DI TANNO O DI TONNO? - IL COMMERCIALISTA CARO A VINCENZO VISCO E CALTAGIRONE, CHE COME SINDACO DI MPS NON SI ERA ACCORTO DI NULLA, COME GIÁ NEI BILANCI DEI PARTITI, CHE LUI DOVREBBE CONTROLLARE (CIAO CORE) - GLI ALTRI 17 INCARICHI TRA ALITALIA, VODAFONE, ATLANTIA ETC - CATTEDRE, POLTRONE, CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO DI COMPENSI PER L’UOMO CHE DICE SEMPRE DI SI’ (AGLI AMICI) E RIVENDICA IL MANUALE CENCELLI…

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Paolo Bracalini per IlGiornale.it

«Possiamo attestare, che sulla base dei controlli effettuati e delle informazioni ottenute, non sono state rilevate omissioni, fatti censurabili o irregolarità meritevoli di specifica segnalazione agli azionisti», firmato prof. Tommaso Di Tanno, presidente del Collegio dei sindaci di Banca Monte dei Paschi, ultimo bilancio. Anche i migliori possono fare cilecca ogni tanto, specie se, come il professor Di Tanno, siedono in dozzine di Collegi sindacali di aziende (enormi SpA) nel medesimo tempo. Recentemente si è intervenuto per limitare l'accumulo di cariche nei Cda, forse servirebbe lo stesso per i revisori interni alle società, i sindaci appunto, per non compromettere la concentrazione quando si tratta di verificare se tutto fila nei bilanci.

TOMMASO DI TANNOTOMMASO DI TANNOrman08 veltroni dalema vincenzo viscorman08 veltroni dalema vincenzo visco

Il tributarista Di Tanno, uno dei più noti in Italia, mentre scriviamo non è soltanto il presidente dei sindaci (cioè dei controllori interni) di Mps, carica per cui riceve 142mila euro l'anno, ma ricopre lo stesso ruolo per due controllate del gruppo, Mps Immobiliare SpA (63mila euro di compenso) e Mps Leasing&Factoring Spa (altri 37mila euro di «gettone»). Basta qui? Macché. Ritroviamo sempre lo stesso Di Tanno come presidente del Collegio sindacale del fondo di investimento Anima SGR Spa, poi ancora nel collegio di Alitalia Spa, poi in quello della Fondazione Telethon, poi in quello di Atlantia Spa, poi presidente del collegio sindacale di Vodafone Spa, e poi revisore dei bilanci dei partiti presso la Camera dei deputati, quei bilanci, cioè, nei quali ai controllori sono sfuggiti, per dire così, diversi milioni di euro sottratti dai vari Lusi&Co. Tutti incarichi ricoperti in contemporanea.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE GIUSEPPE MUSSARIFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE GIUSEPPE MUSSARI

Nel 2010 è arrivato a cumulare 17 nomine, sempre in consigli sindacali di aziende primarie. Per non parlare poi delle cattedre, una alla Bocconi di Milano e l'altra, ovviamente, nella Siena del Mps (a Siena è una star, ha difeso le contrade del Palio contro il Fisco che chiedeva tasse in più), e dei precedenti incarichi di revisore dei conti: dalla Caltagirone Spa a Autostrade Spa, da Sisal a Assicurazioni Roma, da British American Tobacco fino a Bnl. Sì, proprio la banca che i Ds volevano a tutti costi fondere al Monte dei Paschi. «In base a che criterio venite scelti dalla Camera per fare i revisori dei conti dei partiti?», gli fu chiesto. «Manuale Cencelli, puro e semplice», rispose Di Tanno, a cui non manca la schiettezza.

Lui è in quota Pd, anche se molti lo catalogano in area Caltagirone-Udc, avendo fatto il revisore di società del gruppo Caltagirone, e poi nominato presidente dei controllori di Mps quando Caltagirone è diventato vicepresidente della banca senese (Di Tanno è anche editorialista economico del Messaggero, giornale del costruttore romano).
La sua storia politico-professionale è però più legata al Pd. Ai Ds, per essere precisi. A Visco e D'Alema, per esserlo ancora di più. Di Vincenzo Visco, ministro delle Finanze, Di Tanno è stato consigliere economico.

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E di recente il professore ha firmato insieme all'ex «Dracula» del governo Prodi una proposta di riforma choc della riscossione tributaria: «Abolire la Guardia di Finanza e trasferire tutti i poteri a Equitalia». Una linea di ferro che forse andava messa un po' più sui conti di Mps. Un po' Pd, un po' Caltagirone, la casacca perfetta per rivestire il delicato ruolo di controllore dei bilanci di Mps. «I vertici della banca ci nascosero le carte sugli affari a rischio», si difende Di Tanno sul Corriere. Ma la domanda è inevitabile: se non li controlla il collegio dei controllori, gli affari a rischio, che sta lì a fare? Controllare gli amici, si capisce, è un lavoraccio. Soprattutto se hai altri 16 lavori.

 

 

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