MONTE DEI PAZZI DI SIENA - LE DIMISSIONI DEL SINDACO PD CECCUZZI, LEGATE ALLE NOMINE DELLA FONDAZIONE MPS, APRONO UNA RESA DEI CONTI NEL PARTITO - DA UN LATO I BERSANIANI-LETTIANI-BINDIANI CHE HANNO SPONSORIZZATO PROFUMO ALLA PRESIDENZA MPS, DALL’ALTRO I DALEMIANI E, INFINE, LA RIBELLE MARGHERITA DEI FRATELLI MONACI E DEL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE, GABRIELLO MANCINI - SULLE MACERIE DEL PD SENESE ARRIVERÀ PRIMA IL COMMISSARIO E POI IL “ROTTAMATORE” RENZI…

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Camilla Conti per "Lettera43.it"

ALESSANDRO PROFUMO jpegALESSANDRO PROFUMO jpeg

Il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi e l'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, sono «nati insieme e insieme sono caduti». Un politico locale di lungo corso sintetizza così la crisi delle città toscana, deflagrata lunedì 21 maggio con le dimissioni di Ceccuzzi e la (seconda) bocciatura del bilancio comunale 2011. Il riferimento è agli effetti di quel «groviglio armonioso» citato da un massone durante la puntata della trasmissione tivù Report dedicata al "Monte dei Fiaschi" che da secoli intreccia finanza e politica nelle contrade.

FRANCO CECCUZZIFRANCO CECCUZZI

A Siena, infatti, il sindaco nomina personalmente otto dei 16 membri del consiglio della Fondazione Mps che, a sua volta, nomina la maggioranza dei consiglieri della banca.
Il legame tra comune e MPS. E a chiudere il cerchio, sostiene la vox populi, è la tradizione secondo la quale il Monte dei Paschi ha sempre scelto al suo interno il primo cittadino, determinando la linea politica dei partiti.

In 28 anni, la città ha avuto solo tre sindaci (Pierluigi Piccini, Vittorio Mazzoni della Stella e Maurizio Cenni), tutti funzionari del Monte ma anche tutti ex segretari della Cgil, il sindacato dei bancari. Negli ultimi 10 anni, la banca ha versato oltre 1 miliardo di euro alla Fondazione che poi li distribuiva sul territorio (circa 4 mila euro per ciascuno dei 270 mila abitanti della provincia di Siena). Un vero e proprio bancomat per gli enti locali che si è rotto con la crisi ma soprattutto per il boomerang dell'acquisizione di Antonveneta costata al Monte più di 10 miliardi e al centro di un'inchiesta giudiziaria.

GIUSEPPE MUSSARIGIUSEPPE MUSSARI

Tornando al legame fra Ceccuzzi e Mussari (il primo ha fatto anche da testimone di nozze al secondo) era dunque inevitabile che, caduto il presidente della banca, cadesse anche il sindaco. Di certo la città del Palio è l'unica, in queste ultime amministrative, dove il Partito democratico (Pd) ha perso senza che i cittadini andassero a votare.

Ceccuzzi si è dimesso alla vigilia di un Consiglio comunale durato 10 ore che doveva approvare il bilancio 2011 (chiuso con un buco di 6 milioni per il mancato arrivo di erogazioni certe da parte della Fondazione) poi bocciato con 17 voti contro 15.

Gabriello ManciniGabriello Mancini

LA RESA DEI CONTI NEL PD. Sullo sfondo, per ciascun attore che è uscito o rischia di uscire di scena, si agitano le fazioni interne al centrosinistra: i bersaniani/lettiani/bindiani che hanno sponsorizzato l'ascesa di Alessandro Profumo alla presidenza dell'istituto di Rocca Salimbeni, i dalemiani che in passato (ovvero dai tempi dell'acquisizione di Banca 121) hanno fatto sentire la loro voce nelle strategie non solo politiche di questa città e, infine, la ribelle Margherita dei fratelli Monaci (Alberto, presidente del consiglio regionale della Toscana, Alfredo ex membro del consiglio d'amministrazione del Monte da cui è rimasto tagliato fuori nell'ultimo giro di poltrone) e del presidente della Fondazione, Gabriello Mancini.

Ecco perché quello che è successo lunedì 21 maggio nell'antica sala del Capitano del Popolo, affacciata su piazza del Campo, sa molto di resa dei conti fra le diverse anime del Pd che a Siena, più che altrove, si sono sempre sopportate ma mai amate. Alla fine sono volati gli stracci: «Politicanti, voltagabbana e traditori», ha detto Ceccuzzi riferendosi ai ribelli della Margherita. «La vera questione è la mancanza di legittimità di alcune poste del bilancio», ha contrattaccato Alberto Monaci.

RENZIRENZI

LE MACERIE DEL SISTEMA SIENA. Sulle macerie del sistema Siena, aleggia ora il fantasma di un commissario che traghetti il Comune almeno per un anno fino alle prossime elezioni. Nel frattempo, si apre il difficile confronto all'interno del Pd locale e regionale che si intreccia con la discussione - già complicata - a livello nazionale, dove l'exploit dei grillini ha ridato fiato al rottamatore Matteo Renzi, aspirante leader dei democratici, dal quale è già partito l'appello per indire le primarie del partito a ottobre.
Da questo confronto si dovrebbe delineare il nuovo sistema di alleanze a Siena. Sperando che non diventi un altro «groviglio armonioso» fra politica e finanza.

 

 

 

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