DAGOREPORT
Mentre ridete e scherzate, sta succedendo qualcosa a Milano. Un bel regolamento di conti per risistemare il potere economico-finanziario del Nord d’Italia, l’unico che conta. Quelli che Stefano Folli battezza “poteri non riconosciuti” si chiamano Messina (Intesa), Nagel (Mediobanca), Cimbri (Unipol).
GROS PIETRO CARLO MESSINA URBANO CAIRO
Non c’è sereno tra Urbano Cairo e Carlo Messina: Banca Intesa, infatti, ha solo il 4,1% della società che edita Corriere e Gazzetta, ma è pure creditrice di Rcs: 250 milioni circa su un debito totale che sfiora il mezzo miliardo. E si vocifera di pressioni su Tronchetti Provera affinché, attraverso la Fondazione, prenda in mano il primo quotidiano italiano.
Non c’è sereno tra Ubi e Intesa. Messina sa bene che non può permettersi un’altra battuta d’arresto, dopo il caso Generali, ed è sceso a più miti e vincenti pretese: per l’Ops sulla branca bresciana-bergamasca ora punta a un pragmatico 50+1.
Non c’è sereno tra Donnet e Mustier. L’ultima video-assemblea di Generali Assicurazione ha visto la vittoria dell’abilissimo Alberto Nagel. L’ad di Mediobanca ha fatto presto a siglare una pace con Donnet, Del Vecchio ha acconsentito in cambio della poltrona della presidenza a uno dei suoi, Caltagirone e Benetton si sono riservati di dare una risposta. Risultato: è come se Nagel avesse continuato a nominare lui l’Ad del Leone di Trieste, con la conseguente fine dell’amicizia di Donnet e Mustier (Unicredit è uscito da Mediobanca e non ha più voce in capitolo).