PER FARE SOLDI, CI VUOLE UN SEME – L’ITALIA È IL TRA I PRIMI DIECI COMPETITOR MONDIALI NEL MERCATO DEI SEMI E PRODUCE VARIETÀ MIGLIORI – IL BUSINESS, DA UN MILIARDO DI EURO DI FATTURATO ANNUO, È IN CRESCITA GRAZIE ALLLA CAPACITÀ DI INNOVAZIONE DELLE AZIENDE: NEL 2020 SONO STATI CERTIFICATI 208 MILA ETTARI DI SUPERFICI DESTINATE ALLA PRODUZIONE DI SEMENTI 33 MILA ETTARI PER LE SEMENTI ORTICOLE DI QUATTROMILA VARIETÀ DIVERSE, COINVOLGENDO OLTRE 19 MILA AGRICOLTORI...

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Carlo Ottaviano per “il Messaggero”

 

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L'agricoltura italiana non smette mai di sorprendere. Il coriandolo spezia tra le più usate al mondo è coltivato principalmente in India, Russia, Iran, Cina, paesi del Nord Africa. Ma è dall'Italia che partono i semi delle varietà migliori che danno poi vita alle coltivazioni. 

 

È uno dei business più vivaci del settore sementiero italiano che nel 2020 ha visto quasi raddoppiare gli ettari riservati al prezzemolo cinese ora sono 19.846 rispetto all'anno precedente, con un incremento quindi ben maggiore del già ottimo + 8% delle superfici dedicate agli altri semi da orto.

 

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 Il dato è emerso nel corso delle celebrazioni per i 100 anni della fondazione di Assosementi: un miliardo di euro di fatturato annuo (all'ingrosso e al netto dei trattamenti); 208 mila ettari di superfici destinate alla produzione di sementi certificate nel 2020; 33 mila ettari destinati alle sementi orticole di quattromila varietà diverse; 19 mila agricoltori coinvolti a livello nazionale nella moltiplicazione. 

 

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Seconda in Europa, l'Italia è tra i primi dieci competitor mondiali nel mercato dei semi, grazie alla capacità di innovazione delle aziende. Un esempio è rappresentato dall'evoluzione delle rese di mais, passate dai 13 quintali per ettaro di 100 anni fa ai 130 quintali del 2020. Oggi il tema non è però solo produrre di più, ma come. 

 

«Tra trent' anni saremo dieci miliardi di persone sul pianeta - afferma Giuseppe Carli, presidente di Assosementi - e l'agricoltura sarà chiamata a produrre senza aumentare le superfici e al tempo stesso riducendo gli input naturali e chimici. Il settore è pronto a garantire risposte concrete per affrontare e vincere queste sfide». 

 

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Della capacità di valorizzare le varietà del passato e dell'esigenza di svilupparne di nuove è consapevole anche il ministro all'Agricoltura Stefano Patuanelli. «Per questo ha detto nel corso delle celebrazioni dei 100 anni di Assosementi è importante che sia garantito un quadro normativo nazionale ed europeo aggiornato e più specifico, che tenga conto del progresso tecnologico degli ultimi anni». 

 

Tracciabilità, sicurezza alimentare, sostenibilità sono temi sensibili anche in relazione all'introduzione delle nuove tecniche di miglioramento genetico (NGTs) che sono cosa ben diversa dei contestati Ogm. Ne sta discutendo la Commissione Europea. 

 

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«L'augurio è che faccia presto afferma Paolo De Castro, europarlamentare del Pd, ex ministro all'Agricoltura e che la nuova regolamentazione distingua nettamente tra transgenesi e mutagenesi. L'innovazione in campo sementiero deve essere resa fluida, per dare vita a nuove varietà che siano davvero capaci di combattere le malattie delle piante per via genetica e non chimica. I nostri agricoltori devono essere competitivi e noi abbiamo il compito di aiutarli. Le NGTs rappresentano una grande e straordinaria opportunità che l'Europa non deve lasciarsi scappare». 

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LE NORME 

Le preoccupazioni sul futuro delle norme, spesso diventano un freno per i nuovi investimenti. Secondo una indagine di Euroseeds - Frontiers in Plant Science, «il 30% delle aziende intervistate potrebbe mettere sul mercato nuove varietà frutto delle Tea Tecniche di evoluzione assistita - nell'arco dei prossimi 5-10 anni. Tuttavia, il 40% delle aziende afferma di aver ridimensionato o stoppato i propri programmi di ricerca a causa dell'incertezza normativa». 

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Intanto, le aziende italiane (149 quelle associate ad Assosementi) festeggiano un 2020 estremamente positivo. Emilia-Romagna, Marche, Puglia e Sicilia sono le regioni più interessante, ma è estremamente significativo il dato del Lazio che nel comparto delle sementi da orto in appena due anni ha quasi decuplicato la superfice dedicata: appena 90 ettari nel 2018, quasi 850 lo scorso anno. 

 

Al miliardo di euro di giro d'affari complessivo (prima della lavorazione dei semi) hanno contribuito le coltivazioni di semi orticoli per 290 milioni di euro, cereali per 203, mais con 188 milioni, foraggere con 130. Seguono i semi per patate (72), riso (43), oleaginose (29), bietola da zucchero (14) e altre.

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