IL LEONE NAGEL NON MOLLA L’OSSO DI INTESA – PER CONTO DI GENERALI, GOLDMAN SACHS STUDIA COME CONSOLIDARE IL 3% DELLA BANCA DI MESSINA – MEDIOBANCA PUNTA A CEDERE IL 3% DI TRIESTE PER INCASSARE LA PLUSVALENZA – E BANCA IMI RISPONDE CON UN +39% DEI RICAVI
philippe donnet gabriele galateri di genola
Andrea Greco per la Repubblica
Generali non molla l’osso costituito dal 3,01% di Intesa Sanpaolo. La quota in realtà è in prestito, dopo il blitz da 20 milioni con cui il 23 gennaio il Leone si è assicurato i diritti di voto su una quota rilevante di Ca’ de Sass, così prevenendo - ai sensi del Testo unico della finanza - un rastrellamento uguale e contrario di azioni dai banchieri guidati da Carlo Messina.
Ma dopo le riunioni di ieri, prima nel comitato investimenti poi nel cda di Generali, si è dato mandato al consulente Goldman Sachs di verificare se è fattibile e opportuno rendere l’operazione più stabile e strutturata: in ogni caso sempre in forma “sintetica”, quindi comprando non azioni di Intesa Sanpaolo, ma strumenti derivati od opzioni che diano diritto futuro alla loro titolarità.
LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg
La differenza con un prestito titoli è soprattutto che la controparte non ti può chiedere i titoli indietro. Nel comitato investimenti siedono l’ad Philippe Donnet, il presidente Gabriele Galateri, i consiglieri Francesco Gaetano Caltagirone, Lorenzo Pellicioli, Clemente Rebecchini e Paola Sapienza, il neo direttore finanziario Luigi Lubelli, il capo dei rischi Sandro Panizza e il capo investimenti Timothy Ryan.
Giovedì Mediobanca, primo socio di Generali con un 13,24% in carico attorno ai 17 euro, diffonderà i conti di metà dell’esercizio 2016/2017. In assenza di dettagli o numeri che sostanzino le mire di Intesa Sanpaolo sul Leone, però, la cosa più probabile è che l’ad Alberto Nagel confermi che Generali è un investimento ideale per Mediobanca, e che solo un 3% sarà ceduto, per motivi patrimoniali, a prezzi più alti.
Intanto i due antagonisti mandano segnali di salute contabile da due province ricche degli imperi. Banca Generali a gennaio ha avuto una raccolta netta di 460 milioni, di cui 319 sono la componente gestita, più redditizia per la controllata attiva nel risparmio. «Dopo la chiusura record 2016 siamo ripartiti con un forte focus sulla raccolta gestita a conferma della qualità degli strumenti per la pianificazione patrimoniale», dice il dg Gian Maria Mossa.
Intesa Sanpaolo risponde con i conti di Banca Imi, la sua banca d’investimento che nel 2016 ha guadagnato 742 milioni, +39% dopo ricavi saliti del 16,7% a 1.684 milioni. «I risultati record del 2016 devono renderci particolarmente orgogliosi - ha detto l’ad di Imi, Mauro Micillo - tutti gli indicatori chiave registrano aumenti a doppia cifra».
Il tasso di notizie buone e muscolari sui due fronti è visto anch’esso salire: in Borsa si è convinti che chi saprà tirarsi gli investitori dalla sua parte avrà la meglio nella contesa. Ieri in una giornata nera a Piazza Affari Generali ha perso il 2,3%, Intesa il 2,4%.