager dell'azienda pubblica hanno continuato a crescere anche nel 2011, l'anno nero del gruppo, chiuso con i conti in rosso di oltre 2 miliardi. Tutto come prima, insomma. Anzi, meglio di prima, quando la società guidata da Pier Francesco Guarguaglini macinava profitti. E allora si scopre che nel 2011 l'impegno dei dirigenti è stato premiato da ricchi bonus. Tra i beneficiati troviamo il neo presidente Giuseppe Orsi, il direttore generale Alessandro Pansa e lo stesso Guarguaglini. Tutti premiati. Tutti più ricchi.

MARINA GROSSIMARINA GROSSI

Cominciamo da Guarguaglini, che ha lasciato gli incarichi nel dicembre scorso. L'ex capo azienda ha ricevuto un compenso extra di 615 mila euro, in aggiunta alla retribuzione fissa (per 11 mesi di lavoro) di 1,2 milioni. Poi c'è la buonuscita. Perché dopo mesi di voci sospetti e polemiche per le indagini che hanno coinvolto anche sua moglie Marina Grossi, pure lei top manager di Finmeccanica, il presidente e amministratore delegato è stato infine accompagnato all'uscita con una liquidazione che sfiora i 10 milioni di euro.

Alessandro PansaAlessandro Pansa

Insomma, Guarguaglini ha dato l'addio all'azienda con le tasche gonfie di denaro contante: fanno quasi 12 milioni, con tanto di bonus come ciliegina sulla torta. Il presidente si è lasciato alle spalle un gruppo che dovrà vendere il vendibile tra le proprie attività nel tentativo di tappare le falle in bilancio. Per non parlare della quotazione in Borsa.

Nel corso del 2011, per effetto degli scandali e delle perdite in bilancio, il titolo ha perso oltre il 70 per cento del suo valore. Un disastro per i piccoli azionisti. E anche per il Tesoro, socio principale di Finmeccanica con una quota del 32,4 per cento, che quest'anno dovrà a fare a meno del dividendo. Nel 2011 la cedola aveva portato nelle casse dello Stato oltre 80 milioni di euro. Per i manager invece, a quanto pare, la festa non è ancora finita.

L'anno scorso, per dire, il direttore generale Pansa ha guadagnato 2 milioni di euro, di cui 978 mila alla voce bonus. Il nuovo capo azienda Orsi, invece, è arrivato a 1,5 milioni, con 350 mila euro di premio. Tutto regolare, per carità. I compensi sono stati fissati nel rispetto dei criteri deliberati dal consiglio di amministrazione e, all'interno di questo, dal comitato remunerazioni presieduto dall'ex senatore leghista (un maroniano di ferro) Dario Galli. Il paradosso è che i bonus incassati nel 2011 si riferiscono ai risultati di Finmeccanica del 2010, chiuso con profitti per oltre 500 milioni.

Peccato che a distanza di pochi mesi il bilancio del gruppo si sia sgonfiato come un soufflé. Il consiglio di amministrazione ha rivisto al ribasso i valori di numerose commesse, a cominciare da quelle negli Stati Uniti della Drs da poco acquisita. Gli amministratori hanno poi dovuto accantonare centinaia di milioni a copertura di maggiori costi non previsti e altri oneri definiti "eccezionali". Ecco spiegato, allora, il brusco peggioramento con le perdite per oltre 2 miliardi del 2011.

selex finmeccanicabselex finmeccanicab

La brusca correzione di rotta è sembrata ai più come una sconfessione di fatto dei criteri ottimistici con cui era stato redatto il bilancio precedente. Sui compensi, però, non c'è stata nessuna marcia indietro. Bonus e premi vari sono rimasti agganciati al vecchio bilancio. Della serie: chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato ha dato.

 

 

 

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