LINGOTTI IN FUGA – FIAT CON IL FIATO SOSPESO PER I RECESSI, MA KAKI ELKANN RESTA “OTTIMISTA SUL RISULTATO” – TUTTO DA CAPIRE IL DESTINO DI TERMINI IMERESE, DOVE SCADE LA CASSA INTEGRAZIONE

A Villar Perosa per la tradizionale amichevole in famiglia della Juve, Elkann non dribbla le domande sulla fusione Fiat-Chrysler. Non si sbilancia sull’ammontare dei recessi ma conferma che l’operazione si farà comunque. Il 14 ottobre scade la cassa integrazione a Termini Imerese e i sindacati chiedono a Renzi dove sono i cinesi… -

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Paolo Griseri per “La Repubblica”

 

maserati grugliasco elkann e marchionne maserati grugliasco elkann e marchionne

John Elkann si presenta in conferenza stampa con i pantaloncini e la maglia numero 9. E’ la tradizionale sgambata di inizio stagione della Juventus nel paese natale degli Agnelli. «Questa volta — dice il presidente della Fiat — siamo arrivati con tutte le nuove generazioni ». Ci sono mogli e figli piccoli di John e Andrea: «Noi abbiamo raccolto la nostra eredità, speriamo che loro domani possano fare altrettanto».

 

Si parla di calcio, naturalmente. Ma non solo. La volontà del giovane numero uno del Lingotto sembra essere quella di consegnare agli eredi una partecipazione solida nella futura Fca. O almeno questa è l’impressione sotto il cielo imbronciato di Villar. La giornata si presta alle riflessioni. A mezzanotte scade il termine per gli azionisti che vogliano restituire i titoli in portafoglio perché intenzionati a non seguire la società nel suo trasloco in Olanda. Se quei soci saranno molti non otterranno i 7,7 euro per azione che il Lingotto paga ai recedenti. Ma saranno riusciti a far saltare l’operazione.

 

Bastano infatti 65 milioni di azioni per superare la spesa di 500 milioni di costo dei recessi stabilita come tetto massimo dal regolamento della fusione nella società olandese Fiat Nv.

MARCHIONNE - ELKANN MARCHIONNE - ELKANN

Come ci si sente a poche ore dalla scadenza del recesso e dunque dal verdetto sull’operazione di fusione? Elkann preferirebbe parlare di calcio ma alla fine decide di non dribblare la questione: «La nostra posizione l’abbiamo chiaramente espressa nell’articolato comunicato dei giorni scorsi».

 

JOHN ELKANN ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE JOHN ELKANN ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE

Si riferisce alla precisazione di Fiat sul fatto che, se anche saltasse per eccesso di recessi, l’operazione di trasferimento della sede legale e di quotazione a Wall Street verrebbe comunque ritentata nei prossimi mesi, magari a prezzi per azione più convenienti per l’azienda. In ogni caso, si evinceva dal comunicato, il tetto dei 500 milioni non

verrebbe alzato.

 

GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN

Se le regole del gioco sono chiare, non è ancora certissimo l’esito della partita: «Se sono ottimista? Certo che sono ottimista. Perché so che comunque raggiungeremo il nostro risultato». Risposta certamente interlocutoria. Elkann conferma che se anche non si riuscisse in questa occasione a realizzare la fusione per incorporazione in Fiat Olanda, l’operazione verrà comunque ritentata e che, quel che conta, è l’obiettivo finale.

 

FOTO MARCHIONNE ELKANN FOTO MARCHIONNE ELKANN

Fiato sospeso dunque. Solo nei prossimi dieci giorni si potranno tirare le somme dei recessi per conoscere l’esito finale del match tra i favorevoli e i contrarti all’operazione. Con il Fiat sospeso è rimasta anche la Borsa che pure nei giorni scorsi aveva mandato

in altalena i titoli di Torino favorendo le operazioni speculative. Ieri Fiat è scesa dello 0,4, comunque sopra la soglia dei 7 euro, anche se al di sotto dei 7,7 del recesso. Ma le quantità scambiate sono state poche, segno che anche Piazzaffari ora sta a guardare.

 

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE

Attendono con ansia scadenze del tutto diverse i cassintegrati di Termini Imerese che il 14 ottobre saranno senza cassa. Nonostante l’ampio preavviso con cui Fiat aveva annunciato la chiusura della fabbrica, la politica non è stata in grado di trovare un’alternativa produttiva. Ieri i sindacati hanno chiesto a Renzi di premere sulla Cina per far giungere in Sicilia quel costruttore di Pechino cui il premier aveva accennato nei giorni scorsi.

 

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