SILENZIO, FINALMENTE PARLA DEL VECCHIO – ‘’GUERRA SI ERA OPPOSTO ALL’AFFIANCAMENTO DI UN SECONDO AD’’ - E POI RACCONTA: “MI HA DATO UN CERTO FASTIDIO CHE GUERRA ABBIA IMPIEGATO TRE GIORNI A SMENTIRE LA CANDIDATURA A MINISTRO NEL GOVERNO RENZI”

‘’Renzi ha il coraggio di dire quello che pensa. Dobbiamo soltanto sperare che riesca a farlo, anche se comincio ad avere qualche dubbio. I vincoli europei pesano (…) Le ministre giovani non sono certamente peggio dei loro predecessori, che dicevano sempre le stesse cose senza fare nulla”. Boschi e Madia ringraziano…

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Fabio Tamburini per “Il Corriere della Sera

 

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«Oggi si apre la terza fase di vita dell’azienda. All’inizio la nascita, poi il passo indietro del fondatore con la nomina di Andrea Guerra come amministratore delegato, ora un triumvirato perché, nel frattempo, l’azienda ha più che raddoppiato le vendite arrivando a 7,5 miliardi di euro». L’annuncio è di Leonardo Del Vecchio che, alla soglia degli 80 anni, ha deciso di riorganizzare il vertice di Luxottica e varare una nuova governance. «Guerra era l’unico capo azienda, mentre abbiamo deciso che è meglio averne tre, due amministratori delegati e un responsabile delle attività produttive, perché il gruppo è diventato molto più grande e globale.

 

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Così sarà facile anche ogni eventuale successione. Finché ci sono io, nel caso di uscita di un amministratore delegato solo al comando, non ci sono problemi, per l’esperienza che ho. Ma va tenuto conto della mia età, che non è più giovanile».

 

La scommessa è continuare a crescere con obiettivi ambiziosi: «Il 6-7 % di aumento del fatturato all’anno per linee interne, che significa raddoppiare ancora nei prossimi dieci anni», aggiunge Del Vecchio, spiegando che, «se capita e sono profittevoli, aggiungeremo altre acquisizioni. In questo caso la crescita sarà ancora maggiore».

 

Quando ha maturata la scelta del triumvirato?

«Le prime riflessioni sono di quattro, cinque mesi fa, quando mi sono confrontato con Guerra proponendogli di farne parte».

 

Come ha reagito?

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«L’ha presa come una caduta di fiducia nei suoi confronti. E ha reagito come avrei reagito io: non ha accettato e mi ha detto no. Così le strade hanno cominciato a dividersi. La frattura si è creata quando ho deciso di procedere e lui non ha cambiato posizione».

 

Le prime incomprensioni sono cominciate con la partecipazione di Guerra alla Leopolda, l’iniziativa che ha lanciato Matteo Renzi?

«Non ci ho neppure fatto caso. Mi ha dato un certo fastidio, invece, che abbia impiegato tre giorni a smentire le indiscrezioni sulla candidatura a ministro nel governo Renzi e, forse, il ritardo con cui me l’ha comunicato anche se non ho mai creduto molto al suo impegno in politica. Sono forzature in cui, soprattutto la televisione, è maestra. Vedono due insieme e dicono subito che fanno l’amore...».

Andrea Guerra Andrea Guerra

 

Lei conosce bene Guerra, lo ritiene più adatto come amministratore delegato di società come l’Eni?

«Certamente non ha le doti di un politico, che è un mestiere diverso con logiche diverse. In politica, per esempio, se uno caccia balle nessuno si stupisce troppo. Guerra non lo vedo portato e l’amministratore delegato dell’Eni è già stato scelto. Oggi, secondo me, lo Stato avrebbe bisogno di coordinare le grandi aziende che ancora controlla. Un istituto com’era l’Iri di una volta. E Guerra sarebbe perfetto».

 

Ha condiviso la sua scelta di cedere le stock option quando era ancora in Luxottica?

«In effetti quando un capo azienda vende i titoli della società c’è il rischio che ne derivi l’impressione di previsioni negative basate su notizie riservate. Nel caso di Luxottica, però, non è così perché le azioni cedute da Guerra le ho comprate io come facciamo da anni per tutte quelle vendute in blocchi, per evitare oscillazioni speculative. Quindi era una partita tutta interna al vertice del gruppo».

 

Lei era d’accordo sulla fusione tra Luxottica e la Essilor, leader francese nella produzione di occhiali?

ANDREA GUERRA ANDREA GUERRA

«Non c’entra con l’uscita di Guerra. È stata una operazione a cui abbiamo lavorato e i francesi avevano accettato che il capo azienda diventasse lui. Io avrei mantenuto poco più del 30% ma non ho accettato perché, secondo il progetto, avrei contato come il maggior azionista di Essilor, che sarebbe sceso al 4% circa della nuova società».

 

Vi ha diviso anche l’intesa con Google?

«Non c’entra neppure questo. Intanto perché più che un accordo strategico è una semplice collaborazione. Noi facciamo occhiali. Punto. A loro il compito di migliorare la tecnologia applicata, a cui noi collaboriamo. Più ci riusciranno meglio sarà».

 

Nella nuova Luxottica lei tornerà operativo?

«Per la verità non ho mai smesso di esserlo. Certo Guerra faceva bene e io quando uno fa bene non rompo le scatole. Adesso sono impegnato a far andare le cose ancora meglio».

 

luxottica luxottica

Il gruppo avrà un modello organizzativo diverso?

«Un’altra novità è la creazione di un comitato direttivo formato dai manager del triumvirato e dal sottoscritto, che discuterà le decisioni da portare in consiglio di amministrazione».

 

Suo figlio e suo nipote avranno ruoli particolari?

«No. Stanno bene così come sono».

 

Come giudica l’esordio del governo Renzi?

«Ha il coraggio di dire quello che pensa. Dobbiamo soltanto sperare che riesca a farlo, anche se comincio ad avere qualche dubbio. I vincoli europei pesano».

 

Cosa sarebbe necessario fare?

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«Ritrovare un po’ di entusiasmo e voglia d’investire. Basterebbe una crescita anche piccola, magari dell’1%, per spezzare la spirale negativa. Siamo tutti mortificati da un’Europa che ci strozza un po’. Servono più fiducia e più consumi. Occorrono riforme e puntare sullo sviluppo».

 

Servono gli 80 euro in busta paga?

«Li hanno criticati in tanti, ma è una leva che può funzionare».

 

Condivide la critica di chi ritiene che il tasso di esperienza di troppi ministri sia troppo basso?

«Le ministre giovani non sono certamente peggio dei loro predecessori, che dicevano sempre le stesse cose senza fare nulla. Meglio una ragazza con un po’ di vivacità, anche se può sbagliare».

 

 

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