1 - DAGO-REPORT
Tragicomico il siparietto che i giornali di "famigghia", in compagnia degli amici di sempre, stanno mettendo in atto per simulare una difesa dell'Avvocato.
"L'Avvocato era un evasore... anzi no!" è quanto ci hanno raccontato le testate del gruppo. Sono loro ad aver acceso la miccia dell'evasione che poi ha fatto esplodere qualche "bombetta" sulla stampa vicina alla maggioranza, vedi "Libero" con le puntate del libro mai uscito da Longanesi sul tesoro off-shore di Gianni Agnelli.
Margherita non ha certo avviato un'azione legale per dire che suo padre evadeva le tasse, è qualcun altro che ha voluto farci credere che fosse la chiave di volta. Diciamolo chiaramente: la rampolla vuole sapere se qualcuno, distrattamente, non si sia fatto sfuggire un pezzo di capitale nelle proprie tasche.
E visto che ad essere chiamati in causa sono Gabetti, Stevens e Maron: chi sono i sospettati?
Non è la prima volta che il "fuoco amico" colpisce un Agnelli. Da Edoardo all'Avvocato, passando per Andrea Agnelli, questo fuoco amico poi tanto amico non è (senza dimenticare la defenestrazione di Lapo Elkann a colpi di paparazzate).
Dopo aver ripreso in seno il caro Guido Rossi, reo di aver cucito lo scudetto juventino sulle maglie dell'Inter, si scopre che Gustavo Bracco, ex responsabile delle Risorse Umane delle Telecom tronchettiana, nonché altro manager allevato in casa FIAT per oltre vent'anni, è tornato all'ovile.
Difatti sarà proprio Bracco a dirigere la "Scuola Alta Formazione" costituita la scorsa primavera dalle Fondazioni Agnelli, Garrone, Pirelli e dall'Asociation du College des Ingenieurs.
MARGHRITA AGNELLIMa Moggi non aveva detto che era un COMPLOTTO tutto nerazzurro (intercettazioni, spioni, Tronchetti, Buora e blablabla)? Com'è che non regge più 'sta storia?
Domandare è lecito, rispondere - dopo averceli rotti per 3 anni con le favolette - è cortesia.
2 - Chi guadagna nel difendere l'Avvocato (la fedeltà paga)
Camilla Conti per Libero
Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens con il contorno di Guido Rossi. Eccolì lì i tre moschettieri pronti a sguainare le spade in difesa dell'onore degli Agnelli. A pulire via il fango gettato sull'Avvocato. E a fare quadrato attorno al giovane John Elkann.
Il presidente onorario della cassaforte Exor, Gabetti, parla come uno di famiglia, anzi come uno che alla famiglia è legato da interessi forti e consolidati nel tempo. Il sommo sacerdote della finanza Fiat ha accettato di prendere il comando della nave quando la morte di Umberto fece scoppiare la crisi istituzionale tra azionisti di controllo e management.
Gabetti Grande StevensNon può dunque tirarsi indietro ora, Gabetti che dopo la morte dell'Avvocato e la nomina del fratello a presidente del Lingotto aveva rimandato i suoi piani di pensionato (e il buen retiro nei pressi di Ginevra) tornando in corso Matteotti roccaforte di Ifi e Ifil. Il ruolo di «prefetto del regno» e poi di tutor del giovane Jaki gli è stato però riconosciuto in bilancio: nell'ultima relazione semestrale della cassaforte Exor il suo nome spunta nel capitolo relativo ai 4 milioni di oneri netti.
Si tratta di un emolumento straordinario di 5 milioni di euro deliberato a suo favore dal consiglio di amministrazione di Ifil del 13 maggio 2008. Nella stessa riunione il cda aveva deliberato per il presidente onorario un milione di compenso annuo «oltre al rimborso a piè di lista di tutte le spese di soggiorno al di fuori del comune di residenza, in relazione alla delega per il coordinamento strategico».
g guido rossiA suo favore, si legge sempre nella semestrale, «sono state inoltre previsti una copertura assicurativa in caso di morte e di invalidità permanente derivanti da infortuni professionali ed extra-professionali e l'utilizzo di un servizio segretariale e di una vettura con autista anche successivamente alla scadenza del mandato». La fedeltà, insomma, paga.
Quel che Gabetti ha fatto in casa Agnelli per la finanza, Franzo Grande Stevens ha fatto per gli aspetti legali. Ricevendo in cambio un immenso bagaglio di relazioni, clienti blasonati oltre a una ricca collezione di incarichi. Come avvocato dell'Avvocato, Grande Stevens ha infatti seguito le vicende societarie dei gruppi industriali più importanti del Paese, ricoprendo spesso cariche dirigenziali al loro interno.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO - copyright PizziÈ stato presidente della Toro Assicurazioni, della Ciga Hotels, della Cassa Nazionale Forense e dell'Ordine degli Avvocati. Senza dimenticate la vicepresideza della Fiat, la presidenza della Juventus (dal 2003 al 2006) e le poltrone occupate nei cda di Ifil e Rcs.
Sul pulpito del Lingotto non poteva infine mancare un altro avvocato, quel Guido Rossi che dalle pagine del Corriere ha scomodato addirittura l'ultima enciclica del Papa e quella «spinta al dissolvimento da parte delle persone coinvolte», che porta «all'annientare gli altri e distruggere se stessi».
Del resto Rossi è da tempo consulente d'eccezione del gruppo e ha lavorato ai piani di riassetto societario delle holding di casa. Non a caso a giugno 2008 quando a Torino si studia un'iniezione di risorse nella cassaforte Giovanni Agnelli&C. Sapa, la famiglia chiama Rossi come "garante" super partes per la struttura societaria del gruppo che raccoglie i vari rami ed eredi dell'impero.
Alle barricate dei moschettieri di casa Agnelli ieri si è aggiunto a sorpresa lo sdegno di Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil: «Colpisce il modo in cui si attacca una persona che non è più in condizione di poter rispondere». Gabetti, Grande Stevens e Rossi accolgono a braccia aperte l'ultimo moschettiere.
GUGLIELMO EPIFANI - Copyright Pizzi3 - POTEVA MANCARE IL BIRIGNAO DI Montezemolo? "Basta gettare fango su Gianni Agnelli"
Fabio Pozzo per la Stampa
«Sono certo che c'è un'Italia che prova un sentimento di repulsione e non ne può più di questo imbarbarimento del costume civile e del fango tirato da più parti in queste ultime brutte settimane e che chiede che la si smetta». Così il presidente di Fiat, Luca Montezemolo, il giorno dopo al «non ci sto» espresso da John Elkann, «indignato» per le «strumentalizzazioni e le manipolazioni, per le falsità e la violenza delle parole» dette sul conto del nonno Gianni Agnelli nella campagna mediatica contro la famiglia e le polemiche sull'eredità dell'Avvocato.
Henry KissingerRiferendosi alle dichiarazioni dell'erede dell'Avvocato, Montezemolo afferma di aver «molto apprezzato e condiviso le parole di John Elkann, che ha pienamente ragione ad essere indignato per l'aggressione mediatica subita in questi ultimi tempi dall'Avvocato Agnelli e come lui siamo in tanti». Il presidente di Fiat sottolinea anche di dovere «a Gianni Agnelli molto, moltissimo», e aggiunge di sentire «spesso la sua mancanza».
Montezemolo non vuole però parlare dei suoi sentimenti personali. «Mi pronuncio come cittadino di questo Paese che ha sempre apprezzato lo stile, la compostezza, il senso dello Stato dell'Agnelli imprenditore, editore, presidente di Confindustria e senatore a vita. Tutti coloro che lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui sanno che non meritava questi attacchi, tra l'altro senza possibilità di rispondere, lui che per tutta la vita è stato uno straordinario rappresentante dell'Italia nel mondo e il simbolo del capitalismo industriale di cultura internazionale».