PERCHÉ "ONLYFANS" HA DECISO IMPROVVISAMENTE DI VIETARE I "CONTENUTI SESSUALMENTE ESPLICITI"? – DIETRO ALLA DECISIONE CI SONO LE PRESSIONI DI MASTERCARD E VISA. UN COPIONE GIÀ VISTO CON PORNHUB, CHE HA SCELTO DI ACCETTARE CONTENUTI SOLO DA “CREATOR” VERIFICATI – NEANCHE LA PRESSIONE DI UN GRUPPO DI PARLAMENTARI STATUNITENSI CHE AVEVA CHIESTO AL CONGRESSO DI SVOLGERE UN’INDAGINE “SULLA PREVALENZA DI MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO, SU ONLYFANS” AVEVA FATTO CAMBIARE IDEA AL SITO WEB,  MA ORA CHE DI MEZZO CI SONO I SOLDI...

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Viola Stefanello per www.wired.com

 

Chiedete a chiunque qual è la prima cosa che viene loro in mente quando pensano a OnlyFans, e la risposta sarà unanime: il porno.

 

Che si tratti di modelle di Instagram prestate al business dei nudi occasionali o di pornostar navigate, la piattaforma basata esclusivamente su un sistema di abbonamenti ai canali dei singoli creator negli ultimi anni è diventata sinonimo di rifugio per chiunque volesse monetizzare direttamente le proprie immagini spinte. 

 

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La natura del sito aveva già creato qualche problema alla compagnia: Apple e Google si erano infatti finora rifiutati di permettere il lancio di OnlyFans come app sui propri store, e i nuovi termini di utilizzo di Instagram entrati in vigore nel dicembre 2020 hanno reso chiaro che pubblicizzare il proprio account OnlyFans sulla piattaforma non sarebbe stato consentito.

 

A segnare la fine di un’epoca, però, è stata la pressione di MasterCard. Una pressione che, a monte, segnala la crescente pressione che i gruppi contrari a ogni forma di sex work – che spesso si nascondono dietro alla sacrosanta lotta contro il traffico di esseri umani – esercitano su politica e tech company.

 

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Giovedì la compagnia ha annunciato che da ottobre vieterà di postare contenuti che contengano “qualsiasi tipo di condotta sessualmente esplicita” sulla piattaforma.

 

Anche se hanno specificato che verranno tollerati alcuni post che contengono nudità, è molto poco chiaro come intendono operare la distinzione, dato che da una parte c’è chi considera “condotta sessualmente esplicita” pure allattare al seno in pubblico, e dall’altra tutte le principali piattaforme si sono finora rifiutate di investire su una moderazione dei contenuti non algoritmica che tenga conto del contesto e delle sfumature. 

 

Alcuni speculano che, come ha fatto Pornhub di recente, solo i creator verificati potranno continuare a caricare contenuti espliciti, ma in assenza di linee guida specifiche per ora il futuro di chi usa OnlyFans come principale mezzo di sostentamento è incerto.

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La motivazione economica

Cresciuta a dismisura durante la pandemia, arrivando agli attuali 130 milioni di utenti, OnlyFans ha cominciato ad attirare crescente attenzione politica e normativa, concentrata sulla sua capacità di rimuovere i contenuti illegali e riconoscere casi di sfruttamento.

 

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A inizio agosto, un gruppo di parlamentari statunitensi, basandosi sulle posizioni di gruppi abolizionisti della pornografia come il National center on sexual exploitation, ha chiesto al Congresso di svolgere un’indagine “sulla prevalenza di materiale pedopornografico, raffigurante bambini scomparsi o rapiti e sulla potenziale sollecitazione che coinvolge i contenuti venduti su OnlyFans”.

 

GWEN ADORA ONLYFANS GWEN ADORA ONLYFANS

La decisione di OnlyFans di puntare su altri tipi di creator che al momento sono una minoranza sulla piattaforma – chef, artisti, personal trainer, istruttori di yoga e altre categorie molto meno stigmatizzate di chi crea contenuti per adulti – arriva però sotto la pressione di banche e sistemi di elaborazione dei pagamenti come Mastercard e Visa.

 

Come ha sottolineato su Twitter la pornoattrice e attivista per i diritti di e delle sex worker Gwen Adora, “La pressione dei gruppi anti-pornografia sulle società bancarie e di carte di credito le sta costringendo a rendere ancora più difficile l’esistenza di siti per adulti”. In quest’ottica, OnlyFans non è assolutamente il primo sito a piegarsi sotto queste pressioni, né sarà l’ultimo.

 

CAMPAGNA CONTRO PORNHUB 3 CAMPAGNA CONTRO PORNHUB 3

Un esempio perfetto di questo trend è rappresentato da quanto accaduto al gigante della pornografia Pornhub. Nel 2020, è diventato finalmente evidente che il sito era fino a quel momento stato incapace di evitare, controllare e punire i tanti casi di video illegali – tra revenge porn, pedopornografia e video che ritraevano vittime di traffico di esseri umani – presenti sulla piattaforma. D

 

opo la pubblicazione di un articolo del New York Times che accusava – correttamente, in larga parte – il sito di star lucrando su contenuti illegali, a dicembre Visa e Mastercard hanno momentaneamente deciso di smettere di processare i pagamenti effettuati su Pornhub. Questo nonostante la piattaforma avesse affermato di aver eliminato tutti i video dagli account non verificati sul sito qualche giorno prima. 

children of pornhub inchiesta del new york times children of pornhub inchiesta del new york times

 

Dopo qualche giorno, Visa è tornata sui propri passi – e a giugno 2021 si è trovata coinvolta in una causa contro Pornhub perchè, secondo i querelanti, sarebbe stata attivamente a conoscenza dello sfruttamento subito da alcune ragazze i cui video sono stati caricati su Pornhub e avrebbero dunque lucrato sulla loro sofferenza. 

 

Per proteggersi da simili accuse, Mastercard ha annunciato che da ottobre applicherà dei nuovi standard a tutte le compagnie che trattano contenuti per adulti e alle banche che le servono. 

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In base alla nuova politica, tutte le banche che collegano gli esercenti alla rete Mastercard dovranno certificare che il fornitore di materiale pornografico “disponga di controlli efficaci per monitorare, bloccare e, ove necessario, eliminare tutti i contenuti illegali”, con un processo che “risolve qualsiasi contenuto illegale o non consensuale entro sette giorni lavorativi”, fornendo “verifica documentata dell’età e dell’identità per tutte le persone raffigurate e per coloro che caricano il contenuto” e un “processo di revisione del contenuto prima della pubblicazione”.

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Piuttosto che perdere la capacità di processare i pagamenti, OnlyFans sembra aver optato per limitare i contenuti che l’hanno reso famoso. O, per dirla con un portavoce dell’azienda, “per garantire la sostenibilità a lungo termine della piattaforma e per continuare a ospitare una comunità inclusiva di creatori e fan, dobbiamo cambiare le nostre linee guida sui contenuti”

 

La preoccupazione dei sex worker

Il modo in cui la notizia è stata comunicata – prima alla stampa che agli utenti – e l’estrema incertezza relativa a ciò che verrà considerato o meno un contenuto accettabile hanno gettato nel panico tantissimi sex worker, che negli ultimi anni si sono trovati ripetutamente esclusi, spesso da un giorno all’altro, da piattaforme che avevano contribuito a plasmare. 

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A dare il via a questa ondata di ostracismo è stata una coppia di leggi, passate nel 2018 tra le critiche degli attivisti per i diritti digitali: il Fight Online Sex Trafficking Act e il Stop Enabling Sex Traffickers Act. Sotto Sesta e Fosta, le piattaforme online vengono ritenute responsabili della presenza di prostituzione sui propri siti, anche quando si tratta di lavoro sessuale consensuale. 

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Nonostante negli ultimi anni sia stato dimostrato più e più volte come queste leggi non abbiano fatto altro che mettere in ulteriore pericolo i e le sex worker, le compagnie tecnologiche in molti casi hanno preferito escludere completamente i contenuti per adulti dalle proprie piattaforme piuttosto che rischiare di essere puniti.

 

L’esempio più eclatante è quello di Tumblr, che era la casa di tantissimo porno – soft o meno – fino a quando, nel 2018, la compagnia ha deciso di vietare i contenuti sessualmente espliciti causando una vera e propria diaspora, svuotando la piattaforma di una delle proprie comunità più attive, e causando ogni sorta di caos nel processo. 

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Lo stesso OnlyFans ha accolto i sex worker in fuga da un’altra celebre piattaforma basata sugli abbonamenti, Patreon, quando nel 2018 ha cominciato a vietare i contenuti not safe for work. 

 

Quello di OnlyFans sembra allora a maggior ragione un tradimento. Come ha scritto la digital strategist e attivista femminista Isabella Borrelli, “nel 2020 Of non era un sito mainstream: a farlo esplodere sono stati più o meno i seguenti motivi. 1: La pandemia e la crisi per i lavoratori dello spettacolo. 2: Sconto del 50% a maggio 2020 per iscriversi alla piattaforma. 3: La giusta visione sul mercato del porno, che negli ultimi anni si è completamente trasformato, a partire dalle live cam”. 

 

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“Of offre una retribuzione – sebbene esigua – al lavoro delle sex worker e lo porta a un pubblico più ampio”, continua Borrelli. “Diventa un posto che, sebbene in piccola parte, protegge queste persone da forse la più grande crisi economica degli ultimi cento anni, loro che in Italia non hanno alcuna tutela”.

 

Perdere anche uno spazio come OnlyFans, senza dubbio molto più sicuro della strada e, in tempo di pandemia, di qualsiasi opzione che porti i sex worker a interfacciarsi di persona con i clienti, preoccupa chi è migrato online nell’ultimo anno e mezzo.

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“Resta da capire cosa intende Of quando dice che saranno ancora ammessi contenuti di nudo a patto che aderiscano alla nuova policy (che ancora non è stata pubblicata)”, dice a Lennyplane, popolare creator italiana su Onlyfans. 

 

“Il punto fondamentale della vicenda è che il sex work non può continuare ad essere associato a traffico di minori, abusi o condivisione di materiale non consensuale. Dispiace che specialmente una piattaforma come Of non si sia degnata di utilizzare la sua popolarità e la sua potenza mediatica per sensibilizzare il pubblico al tema, per garantire maggiori diritti, anziché contribuire, anche con quest’ultima dichiarazione, a gettare ombra sulla dignità delle persone, dettando regole sulla moralità di quello che dovrebbe essere percepito ormai come un lavoro come un altro”.

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