1. MONTEPASCHI GIRA IN POSITIVO E LO SPREAD SCENDE SOTTO I 170 PUNTI
Da Ansa
Piazza Affari torna a viaggiare in positivo, segna +0,1% a 17.109 punti. Monte dei Paschi di Siena annulla le perdite dell'apertura di giornata e dopo essere stata sospesa rientra agli scambi andando in positivo con un rialzo dell'1,28%.
Dopo un balzo in avvio di giornata fino a 178 punti lo spread tra Btp e Bund torna a 169 punti. Il rendimento del titolo decennale italiano scende all'1,99%.
2. TEMPI PIU’ LUNGHI PER AUMENTO MPS
Federico Fubini per il Corriere della Sera
Pochi dossier avevano messo d' accordo le grandi capitali europee, almeno in superficie, come il referendum costituzionale italiano. A Bruxelles, a Parigi, Berlino, Londra e Vienna, fino a ieri tutti o quasi si riconoscevano nelle parole di Barack Obama. Alla cena di Stato in onore di Matteo Renzi, il presidente uscente degli Stati Uniti era stato esplicito con il presidente del Consiglio: «Comunque vada il referendum, spero che non ti dimetterai - gli aveva detto -. Abbiamo bisogno di un' Italia forte in un' Europa forte».
È successo solo 45 giorni fa, sembra passata un' era politica. Ancora nei giorni scorsi Renzi e il «Sì» nel referendum avevano ricevuto il sostegno del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, del neopresidente austriaco Alexander Van der Bellen, oltre che del probabile sfidante socialdemocratico alla cancelleria tedesca Martin Schulz.
Stamattina l' Europa e i mercati finanziari si svegliano con priorità completamente cambiate. Con la sconfitta referendaria e un governo dimissionario, improvvisamente il percorso previsto fino a poche ore fa per garantire la stabilità finanziaria all' Italia appare più tortuoso.
Oggi si riunisce il consiglio d' amministrazione del Monte dei Paschi di Siena e - salvo sorprese - prenderà atto che è impossibile procedere all' aumento di capitale necessario dopo che la banca ha fallito l' esame dei regolatori europei nel luglio scorso. A questo punto la Banca centrale europea potrebbe far sapere che a Mps dev' essere dato più tempo per rafforzarsi: questa fase in Italia non permette di raccogliere 5 miliardi per una banca che vale 571 milioni.
La vigilanza della Bce, guidata dalla francese Danièle Nouy, potrebbe in effetti decidere di dare più tempo a Mps. Ma non è costretta a farlo. E si tratterebbe di una concessione fuori linea con l' approccio severo seguito finora a Francoforte. È qui che il referendum e l' incertezza politica in Italia si intrecciano con il lavoro della Commissione europea, forse già dai prossimi giorni. Se il mercato rispondesse al mancato rafforzamento di Siena, alzando da stamani il livello di stress finanziario per la banca e l' intero Paese, potrebbe diventare necessaria una nazionalizzazione di Mps già nei prossimi giorni: il governo acquisirebbe azioni di nuova emissione per poco meno di 4 miliardi, ossia quanto resta dopo la conversione dei bond più a rischio conclusa la settimana scorsa.
renzi affacciato da palazzo chigi con maglietta bianca
È un' operazione politicamente tossica: il premier Matteo Renzi aveva fatto di tutto per evitare l' intervento pubblico sulla terza banca italiana; ora però la domanda più rilevante, salvo colpi di scena, è come si farà. Per un governo dimissionario approvare un decreto legge potrebbe non essere facile, ma resta un' opzione più praticabile di una tortuosa approvazione parlamentare.
Con la Commissione Ue l' accordo sulle procedure ci sarebbe già: con il salvataggio pubblico verrebbe azzerato il valore dei titoli subordinati, i più esposti, ma le famiglie che li detengono potrebbero essere rimborsate per intero. Se ciò verrà confermato nelle prossime ore, e l' operazione venisse eseguita in modo impeccabile, potrebbe forse bastare a fermare il contagio finanziario dentro e attorno all' Italia. Unicredit del resto punta già a distinguersi nettamente da Mps, come anticipa il Financial Times , con la cessione della controllata Pioneer alla francese Amundi per tre miliardi di euro.
Quanto al futuro prossimo, nella Commissione Ue si è sempre disposti a concedere il beneficio del dubbio a ogni nuovo governo che si mette al lavoro. Purché si presenti con una squadra credibile, un programma che tenga conto della fragilità finanziaria del Paese e non solo delle priorità dei partiti. E magari negozi a Bruxelles con una piccola dose di arroganza in meno rispetto ai predecessori: di quella in Europa nessuno sentirà la mancanza.