I “GIOCHI” DI LACTALIS CON LA CASSA DI PARMALAT - COME BERSI 1,4 MILIARDI FOTTENDO OBBLIGAZIONISTI E DIPENDENTI - FINISCE IL ‘CASH POOLING’, CIOÉ LA GESTIONE DI TESORERIA IN MANI FRANCESI, MA I SOLDI RESTANO ALLA CAPOGRUPPO GRAZIE ALL’ACQUISIZIONE DELLE ATTIVITÀ AMERICANE - INTANTO GLI AVVOCATI-CONSIGLIERI INCASSANO PARCELLE PER 1,3 MILIONI DI EURO…

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Nicola Borzi per "Il Sole 24 Ore"

Adieu cash pooling, bienvenu Lactalis American Group. Con un gioco di prestigio, dai conti al 30 giugno di Parmalat scompare la gestione accentrata della tesoreria con la quale la capogruppo Lactalis aveva messo le mani sulla maxiliquidità (inizialmente 1,4 miliardi) di Collecchio. Quel contratto, in vigore da metà ottobre 2011, aveva sollevato un vespaio di critiche e l'intervento della Consob che aveva imposto ai francesi alcuni chiarimenti da inserire tra le integrazioni al prospetto informativo dell'Opa.

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Gran parte del cash però non è mai tornata a casa: è rimasta sempre, saldamente, in mani francesi. Lo spiega sempre la semestrale: Parmalat scrive che «per garantire un migliore rendimento della propria liquidità, nel corso del semestre, ha provveduto al ritiro dal cash pooling di un importo complessivo pari a 400 milioni, che sono stati investiti in strumenti altrettanto flessibili (conti correnti ad alto rendimento e conti deposito) presso primari istituti bancari italiani».

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Rispetto ai 1.188 milioni di fine 2011 e ai 796 della semestrale, dopo il 30 giugno «a seguito del completamento dell'acquisizione di Lactalis American Group, interamente finanziata da disponibilità di Parmalat, e del successivo ritiro della disponibilità residua per circa 86 milioni, l'impiego di liquidità nel cash pooling risulta a oggi azzerato».

Dalla semestrale Parmalat emergono anche altri dettagli illuminanti. Come quello sul riconoscimento ufficiale dell'esistenza di un rapporto di direzione e coordinamento con il gruppo Lactalis.

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Rapporto che proprio alla firma del cash pooling era stato escluso da un parere legale predisposto da Luigi Arturo Bianchi, partner dello studio d'Urso Gatti e Bianchi. Nessuna spiegazione è stata fornita al mercato su cosa sia cambiato rispetto a quel parere, per cui quel coordinamento che all'epoca non c'era oggi c'è.

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Si sa che sono stati due i pareri richiesti a Bianchi (l'altro riguardava la Centrale del Latte di Roma). Si sa anche che lo stesso studio fu anche advisor legale di Lactalis e Bsa per l'Opa del 2011. Lo studio d'Urso Gatti e Bianchi è ben remunerato da Parmalat: negli ultimi 12 mesi Collecchio l'ha pagato 1,3 milioni "per prestazioni professionali svolte", indicati alla voce "altri proventi e oneri" «in relazione ai rapporti con i componenti del Cda».

Infatti dello stesso studio è partner anche l'avvocato Francesco Gatti che siede nel cda di Parmalat come consigliere non indipendente. Si tratta di parcelle per 900mila euro nel primo semestre 2012 e 400mila nel secondo semestre 2011.

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Intanto crescono i contrasti sindacali. Le segreterie nazionali dei sindacati Fai/Cisl, Flai/Cgil e Uila/Uil, insieme al coordinamento nazionale del gruppo, hanno indetto uno sciopero di quattro ore che a Collecchio scatterà martedì 28 agosto e nel resto del gruppo secondo modalità differenti di sito in sito. La protesta è contro il piano industriale con cui Parmalat vuol chiudere tre impianti e "razionalizzare" Collecchio, aprendo la strada della mobilità per 120 lavoratori in tutto il gruppo.

 

 

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