Rita Fatiguso per “il Sole 24 Ore”
produzione prodotti apple in cina
Alla vigilia del Congresso nazionale del Partito comunista cinese, Wang Meihua, il ministro dell'economia di Taiwan, annunciava urbi et orbi un accordo da 940 milioni di dollari sui semiconduttori con i big della Silicon Valley. Non è un dispetto isolato nei confronti del presidente Xi Jinping, dopo il dietrofront della taiwanese Foxconn sulla joint venture con i cinesi di Tsinghua Group.
Ieri Apple ha sospeso i piani per utilizzare i chip di memoria della cinese Yangtze Memory Technologies Co (YMTC) nei suoi prodotti, la società è finita nell'elenco di una trentina tra quelle che i funzionari doganali americani non sono stati in grado di ispezionare, il che ha fatto allungare i tempi dei controlli. YMTC è sospettata, inoltre, di aver fornito chip alla società di telecomunicazioni Huawei, a sua volta finita in blacklist. In prima battuta questi chip dovevano essere utilizzati solo per gli iPhone venduti nel mercato cinese.
Apple però stava considerando di acquistare fino al 40% dei chip necessari per tutti gli iPhone da YMTC, una fornitura certo non all'altezza di quella storica di Foxconn a Dongguan, nel GuangDong, ma consistente. Però i tempi sono cambiati e Pechino rischia di ricevere un enorme contraccolpo dalla strategia americana di tagliare i ponti ai cinesi nei semiconduttori.
La situazione economica è difficile, tanto è vero che per evitare di interferire con il Congresso i dati del Pil del terzo trimestre slitteranno. Xi Jinping nel discorso di domenica scorsa ha esaltato l'autarchia tecnologica cinese. Un primato quello hi-tech che pensa di raggiungere in cinque anni. Ma se gli Usa accelerano il passo non ci sarà tempo per riorganizzare le linee produttive e distributive né di allevare i talenti necessari all'autonomia scientifica.
L'ultima raffica di sanzioni dell'amministrazione di Joe Biden include restrizioni anche agli americani che supportano lo sviluppo, la produzione o l'uso di circuiti integrati in alcuni impianti di chip situati in Cina. A partire dal 12 ottobre le misure sono ormai sufficientemente ampie da comprendere i titolari di green card off limits statunitensi, nonché i residenti negli Stati Uniti e i cittadini americani, catturando così un'ampia fascia di dirigenti senior delle società di semiconduttori.
In precedenza, le misure statunitensi per frenare l'ascesa della Cina si sono concentrate su una tecnologia in particolare. Ora il meccanismo è tale che lo stesso produttore di apparecchiature per semiconduttori Naura Technology Group ha detto ai suoi dipendenti statunitensi in Cina di conformarsi alle restrizioni di Washington.
L'unica strada per Pechino a questo punto è quella di sondare nuovi mercati e soprattutto nuovi partner. Detto fatto, il produttore di smartphone Lava Eyes India Venture è in trattative con un partner cinese, Huaqin Technology, in un negoziato molto avanzato che punta a creare un'impresa di produzione elettronica in India.
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