LAVORIAMO TUTTI PER ZUCKERBERG (E NON BECCHIAMO UN SOLDO) - FACEBOOK ASSORBE INSTAGRAM E GLI DÀ LA SUA IMPRONTA: DAL 16 GENNAIO IL SOCIAL NETWORK FOTOGRAFICO POTRÀ RIVENDERE LIBERAMENTE LE IMMAGINI CARICATE DAGLI UTENTI SENZA AVVERTIRLI E SENZA PAGARE - L’UNICO MODO PER EVITARE DI RITROVARE LE FOTO DEI PROPRI PIATTI SU UN LIBRO DI RICETTE È CANCELLARE IL PROPRIO ACCOUNT…

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Martina Pennisi per "Corriere.it"

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Dal 16 gennaio Instagram potrebbe trasformarsi in un'agenzia fotografica. I dipendenti, non pagati, saranno i 100 milioni di utenti che utilizzano l'applicazione. La brutta notizia è arrivata lunedì, a poco più di otto mesi dall'acquisto da parte di Facebook, ed è contenuta nell'aggiornamento delle politiche relative alla privacy.

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PIATTI E ACCONCIATURE - Le nuove regole autorizzano il social network di Mark Zuckerberg a vendere «a un società a o un'altra entità pagante le informazioni relative all'utente e alle azioni che compie (gli spostamenti da un luogo all'altro ad esempio, ndr) e le sue fotografie» senza riconoscere al proprietario nessun compenso economico. E, soprattutto, senza avvisarlo. Non è difficile immaginare cosa potrebbe accadere: gli scatti di un determinato luogo pubblico, un ristorante o uno stabilimento balneare, potranno essere acquistati dal titolare e utilizzati all'interno di spot pubblicitari.

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Chi non pasteggia prima di aver immortalato la tavola imbandita, pratica fra le più gettonate su Instagram? Attenzione però quelle stesse foto potrebbe finire su libri di ricette o confezioni di prodotti alimentari. O, ancora, chi ha l'abitudine di esibire la propria chioma dopo l'intervento del parrucchiere deve mettere incontro di poter trovare l'immagine su bottigliette di shampoo e balsamo.

COME FARE - Il tutto, è bene chiarirlo ancora una volta, senza percepire un centesimo e con l'effetto sorpresa assicurato. «C'è un solo modo per scongiurare questo scenario: cancellare il proprio account prima del 16 gennaio (questa la pagina a cui fare riferimento)», come conferma a Corriere.it l'avvocato esperto di digitale Guido Scorza. Non prima, eventualmente, di aver salvato tutte le foto già impreziosite dei filtri dell'app.

INSTAGRAM RILEVATA DA FACEBOOKINSTAGRAM RILEVATA DA FACEBOOK

Wired.com suggerisce l'utilizzo di Instaport per compiere l'azione rapidamente. «Altra soluzione - fa notare sempre Scorza - potrebbe essere la cancellazione delle foto cui si tiene di più o che contengono informazioni personali, l'applicazione delle regole non è retroattiva e quanto pubblicato in precedenza e poi cancellato non può essere toccato». L'avvocato si dimostra poi scettico sulla possibilità che si possano vendere scatti che ritraggono persone. «Se qualcuno dovesse riconoscersi in una fotografia che non ha scattato si andrebbe incontro a una violazione il diritto d'immagine», spiega.

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UNA MOSSA DA 700 MILIONI - Lo scivolone di Instagram arriva a pochi giorni dalla decisione di chiudere le porte all'anteprima degli scatti su Twitter, altra presa di posizione che ha indispettito non poco la carica dei 100 milioni di utenti. È sufficiente fare una «gitarella» su Twitter per rendersi conto che gli utenti non digeriranno facilmente anche le nuove regole. I "bye bye" si sprecano da una parte all'altra del globo e l'hasthag #Instagram è rimasto fra i più gettonati per tutta la mattina di martedì.

Bisogna inoltre tener conto del fatto che stanno spuntando come funghi servizi alternativi: gli ultimi due in ordine di tempo sono Twitter stesso, che è corso ai ripari in tempo reale e ha aggiunto la possibilità di modificare le foto e applicare i filtri durante il caricamento sul microblog, e Flickr, aggiornato (per ora solo per iOs) per consentire agli utenti di intervenire a posteriori sugli scatti. A Menlo Park, in attesa di verificare la reazione a medio termine degli utenti, festeggiano intanto le previsioni degli analisti di Sterne Agee, secondo i quali Instagram porterà nelle casse di Facebook da 500 a 700 milioni di dollari di ricavi pubblicitari nei prossimi tre anni. Viene da chiedersi, a questo punto, a quale prezzo.

 

 

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