Intervista di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto per “Circo Massimo” - Radio Capital
"La buona notizia è che stiamo crescendo, le condizioni europee e mondiali sono favorevoli. Il problema è che dovremmo cercare di crescere più degli altri per recuperare il terreno che è stato perso negli ultimi dieci anni. Abbiamo ancora un reddito del 7-8% più basso rispetto a 10 anni fa. La vera domanda è perché c'è stata la crisi in Italia e non in Svezia o in Francia. Il motivo fondamentale, secondo me, è che dieci anni fa siamo partiti con due debolezze strutturali molto forti: un debito pubblico molto alto che ci ha esposto ad attacchi speculativi. Poi dopo l'entrata nell'euro non ci siamo adeguati bene alle regole e abbiamo perso competitività tra il 2000 e il 2008". Così il professor Carlo Cottarelli, ex commissario straordinario alla spending review, a Circo Massimo, su Radio Capital.
Per quanto riguarda gli eventi del 2011, Forza Italia torna a parlare di complotto contro Berlusconi ma per Cottarelli "è chiaro che gli investitori internazionali non volevano più investire in Italia, pensavano che lo Stato italiano fosse così indebitato da non poter restituire i propri soldi. E' una cosa normale, non è che ci sono i complotti".
Successivamente, tanti soldi sono stati spesi per i bonus: "Di risorse non ce n'erano tantissime", dice l'ex direttore del dipartimento affari fiscali del FMI, "siamo andati a spendere soldi che non avevamo. E abbiamo posticipato quell'aggiustamento sui conti pubblici che prima o poi dovremmo fare. Quest'anno avremo un surplus primario attorno all'1,6% del PIL mentre sulla base dei piani del governo Renzi dell'aprile del 2014 la stima attesa era attorno ai 4,5%. Siamo tre punti sotto in parte perché avevamo sovrastimato la crescita prevista, e in parte perché abbiamo speso soldi che avrebbero dovuto essere utilizzati in maniera diversa".
Da ex commissario straordinario alla spending review, sul fronte della spesa pubblica Cottarelli vede la strada ancora in salita: "Un po' siamo riusciti a contenerla", dice, "ma quando si parla di sprechi, sono sempre soldi che lo stato dà a qualcuno e quel qualcuno si lamenta se non li riceve più. Si temono le lamentele, perché in Italia ogni anno c'è un'elezione o un referendum. Ci vorrebbe qualcuno molto coraggioso e lungimirante che spiegasse che servono cose ragionevoli senza dimenticare che abbiamo un debito elevato: questo viene considerato rischioso perché ci sono elezioni ogni anno".
A proposito di elezioni, uno dei punti principali del programma del centrodestra è l'introduzione della flat tax: "Vorrei vedere quali sono le coperture. La flat tax comporta una perdita attorno ai 30 miliardi, se in compenso si taglia la spesa dal punto di vista del finanziamento dei conti pubblici può anche andar bene. C'è un vantaggio perché porta la semplificazione del sistema con l'eliminazione un mucchio di detrazioni.
“Ma io non credo che uno debba essere troppo dogmatico sull'avere una singola aliquota di tassazione sull'IRPEF. Ci può essere un po' più di progressività. Chi trae più vantaggio? Chiaro che chi adesso paga aliquote più alte viene più avvantaggiato. Il controargomento è che il sistema diventa più efficiente e quindi tutti ne possono beneficiare".
In definitiva, Cottarelli si dice "non contrario di per sé alla flat tax, ma non sono neanche uno che la ama completamente: secondo me un po' di complessività sull'IRPEF ci deve stare".
Matteo Renzi, invece, propone il ritorno ai trattati di Maastricht e una spesa in deficit, soluzione che Cottarelli non giudica positivamente: "fissare un obiettivo al 3% in un momento in cui stiamo crescendo in maniera abbastanza decente e in cui abbiamo un debito pubblico del 132% del PIL, il più alto in Europa dopo la Grecia, a me sembra sbagliato, mi sembra troppo rischioso: si corre il rischio che nel momento in cui l'economia per qualunque motivo rallenta ci si ritroverebbe di nuovo in recessione e costretti a fare politiche di forte austerità in una situazione in cui già l'economia rallenta perché non c'è spazio nei conti pubblici".
Positivo, invece, l'inserimento del fiscal compact nei trattati europei: "Non bisogna avere paura, anzi il governo italiano dovrebbe sostenere questo pacchetto di riforme. Il problema fondamentale dell'Italia è quello di ridurre il debito a una velocità del 3% del PIl all'anno: dobbiamo farlo perché conviene a noi, altrimenti rimaniamo esposti al rischio di un attacco speculativo come quello del 2011 o del 2012. Dopo il bilancio del 2018, probabilmente l'Europa ci chiederà di fare uno 0,2/0,3% in più sul surplus primario, ma visto lo stato dei conti pubblici io credo che dovremmo farlo comunque, anche se non ce lo chiedessero."
Alla vigilia delle elezioni politiche, per Cottarelli esiste "la preoccupazione nei mercati che possano vincere gli antieuropeisti. Cosa succederebbe se vincessero è difficile da dire, siamo in una fase in cui i mercati sono in generale abbastanza tranquilli. Se una cosa del genere si accompagnasse a un rallentamento dell'economia europea, allora sarei molto preoccupato. Una combinazione tra l'incertezza politica e uno shock di tipo economico potrebbe far ripartire la speculazione nell'immediato".