Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
È la guerra dei presidenti.
Il risiko delle nomine di Stato che a sorpresa si riapre, dietro le quinte di un Paese in pieno lockdown.
roberto gualtieri luigi di maio
L' intesa trasversale che ha convinto maggioranza e governo a congelare gli amministratori delegati di Eni, Enel, Terna, Poste, Leonardo - solo per citare le principali società - sembrava aver chiuso la partita. Ma è stato sufficiente lo scontro all' arma bianca della settimana scorsa tra il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri (Pd) e degli Esteri Luigi Di Maio (M5S) sul ruolo della partecipata di Cassa depositi e prestiti, la Sace, nell' erogazione dei prestiti garantiti dallo Stato alle imprese in difficoltà, per riaccendere lo scontro a 360 gradi.
franco bernabe foto di bacco (1)
Soprattutto dopo che l' ex capo del Movimento ha dovuto subire il passaggio di Sace sotto il controllo del ministero dell' Economia. Di Maio da quel giorno ha alzato il tiro: «Va bene mantenere gli attuali amministratori delle aziende partecipate, ma sono tutti vicini al centrosinistra, a questo punto vogliamo nostri uomini alle presidenze», è stata la rivendicazione. Ne è scaturita una battaglia sotto traccia non di poco conto, nelle stanze di compensazione di Palazzo Chigi, anche perché le assemblee delle società che dovrebbero eleggere i nuovi presidenti sono convocate in gran parte per fine aprile. Alcune già la prossima settimana.
A sedere al tavolo della trattativa sono il capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, e il sottosegretario alla Presidenza, Riccardo Fraccaro, per il M5S. Matteo Renzi, come è facile immaginare, non resterà a guardare, nonostante lo sprezzante «se le tengano, le poltrone, noi ci teniamo i nostri valori », delle scorse settimane. Ma è una partita dalla quale soprattutto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non intende né può restare escluso. I tempi, oltre che i modi, non lo hanno convinto affatto.
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
Nei giorni scorsi ha chiesto ai suoi uffici se fosse possibile lavorare a una proroga di un anno anche per i presidenti delle partecipate. Possibilità che, a quanto sembra, i "giuristi" di Palazzo Chigi avrebbero ammesso. Ma che desterebbe qualche perplessità in cima al Colle per quella una sorta di stand-by che si aprirebbe per strutture vitali per la vita del Paese, in un momento così delicato. Raccontano che il premier avrebbe preferito rinviare il braccio di ferro anche per il timore di agevolare, con la chiusura di questa tornata di nomine, il compito di chi nella maggioranza già lavorerebbe per la sua sostituzione a Palazzo Chigi. Qualcuno tuttavia lo avrebbe fatto riflettere sui rischi che potrebbe correre, al contempo, se rinviasse di un anno gli avvicendamenti già in rampa di lancio. Meglio procedere subito, allora.
Ma in che modo, muovendo quali pedine?
Il Movimento 5 Stelle pensa di rispolverare Franco Bernabé per la Presidenza dell' Eni, azienda che ha già guidato da amministratore delegato dal 1993 al 1998. Lascerebbe così il suo posto Emma Marcegaglia. Ma in corsa per il cane a sei zampe c' è anche l' ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, presidente dal 2013 di Leonardo: la società di alta tecnologia specializzata nei settori strategici della difesa e della sicurezza. Comparto delicatissimo, che potrebbe passare nelle mani di Luciano Carta, generale di Corpo d' armata della Guardia di Finanza dal 2018 direttore dell' Aise, l' Agenzia per la sicurezza esterna.
Tassello sul quale, com' è prevedibile, il premier Conte vorrà dire la sua. Per la presidenza di Poste i renziani vedrebbero bene l' attuale presidente di Enav Nicola Maione.
maria patrizia grieco presidente enel
Ma sono i grillini a sognare su larga scala. Stefano Donnarumma, oggi manager di Acea, l' azienda romana dell' energia, potrebbe approdare all' apice di Terna. Sull' intera giostra incombe il vincolo delle quote rosa. Ecco perché la presidente di Enel, Maria Patrizia Grieco, potrebbe mantenere la presidenza Enel. Il risiko è appena entrato nel vivo.