I RUSSI HANNO I BARCONI IN COSTA SMERALDA, MA GLI AFFARI LI FANNO A MILANO - SOTTO LA MADONNINA CI SONO GAZPROM, LE SOCIETÀ FANTASMA DI PUTIN, BANCHE E UN GIRO DI MILIONI DI FATTURATO: IL PUNTO DI RIFERIMENTO FINANZIARIO DI MOSCA È UNA PALAZZINA DI PIAZZALE PRINCIPESSA CLOTILDE, DOVE CONDIVIDONO GLI UFFICI AFC E VTB, GLI AVAMPOSTI DELLA FINANZA DI "MAD VLAD" - PRESENTI GRANDI AZIENDE, PICCOLE DITTE, MEDIATORI E PROFESSIONISTI - IN 10 ANNI LE SOCIETÀ SONO AUMENTATE DEL 90%, MA ORA...

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Mario Gerevini e Giampiero Rossi per www.corriere.it

 

milano duomo milano duomo

Le ville e gli yacht sono in Costa Smeralda, Toscana e Liguria. Ma è a Milano che l’economia russa produce fatturati a sette cifre. Non è come «Londongrad», ma la città ospita sia i colossi, simbolo e traino della ricchezza russa, sia tantissime piccole imprese, professionisti, mediatori.

 

Il punto di riferimento finanziario ambrosiano di Mosca è una palazzina di piazzale Principessa Clotilde, dove condividono gli uffici Afc e Vtb, due società registrate alla Camera di commercio.

 

Sono avamposti e appendici della finanza alle dirette dipendenze di Vladimir Putin. Dietro di loro c’è il Cremlino, davanti il muro delle sanzioni che ha escluso dal sistema Swift, le rispettive case madri, Vnesheconombank (Veb) per Afc e Vtb Bank.

 

gli avamposti della finanza russa a milano gli avamposti della finanza russa a milano

Il fantasma Afc

Afc srl è una sorta di fantasma, creata a Milano direttamente da Veb, cioè dalla più importante istituzione finanziaria russa, che gestisce i fondi pensione statali, ha progetti con imprese del settore della difesa e il presidente (oggi Igor Shuvalov) è nominato direttamente da Putin.

 

È nata formalmente per fornire consulenze commerciali a operatori russi, ma dal 2013 non presenta consuntivi e negli otto anni precedenti i tre consiglieri di amministrazione (tutti di Mosca) hanno firmato bilanci senza un solo euro di ricavi e con decine di migliaia di euro di perdita.

 

Perché non è stata chiusa? È una sorta di persona giuridica «dormiente» che, tra l’altro, già da tempo è passata sotto il controllo della non meglio identificata Dorstroyservice di Mosca. Al medesimo portone c’è un ufficio di rappresentanza della Vtb, seconda più importante banca russa, controllata dal governo.

 

Gazprom e Centrex

Si affacciano in periferia, invece, gli uffici di Gazprom. Il cuore pulsante e bandiera dell’economia russa muove circa 230 milioni di fatturato italiano da via Boncompagni, al Corvetto.

 

gazprom gazprom

E poco distante, in via Lorenzini, c’è la base della controllata Centrex Italia, una trentina di dipendenti, che con il trading di gas ed energia elettrica totalizza a sua volta poco meno di 800 milioni diretti. Un miliardo in totale sui 105 del gruppo a livello mondiale.

 

Mir Capital, Crotril, Gesa e Gesco

Ma nell’area metropolitana ricadono anche iniziative targate Gazprombank, istituto di credito russo finora non colpito dalle sanzioni: insieme a Intesa Sanpaolo ha creato Mir Capital, che controlla quote di minoranza in due società con base nell’area milanese: Cotril di Bollate, 61 dipendenti e 16 milioni di fatturato, nel settore dei cosmetici di lusso per capelli, e Gesa, che possiede Cioccolati italiani e le pizzerie Italia Express.

 

vladimir putin vladimir putin

«Oltre filiali commerciali e di servizi che in qualche modo fanno parte della galassia di Gazprom, nell’area milanese ci sono una quindicina di realtà di dimensione industriale — osserva il professor Marco Mutinelli, docente di ingegneria gestionale a Brescia ed esperto di internazionalizzazione d’impresa —. Per esempio dal 2012 è partecipata dalle ferrovie russe la Gesco Italia, che opera nella logistica e ha circa 170 dipendenti».

 

Problemi in vista per le sanzioni? «L’impatto complessivamente è modesto, si tratta di quote minoritarie per le quali i soci italiani non soffriranno certo. E poi tutti si sono già cautelati sul fronte bancario».

 

Gli investimenti

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Parla russo anche un importante azionista della Pirelli, la lussemburghese Tacticum Investments (2,8% del capitale). A chi appartiene? Secondo alcuni documenti il 19,5% fa capo a Ivanovich Arkadiy Mutavchi, russo ex dipendente pubblico, il 17,7% a Carl Mackinder, inglese con residenza a Cipro, il 17,7% ad Anna Avraam, nata a Mosca residente a Cipro ma di nazionalità australiana, il 14,3% a Oxa Kuchura cipriota di origini ucraine e il 30,6% al russo-cipriota Dmitry Klenov.

 

Le imprese individuali

Ma accanto ai colossi dell’economia globale, Milano ospita anche tante ditte individuali di russi: 169, secondo i dati del registro imprese, e danno lavoro a 157 addetti. Erano 89 ditte a fine 2011, +90% in dieci anni. Una cinquantina impegnate nel commercio al dettaglio (28) e all’ingrosso (27), 15 in attività professionali, scientifiche e tecniche, 14 nei lavori di costruzione specializzati e altre 14 nei servizi per la persona. Colpisce un dato: le donne titolari sono 129 su 169 aziende.

 

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Il nodo del rublo

Come stanno vivendo questo momento? Non risponde la Camera di commercio Italo-russa, squillano a vuoto i telefoni alla Vtb bank, ma da San Pietroburgo — dove è rimasta bloccata durante un viaggio di lavoro — racconta la situazione Ella Falian, che vive a Milano ed esporta tecnologia italiana per il settore petrolifero russo: «Già dal 2014 esistono limitazioni negli scambi con la Russia, sempre dovute a sanzioni internazionali, ma ora c’è il problema del rublo: se io fossi una turista russa a Milano tutto mi costerebbe tantissimo. Ora non conviene né depositare né prelevare un centesimo dal conto russo. E poi la carta di credito collegata a quella banca mi è già stata rifiutata».

 

Anche Elmira Abykhanova, consulente legale ormai milanese, spiega: «Le cose cambiano continuamente, non ci sono certezze, salvo una: il rublo ha perso il 30 per cento. E tutto il sistema economico soffre per questo e per l’impossibilità di fare trasferimenti di denaro dalla Russia all’estero. Però le merci italiane arrivano».

 

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