Paolo Colonnello per la Stampa
La richiesta di «autosospensione» del direttore del Sole24Ore, Roberto Napoletano, è arrivata ieri sera sul tavolo di un consiglio d' amministrazione in trincea. E non era esattamente quello che molti nell' azienda editoriale si sarebbero augurati di ricevere.
Prima di tutto i giornalisti, che dopo le perquisizioni di venerdì e l' emergere dello scandalo che ha visto finire tra i 10 indagati l' attuale direttore, accusato di false comunicazioni sociali e di aver «ottenuto un ingiusto profitto» dall' incredibile vicenda degli abbonamenti fasulli, hanno proclamato uno sciopero ad oltranza chiedendo a gran voce le sue dimissioni.
E poi nello stesso cda, formato da 11 persone, che questa mattina comincerà una riunione dagli esisti incerti visto che i vertici attuali dell' azienda pare siano intenzionati a chiedere il licenziamento di Napoletano, ma non tutti i consiglieri sembra siano d' accordo. Nel cda comunque, l' autosospensione di Napoletano, viene vista come un primo passo verso la pacificazione, sebbene il danno d' immagine sia tale che non pochi vorrebbero l' allontanamento definitivo del giornalista.
In ogni caso la riunione sarà affollata anche di avvocati che, tra pareri e consulenze, dovranno cercare una soluzione che sia la più indolore possibile, contemperando le esigenze di immagine, assai compromesse, dell' azienda e quelle di garantismo verso il direttore Napoletano, che ha continuato a proclamare la sua innocenza e probabilmente non ha intenzione di diventare l' agnello sacrificale di una storia che ha molte responsabilità di gestione anche in Confindustria.
In fondo, sebbene negli atti giudiziari il direttore venga indicato come «amministratore di fatto», dimostrare in assenza di sue specifiche firme, responsabilità precise nelle comunicazioni del bilancio non sarà semplice come dirlo. E che le questioni siano delicate, lo dimostra il fatto che ieri nessuno dei big di Confindustria abbia voluto lontanamente commentare la partita in corso.
Lo scenario di questa mattina, sarà assai complesso in viale Monterosa, sede del quotidiano finanziario. E, come ricorda l' attuale amministratore delegato Franco Moscetti, «il rischio è quello di portare i libri contabili in tribunale», se la situazione continuerà a rimanere ingovernabile come adesso.
Da una parte con il Comitato di redazione dei giornalisti intenzionato a non interrompere lo sciopero finché il direttore non se ne andrà, dall' altra con una possibile spaccatura all' interno del cda sul licenziamento di Napoletano che potrebbe portare a dimissioni a catena, a partire dall' Amministratore delegato («se il problema fossi io, non esiterei 30 secondi a dimettermi..»), del presidente Giorgio Fossa, per finire con quelle dell' organismo di controllo presieduto da Gherardo Colombo.
boccia squinzi cambio Confindustria
Il tutto mentre dovrebbe partire una delicata trattativa con le banche per una ricapitalizzazione necessaria e la crisi dell' editoria non fa sconti a nessuno. Moscetti lancia un appello: «Conto sul senso di responsabilità di tutti quanti. La situazione è davvero difficile e non se ne esce con dichiarazioni di principio o guerre. Dobbiamo operare per garantire che un' azienda che tra dipendenti e indotto dà da vivere a 2500 famiglie continui la sua storia».