nadia calvino con paolo gentiloni
1 – FISCO, LA COMMISSIONE UE CONTRO I PARADISI FISCALI. GENTILONI: “UNO SCANDALO CHE NON PUÒ PIÙ ESSERE TOLLERATO”
«Per combattere evasione e frodi si è fatto molto, ma il lavoro è lontano dall'essere completato: l'evasione fiscale internazionale degli individui in Ue ammonta a 46 miliardi di euro all'anno, quella delle imprese a 35 e le frodi sull'Iva transfrontaliera a 50 miliardi.
E' uno scandalo che non può più essere tollerato»: lo ha detto il commissario all'economia e alla fiscalità, Paolo Gentiloni, presentando il pacchetto di misure contro l'evasione. «Una tassazione equa – sottolinea – è il trampolino di lancio che aiuterà l'economia a riprendersi dalla crisi. Dobbiamo rendere la vita più facile a cittadini e imprese onesti quando si tratta di pagare le tasse, e più difficile per truffatori e imbroglioni fiscali».
pierre gramegna e paschal donohoe
La Commissione – spiega anche – intende agire per gradi. Prima di tutto attraverso un piano d'azione «per una tassazione equa e semplice che sostenga la ripresa» e contiene 25 iniziative da attuare entro il 2024. Tra queste: ridurre gli ostacoli amministrativi per le imprese attraverso una «semplificazione fiscale» che vada anche verso un sistema europeo dell'Iva, aiutare le autorità a condividere dati in modo efficiente per combattere frode ed evasione, rivedere la direttiva sulla cooperazione amministrativa per estendere le regole sulla trasparenza anche alle piattaforme digitali.
Gli Stati si scambieranno automaticamente le informazioni sulle entrate generate dai venditori online, cosa che aiuterà non solo le autorità nazionali a identificare dove le tasse devono essere pagate, ma ridurrà anche il peso amministrativo delle imprese che non dovranno rispettare i diversi obblighi di reporting. La Commissione propone che venga ampliato il mandato del gruppo europeo sul codice di condotta sulla tassazione delle imprese per tener conto delle nuove pratiche che portano alla concorrenza fiscale sleale e alla pianificazione fiscale aggressiva.
URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE
E’ la prima volta che la Commissione europea apre con così tanta enfasi il capitolo della concorrenza fiscale sleale all'interno della Ue.
Nella comunicazione presentata oggi, non vengono indicati Paesi in particolare, ma si sa che sotto tiro ci sono diversi Stati, i cui casi sono stati trattati anche dall'Antitrust, come è il caso dell'Olanda, del Lussemburgo, dell'Irlanda, seppure con alterne fortune in sede di giudizio Ue (come si è visto oggi con il caso Apple).
Il commissario Gentiloni ha indicato che il mandato «può includere particolari regole di residenza fiscale che possono comportare una doppia non imposizione o esenzioni fiscali generali, che possono favorire pratiche fiscali dannose senza garanzie adeguate».
Si tratta di una materia delicatissima sulla quale c'è la forte resistenza di molti Stati a definire un approccio Ue. Da anni si discute senza successo di base fiscale comune per l'imposta sulle società.
Per quanto riguarda il buon governo fiscale, ha detto Gentiloni, «stiamo definendo l'agenda dell'UE per affrontare la concorrenza fiscale sleale e rafforzare gli standard di buon governo nell'UE e nel mondo».
Sarà rafforzato l'elenco UE delle giurisdizioni fiscali non cooperative e saranno proposte le prime idee per la riforma del Codice di condotta in materia di tassazione delle imprese. «Da quando abbiamo introdotto la prima lista nera a livello UE di paradisi fiscali globali quattro anni fa, sono state valutate 95 giurisdizioni e sono stati eliminati oltre 120 regimi fiscali dannosi. Ora ci stiamo muovendo per rafforzare questo strumento», ha concluso il commissario europeo.
2 – APPLE NON DOVRÀ VERSARE 13 MILIARDI DI TASSE NON RISCOSSE ALL'IRLANDA
Andrea Pitozzi per www.wired.it
Apple strappa una vittoria contro l’Antitrust europea a proposito dei 13 miliardi di tasse arretrate da pagare in Irlanda contestati alla Mela dalla Commissione europea. A dirlo è una sentenza della Corte di giustizia europea che ha annullato la decisione di Bruxelles di condannare il colosso di Cupertino alla restituzione di quelli che erano stati considerati dall’Authority come un aiuto di stato illegittimo passando da una tassazione agevolata.
Secondo i giudici del tribunale europeo, la Commissione non ha saputo a provare che gli accordi presi tra la società e il fisco irlandese abbiano effettivamente costituito un aiuto e un vantaggio anticoncorrenziale per Apple. Inoltre, sempre secondo quanto si legge nella sentenza, “la Commissione non è riuscita a dimostrare errori metodologici nel tax ruling contestato che avrebbe portato a una riduzione dei profitti tassabili di Apple in Irlanda.”
La vicenda risale al 2016, quando l’Antitrust europea, presieduta dalla commissaria Margrethe Vestager, aveva ritenuto illegittimo il trattamento fiscale che l’Irlanda aveva concordato nel 1991 e nel 2007 rispettivamente con le due controllate Apple Sales International e Apple Operations Europe, e che prevedeva un’aliquota inferiore all’1% dei profitti realizzati in Europa.
il trattamento preferenziale di apple in irlanda
L’Unione aveva considerato quel trattamento come una sorta di aiuto di stato che avrebbe avvantaggiato la società, e richiedeva la restituzione di oltre 13 miliardi di euro di tasse non versate più 1,3 miliardi di interessi. Fin da subito però, Dublino si era opposta alla decisione di Bruxelles, facendo presente che in realtà le due controllate irlandesi non hanno la possibilità di prendere decisioni strategiche e che quindi andrebbero tassati soltanto gli utili derivanti da queste scelte prese invece negli Stati Uniti.
Con la sentenza del 15 luglio la Corte di giustizia dell’Unione europea dà quindi ragione a Dublino ed evidenzia anche che la Commissione non è riuscita a provare che il comportamento delle autorità fiscali irlandesi sia stato discrezionale e volto ad avvantaggiare Apple, causando così distorsioni del mercato interno all’Unione.
Ora la Commissione avrà due mesi di tempo per ricorrere in appello contro la decisione della Corte europea, ma certamente questa sentenza rappresenta un colpo notevole per le autorità comunitarie in un momento delicato in cui ciclicamente continua a riaffacciarsi in Europa la discussione su una web tax unica sulle rendite e i servizi dei colossi tecnologici nei paesi dell’Unione.
Da questo punto di vista, inoltre, proprio l’Irlanda è tra gli stati che si è sempre rivelato più critico sulla scelta di una tassazione unica sui giganti americani della tecnologia, garantendosi un ruolo privilegiato negli accordi con molte di quelle aziende. Da parte sua, l’Antitrust ha fatto sapere che valuterà i prossimi passi da compiere e continuerà a sorvegliare affinché le politiche fiscali dei singoli stati non rappresentino delle forme illecite di aiuti pubblici anticoncorrenziali.