IN FONDO AL BARILE C'E' IL CORONAVIRUS – BRITISH PETROLEUM ANNUNCIA UN TAGLIO DEGLI INVESTIMENTI DEL 25% E LA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DI SHALE GAS NEGLI USA – LA CONTESA TRA RUSSIA E ARABIA SAUDITA POTREBBE FAR COLLASSARE ANCHE LE ECONOMIE DI EGITTO, LIBANO E PALESTINA, FORAGGIATE DAI SAUDITI E DAGLI ALTRI SCEICCHI CHE ORA SONO INGOLFATI DAL PETROLIO INVENDUTO

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1 – ECCO TUTTE LE MOSSE DI BP PER GALLEGGIARE NELLA GUERRA AL GREGGIO

bernard looney bernard looney

Gabriele Moccia per www.formiche.net

 

Con una scelta senza precedenti una delle principali compagnie petrolifere al mondo, la britannica British petroleum (Bp), ha annunciato una riduzione dei propri investimenti del 25 per cento (circa 3 miliardi di dollari) e una progressiva riduzione della propria produzione di shale gas negli Stati Uniti, a causa del rallentamento dell’economia globale dovuto al coronavirus e allo scoppio della guerra dei prezzi del petrolio.

 

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Il ceo di Bp, Bernard Looney, è stato molto drastico: “Stiamo agendo per proteggere la salute finanziaria di Bp. Questo potrebbe essere il contesto più brutale per il business del petrolio e del gas in decenni ma sono fiducioso che ce la faremo a superarlo”. Bp, insieme agli altri grandi titani del petrolio come la Exxon o la Chevron, stanno riducendo sensibilmente anche i propri costi operativi – la stessa compagnia britannica punta a ridurli di circa due miliardi e mezzo – nel tentativo di sopravvivere alla contesa innescata tra Russia e Arabia Saudita – i due principali esportatori di greggio sul mercato internazionale – sui livelli di output petrolifero che hanno causato una brusca caduta dei prezzi.

 

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Le scelte della Bp impattano soprattutto l’industria estrattiva Usa. La compagnia britannica è diventata leader nella produzione di shale gas negli Stati Uniti, dopo aver acquisito, nel 2018, gli asset detenuti dalla americana BHP Billiton, per un controvalore pari a 10 miliardi di dollari. Secondo i piani annunciati da Loone, la divisione che si occupa della produzione di shale gas negli Usa – la Bpx – taglierà la produzione di circa 70 mila barili al giorno per tutto il 2020, con una riduzione del 14 per cento rispetto a quella del 2019.

 

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I prezzi del petrolio sono diminuiti del 65 per cento nel primo trimestre dell’anno, a seguito del forte calo della domanda dovuto alle restrizioni del commercio e dei traffici globali a causa della pandemia. Lo scontro tra Riad e Mosca ha ulteriormente aumentato la pressione sul mercato. Al momento, la Bp ha fatto sapere che non intende tagliare posti di lavoro, ma grazie ai programmi di digitalizzazione e all’integrazione di alcune attività, puntare ad una decisa riduzione dei margini operativi. Il programma di cessione delle attività da 15 miliardi di dollari previsto per il 2021 è stato confermato da Loone, anche se la vendita di alcuni asset, come quelli in Alaska, potrebbe subire dei ritardi.

 

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Jason Kenney, analista di Banco Santander, ha dichiarato che per ora Bp potrebbe mantenere i suoi pagamenti di dividendi, che l’anno scorso hanno raggiunto circa $ 8 miliardi. Per il momento, come sottolineato dalla stessa azienda, la Bp può contare su una liquidità pari a 32 miliardi di dollari e linee di credito non ancora utilizzato. “Nei prossimi sei mesi, le spese in conto capitale e operative verranno reindirizzate verso il pagamento del dividendo”, ha affermato Kenney. Per il primo trimestre dell’anno, Bp prevede svalutazioni per circa 1 miliardo di dollari, mentre la produzione di petrolio e gas dovrebbe diminuire dal trimestre precedente di un intervallo di 2,55-2,6 milioni di barili di greggio al giorno.

 

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I prezzi del petrolio potrebbero continuare a crollare e persino scendere sotto i dieci dollari al barile a causa del crollo della domanda dovuto alla crisi del coronavirus, come affermano gli esperti del settore intervistati da Goldman Sachs. Uno scenario che, tuttavia, potrebbe lasciare il posto a “un’industria globale più sana”, ha detto la banca. Daniel Yergin, esperto di petrolio e autore del premio Pulitzer, ha dichiarato a Goldman Sachs che, ad aprile, la domanda potrebbe calare di 20 milioni di barili al giorno, o anche di più, riferendosi al “più grande calo della domanda nei tempi moderni. Se rimaniamo a corto di riserve di petrolio e il petrolio non può essere spostato, come nel 1988, vedremo che i prezzi diminuiranno drasticamente a cifre molto basse, e in alcuni casi a cifra singola”, ha detto Yergin, aggiungendo che i prezzi bassi potrebbero prevalere per i prossimi mesi o anche di più.

 

2 – ORO NERO INVENDUTO. CON GLI SCEICCHI TREMA PURE IL MEDIO ORIENTE

Fabio Scuto per “il Fatto quotidiano”

 

Ci sono 80 superpetroliere cariche che vagano per gli oceani in cerca di un terminal, di un compratore, per il loro carico di milioni e milioni di barili di greggio. Non ci sono più clienti per l' ormai ex "oro nero". Il prezzo precipita, ieri faticava a tenere i 22,61 dollari al barile, e con lui le economie del Golfo Persico. Tremano gli sceicchi perché sulla sfida tra Russia e Arabia Saudita per il prezzo del greggio si è innestato il blocco mondiale per il coronavirus. Dalla fine di gennaio sono stati cancellati 16.000 voli in Medio Oriente.

 

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L' Arabia Saudita ha perso 15,7 milioni di passeggeri e con loro 3,1 miliardi dollari, gli Emirati Arabi Uniti 2,8 miliardi. Ogni Stato ha un suo modo per affrontare questo crollo. Gli Eau stanno aiutando le compagnie aeree con prestiti, rinviando il pagamento di tasse e debiti. In Paesi deboli come Egitto, Libano e Giordania è probabile che le compagnie chiudano. Questo sta mettendo in pericolo centinaia di migliaia di posti di lavoro: equipaggi, manutenzione, marketing, agenzie di viaggio, alberghi, guide turistiche e via discendendo.

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Ad Abu Dhabi la scorsa settimana hanno deciso di immettere 100 miliardi di dollari nell' economia, metà per aiutare le grandi aziende e metà per le piccole e medie imprese e i privati cittadini. Tutto per cercare di rianimare il settore immobiliare che già era in profonda crisi prima della pandemia. L' obiettivo è quello di mantenere in funzione l' economia il più possibile e impedire alla gente allarmata di correre a ritirare i propri depositi. La vita diventerà più dura per tutti gli abitanti del Golfo che hanno avuto finora vita facile, senza tasse, lavori garantiti, servizi gonfiati e infrastrutture superbe.

mohammed bin salman mohammed bin salman

 

Il più notevole piano per diversificare l' economia dal petrolio è il "Vision 2030" dell' Arabia Saudita che si sta rivelando però un mezzo fallimento. Non tremano solo i polsi ai membri del club degli arabi super ricchi - i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Eau, Qatar, Bahrain e Oman) - ma quelli di tutto il Medio Oriente. Donald Trump contava su 50 miliardi di aiuti per il suo piano in Israele e Palestina, 23 miliardi di dollari del Golfo hanno impedito il collasso dell' economia egiziana dopo il colpo di Stato di Al Sisi nel 2013. Libano e Giordania speravano di ottenere aiuti per evitare il default.

 

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Ma come ha rivelato il Fmi, il gigantesco bancomat del mondo arabo che era il Golfo sta finendo i soldi. Gli enormi depositi di petrolio a terra sono stracolmi di greggio che al momento nessuno compra. Lo scorso 10 marzo la Saudi Aramco - compagnia di idrocarburi dell' Arabia Saudita - si è impegnata a portare a 12,3 milioni di barili di petrolio la produzione giornaliera. Lo stesso giorno la Russia ha annunciato che avrebbe incrementato la produzione di mezzo milione di barili al giorno. E il prezzo è precipitato subito del 30%. Il blocco progressivo per la pandemia del coronavirus ha frantumato ulteriormente il prezzo che secondo molti analisti potrebbe scendere anche a meno di 20 dollari al barile.

 

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Questo è uno sviluppo positivo per i grandi consumatori di energia come la Turchia e per i piccoli Paesi "poveri" come Giordania, Libano, Siria, Marocco che godono ora di prezzi bassi. Ma per il club degli sceicchi è una grave minaccia perché gli Stati del Golfo ottengono 80 centesimi per ogni dollaro di Pil dagli idrocarburi, mentre dal resto delle loro economie solo 10 cent. Per sostenere i piani economici di emergenza e impedire che i bilanci scendano verso deficit pericolosi, gli Stati del Golfo non possono permettersi che il prezzo vada al di sotto dei 40-50 dollari al barile.

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mohammed bin salman trump visit da cbc mohammed bin salman trump visit da cbc

Si prevede che i membri dell' Opec ridurranno la quota di 1,5 milioni di barili al giorno per far crescere il prezzo ma forse è troppo tardi. Alla fine gli Stati del Golfo potrebbero trovarsi costretti a svendere asset all' estero per finanziare la propria sopravvivenza.

L' impatto di un Golfo più povero poi si estenderà al Medio Oriente. Sono i petrodollari a svolgere un ruolo contro le ambizioni regionali dell' Iran e tenere in piedi le economie di molti Paesi. Gli sceicchi offrono lavoro a 25 milioni di egiziani, libanesi e palestinesi.

 

 

 

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