I SINDACATI AMERICANI NON SONO MICA LA FIOM: MARPIONNE SOTTO LO SCHIAFFO DELLA VEBA CHE CHIEDE CINQUE MILIARDI PER LA SUA QUOTA CHRYSLER

La Fiat arriva a minacciare di ridurre l’impegno in Chrysler se il fondo Veba continua il muro contro muro sulla cessione della sua quota della casa americana - Veba chiede 5 miliardi, Marpionne non ne vuole spendere più di quattro - A rischio l’IPO…

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Maurizio Molinari per "la Stampa"

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitanojohn elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano

Sergio Marchionne minaccia di ridurre l'impegno di Fiat in Chrysler ma il fondo Veba ribadisce la richiesta da 5 miliardi di dollari ed entrambi rafforzano gli schieramenti: da un lato con Ron Bloom, vicepresidente di Lazard e dall'altro con Deutsche Bank. Operatori di Wall Street ed analisti del mercato dell'auto assistono con il fiato sospeso a quello che James Press, ex vicepresidente di Chrysler, definisce «un duello all'Ok Corral» evocando la più classica delle sfide della frontiera.

L'oggetto del contendere è il 41,5 per cento di azioni Chrysler detenute da Veba, il fondo pensionistico del sindacato dei dipendenti dell'auto United auto workers, che vuole venderle a Fiat - che controlla il 58,5 - per non meno di 5 miliardi di dollari trovandosi davanti Marchionne, disposto a sborsare almeno un miliardo di meno.

JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSEJOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE

In assenza di un'intesa, Veba minaccia di vendere una parte della propria quota sul mercato e Marchionne con la scelta di prepararsi all'Ipo di Chrysler fa capire di essere pronto a raccogliere la sfida. Perciò Chrysler afferma: «Fiat ci ha informato che sta riconsiderando costi e benefici di un'ulteriore espansione delle relazioni con noi» su più tavoli ovvero «allocazione di capitali, investimenti e luoghi degli impianti».

E' una maniera per far capire a Veba che lo scontro frontale può spingere Fiat a rivedere l'impegno in Chrysler che ha consentito alla casa di Detroit si risollevarsi fino al punto di tornare a gareggiare con le rivali sul mercato Usa.

FIAT CHRYSLERFIAT CHRYSLER

Si spiega così anche quando dice John Elkann, presidente di Fiat, da Milano: «C'è un percorso che è stato definito, Veba ha il diritto di portarlo avanti e dunque Chrysler si sta impegnando a portare avanti l'Ipo» ma se «l'Ipo ci sarà, ci sono due società e questo è diverso da una società sola». Spiega Erik Gordon, economista dell'Università del Michigan: «Se Veba pensava di mettere Marchionne sulla difensiva ora si trova davanti alla contromossa» e il duello è sul filo di lana «perché se il valore dell'Ipo è troppo basso perde Veba mentre se sale oltre quanto Marchionne vuole pagare, lo espone al rischio di uscite maggiori».

JOHN JAKI ELKANN A BAGNAIAJOHN JAKI ELKANN A BAGNAIA

Richard Hilgert, analista di Morningstar che segue da vicino Fiat-Chrysler, ritiene che «l'Ipo in realtà potrebbe non avvenire perché non è né nell'interesse di Fiat né in quello del fondo Veba» e dunque «stiamo assistendo ad una danza negoziale che porterà ad un accordo».

Alla scelta di Veba di minacciare la vendita delle azioni Chrysler sul mercato Fiat ribatte che se lo facesse oggi finirebbe per ricavarne una cifra assai inferiore al suo obiettivo. Il braccio di ferro si arricchisce di nuovi attori perché Marchionne arruola Ron Bloom, ex consigliere di Obama sul salvataggio dell'auto, per negoziare con il fondo sindacale mentre Veba sceglie come consigliere Deutsche Bank per prepararsi al mercato. Anche di questo Marchionne ha discusso con Enrico Letta durante una cena a New York, che ha visto il ceo di Fiat-Chrysler sostenere il premier: «E' una persona forte, spero che continui».

 

 

 

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