Carlotta Scozzari per https://it.businessinsider.com/
Da un po’ di tempo a questa parte le tensioni tra Open Fiber e Tim sull’unione di intenti per dare vita al campione nazionale della fibra ottica sono arrivate alle stelle. Ora, però, emerge un dettaglio che aiuta a capire ulteriormente le ragioni di quella che sembra proprio essere diventata la guerra della banda ultra larga: secondo quanto risulta a Business Insider, lo scorso marzo, in Italia il mese della chiusura delle attività o lockdown, Open Fiber ha convenuto in giudizio Tim davanti al tribunale di Milano chiedendole danni per 1,5 miliardi a causa di un presunto abuso di posizione dominante.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Più nel dettaglio, Open Fiber, partecipata in misura paritetica da Enel (che nei giorni scorsi ha ricevuto un’offerta per la sua quota dal fondo australiano Macquarie) e Cassa depositi e prestiti (anche socia di peso della stessa Tim), contesta alla società telefonica guidata da Luigi Gubitosi tutta una serie di condotte anticoncorrenziali.
Tra queste, avere effettuato investimenti in reti Fttc, ossia con la fibra ottica che arriva fino alla centralina più vicina, nelle aree bianche, quelle cioè in cui le infrastrutture per la banda larga sono inesistenti, tipo le zone rurali; ma anche avere avviato azioni legali giudicate da Open Fiber pretestuose per ostacolare le gare indette da Infratel, società quest’ultima costituita su iniziativa del ministero dello Sviluppo economico e di Invitalia per attuare i piani di banda larga e ultralarga predisposti dal Governo.
Di più: Open Fiber accusa Tim di avere comunicato informazioni false all’Agcom, il garante delle comunicazioni, in sede di approvazione di una offerta wholesale, e di avere diffuso voci circa un interesse di Tim ad acquisire la stessa società partecipata da Enel e Cdp. Non bastasse, Open Fiber contesta alla società guidata da Gubitosi di avere adottato comportamenti discriminatori nelle condizioni di accesso alle proprie infrastrutture passive, quindi alle reti.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Più in generale, le contestazioni della società della fibra ottica nata su impulso pubblico, guidata da Elisabetta Ripa e presieduta da Franco Bassanini, ricalcano per molti aspetti il provvedimento A514 dell’Antitrust a seguito del quale l’authority, come emerso proprio all’inizio dello scorso marzo, aveva sanzionato Tim per 116 milioni per avere ostacolato lo sviluppo della rete in fibra. È quindi probabile che il contenzioso in tribunale sia stato promosso subito dopo la notizia della multa dell’Antitrust. La società telefonica guidata da Gubitosi e presieduta da Salvatore Rossi, dal canto suo, fa sapere che si costituirà in giudizio contestando le argomentazioni di Open Fiber e che impugnerà davanti al Tar la multa dell’Antitrust.
Più nel dettaglio, fonti vicine a Tim fanno sapere che trovano “risibili le argomentazioni alla base della richiesta di Open Fiber al tribunale di Milano, e che la stessa Tim sta preparando azioni legali nei confronti di Open Fiber per concorrenza sleale con una richiesta di danni di importo equivalente se non superiore”. Inoltre, aggiungono le stesse fonti, “la sentenza Antitrust a cui si fa riferimento ha dichiarato che il presunto abuso all’interno delle aree bianche era già terminato ad agosto 2018, ovvero ben prima della decisione dell’Antitrust e, quindi, in un periodo in cui Open Fiber non aveva ancora realizzato alcuna infrstatruttura da offrire al mercato in quelle aree”.
roberto rustichelli presidente antitrust 3