PADRONCINO NEI GUAI, CUCCIOLI DA GUARDIA A (PIAZZETTA) CUCCIA - NEI GIORNALI CI SONO I CRONISTI E I COMMENTATORI. I SECONDI LI RICONOSCETE FACILMENTE DA UN PAIO DI DETTAGLI: PRANZANO SEMPRE CON ‘QUALCUNO IMPORTANTE” E PRIMA O POI DIVENTANO MINIMO VICEDIRETTORI - NON FA ECCEZIONE MASSIMO MUCCHETTI, CHE SUL CORRIERE DELLA MEDIO-SBANCA S’INCARICA DI CAVILLARE E ARZIGOGOLARE VARIAMENTE SU QUELLA CHE È SOLO UNA GIGANTESCA FIGURA DI CACCA….

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Massimo Mucchetti per il "Corriere della Sera"

Massimo MucchettiMassimo Mucchetti

Nel giorno dell'ennesimo crollo delle quotazioni, la Borsa si chiede anche se l'avviso di garanzia ad Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, avrà o meno conseguenze sul salvataggio di Fonsai a opera di Unipol e sugli equilibri interni alla banca milanese di piazzetta Cuccia.

Il pm Luigi Orsi ipotizza il reato di ostacolo alla vigilanza. Lui aveva chiesto notizie su eventuali accordi con i Ligresti. Mediobanca, Unipol e Unicredit ne avevano negato l'esistenza, ma ecco la fotocopia dei desiderata di Salvatore Ligresti, siglata da lui e da Nagel. La Procura vuole fare luce. Nel rispetto del mercato e delle imprese che non possono restare sospesi troppo a lungo, si tratta di un impegno positivo. Che merita alcune considerazioni.

ALBERTO NAGELALBERTO NAGEL

La prima, di natura giudiziaria, è presto detta: o quel foglietto, ancorché siglato, è soltanto un promemoria oppure è un accordo parasociale da comunicare al mercato entro 5 giorni dalla firma, in base all'articolo 122 del Testo unico della finanza. Nel primo caso, avrebbe ragione Mediobanca: i promemoria sono solo carte di lavoro non impegnative. Nell'altro caso, Nagel avrebbe torto. Ma per poter parlare di un patto bisognerebbe chiarirne consistenza e natura.

FERRUCCIO DE BORTOLIFERRUCCIO DE BORTOLI

Poiché i Ligresti chiedevano denari e prebende che non sono nella disponibilità di Mediobanca (ufficio per il capostipite, case e vacanze per i rampolli, una cascina), il pm dovrebbe dimostrare che Nagel aveva già ottenuto o era in grado di ottenere il consenso impegnativo di Unipol e Unicredit, i cui capi, Carlo Cimbri e Federico Ghizzoni, sono nominati nel testo, ma non hanno firmato nulla e si dicono ignari di tutto. D'altra parte, come definire parasociale un patto tra i Ligresti, azionisti di Premafin, e Mediobanca che non ha azioni né di Premafin né di Fonsai?

La seconda considerazione è di tipo logico. Qualunque sia la sua qualità, il papiello non è stato attuato. I Ligresti hanno continuato a boicottare le mosse di Unipol, specialmente dopo che Unipol e Premafin avevano cancellato la lettera che garantiva a Salvatore e ai figli il diritto di recesso e la manleva civile. Se avessero ancora nutrito la speranza di veder soddisfatte le loro imbarazzanti richieste, certo non le avrebbero squadernate davanti al magistrato.

Sede del Corriere della Sera in via SolferinoSede del Corriere della Sera in via Solferino

La terza considerazione riguarda i riflessi possibili sull'operazione Unipol-Fonsai. La Consob aspetta notizie dalla Procura. Ma se il papiello verrà ritenuto un vero accordo dal pm, la Consob potrebbe imporre a Unipol l'Opa obbligatoria su Premafin, Fonsai e Milano aprendo una crisi al buio oppure esigere un nuovo impegno a non dare corso alle prebende extra, pena l'Opa obbligatoria. Si può star certi che Cimbri darebbe tutte le rassicurazioni. Diverso sarebbe il caso se la Procura prendesse altre iniziative partendo dal presupposto che l'intera operazione sia una forzatura come filtrava ieri.

FAMIGLIA LIGRESTIFAMIGLIA LIGRESTI

Le cronache non forniscono ancora gli elementi per chiarire che cosa voglia dire forzatura. Ma le indagini sui falsi in bilancio in Fonsai e l'incrocio dei pareri degli esperti (di tutti, non solo di quelli fatti filtrare ad arte) rende arduo ribaltare la storia: decente per Unipol e delle coop e indecente per Fonsai e i Ligresti, improbabili testimoni della corona. Ancor più arduo in un mercato dove nessuno si accolla l'onere di un'Opa sui resti ligrestiani e le banche estere chiedono molto per prendersi le nuove azioni Fonsai e Unipol inoptate, triste normalità ai tempi dello spread.

RENATO PAGLIARO E ALBERTO NAGEL DAL CORRIERE jpegRENATO PAGLIARO E ALBERTO NAGEL DAL CORRIERE jpeg

La quarta considerazione verte sulle ricadute di questo affaire dentro Mediobanca. Qualunque ne sia l'origine, questo clamore mediatico non giova a Mediobanca. Ma basta a determinare una maggioranza di azionisti contro l'amministratore delegato, magari all'assemblea del 28 ottobre? Sarebbe una novità assai curiosa in un sistema che non ha mai fatto una piega davanti non solo agli avvisi di garanzia, ma anche alle richieste di rinvio a giudizio e addirittura alle condanne dei banchieri.

D'altra parte, i soci di Mediobanca (alcuni hanno avuto per anni Ligresti come partner gradito) dovrebbero essere gli ultimi a lamentarsi se qualcuno ha cercato di proteggere i prestiti subordinati che, in passato, la ditta aveva concesso alle compagnie del loro vecchio sodale. Non a caso, ieri, i grandi azionisti, Unicredit e i francesi di Bolloré, hanno manifestato sostegno al management di piazzetta Cuccia e al suo nuovo corso.

 

 

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