1. I FONDI ALL’ATTACCO DEL CDA TELECOM “DIMETTETEVI E SPAZIO A VIVENDI”
Giovanni Pons per “la Repubblica”
Questa volta, sotto attacco, finisce il cda di Telecom Italia. Colpevole, secondo alcuni grandi gestori internazionali, di non aver fatto spazio a un socio che è arrivato a contare per il 20,1% del capitale. Una sorta di arrocco autoreferenziale che sta facendo male alla società, visti i risultati deludenti che Telecom ha mostrato anche nell’ultimo trimestre. Chi scrive è la Bluebell Partners di Giuseppe Bivona e Marco Taricco, società di consulenza che ha azioni Telecom in portafoglio e dà consigli di governance a un buon numero di investitori istituzionali.
«Spero che sentiate la responsabilità di dover unire gli azionisti e non di divderli », scrive la Bluebell al cda Telecom. I gestori sono infatti infuriati per come si stanno mettendo le cose in vista dell’assemblea del 15 dicembre, con i fondi che appaiono schierati contro Vivendi. Ma non è così. Il problema vero è che c’è un cda completamente scollegato dagli azionisti, visto che i 4/5 di esso, in base alle votazioni dell’aprile 2014, non avrebbe titolo per sederci. «Sette su 13 consiglieri siedono nel board nonostante abbiano ricevuto la fiducia da solo il 3% del capitale all’assemblea del 2014».
Ma nessuno di essi, finora, ha avuto la cortesia di dimettersi pur essendoci un azionista al 20%. In questa situazione i fondi sarebbero chiamati a scegliere tra due soluzioni una peggio dell’altra. O far entrare Vivendi alzando il numero dei membri a 17 e diluendo le minoranze che erano maggioranza nell’assemblea del 2014, oppure lasciare intatto un cda autoreferenziale e non legittimato dal voto assembleare.
Le possibili soluzioni per Bluebell sono due, da adottare prima del 15 dicembre. O si dimette tutto il cda e si procede a un rinnovo integrale includendo Vivendi ma senza innalzare il numero dei consiglieri. Oppure si dimettono i sei consiglieri entrati senza il voto di fiducia dell’assemblea (Gallo, Ben Ammar, Cioli, Valerio, Fitoussi, Marzotto) e si sostituiscono con i quattro consiglieri indicati da Vivendi (De Puyfontane, Roussel, Philippe, Herzog) riducendo il numero totale a 11.
Così si aumenterebbe anche il peso dei tre consiglieri espressi dai fondi, riallineando la rappresentanza nel board. «Speriamo che i consiglieri che rappresentano soltanto il 3% del capitale sentano l’obbligazione morale di non tenere Telecom in ostaggio del passato e agiscano responsabilmente ponendo l’interesse della società prima di ogni ambizione personale».
2. ORANGE SI AGGIUNGE ALLA MANOVRA A TENAGLIA ATTORNO A TELCOM ITALIA
Alberto Brambilla per “il Foglio”
Il recente arrembaggio a Telecom Italia di Vivendi e Iliad, due prominenti aziende francesi di telecomunicazioni e multimedia, ha risvegliato gli istinti predatori della corazzata parastatale Orange. La compagnia telefonica che ha come primo azionista singolo lo stato francese (25 per cento) ha confermato lunedì all' agenzia Bloomberg di avere ingaggiato delle banche d' affari come advisor per esplorare le opportunità di espansione in altre nazioni europee, candidandosi così a protagonista del consolidamento del settore a livello continentale.
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Nel giro di cinque o dieci anni è lecito pensare che i molti piccoli e medi operatori verranno fagocitati dai concorrenti più grandi che stanno tornando a macinare profitti, per quanto modesti. Orange ha confermato a Bloomberg il suo interesse per un' alleanza con Telecom Italia.
Orange capitalizza in Borsa il doppio di Telecom (40 miliardi contro 22) ed è la terza volta in un anno che lancia messaggi in questo senso. A giugno Gervais Pellisier, responsabile delle operazioni del gruppo in Europa, aveva segnalato l' interesse per l' olandese Kpn, la belga Belgacom e per Telecom ("uno di questi sarà sicuramente il target per noi").
Due mesi prima Stéphane Richard, l' amministratore delegato, ex capo di gabinetto del ministero dell' Economia, dell' Industria e del Lavoro con Sarkozy, aveva detto che "un' alleanza tra Orange e Telecom sarebbe una grande opportunità per il consolidamento del settore in Europa". All' epoca il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, ex Eni, smentì contatti diretti. Richard diede però un indizio che significativo a posteriori: le opportunità ci saranno "a maggiore ragione in una fase di movimento dell' azionariato di Telecom Italia".
Profetico monsieur Richard, il "movimento" in Telecom è diventato turbolento. Vivendi, il cui primo azionista singolo è Vincent Bolloré, ovvero il passepartout dei francesi in Italia, secondo azionista di Mediobanca, ha acquisito il 20 per cento di Telecom e si sta muovendo di conseguenza, tra i mugugni dei piccoli azionisti, per ottenere posizioni rilevanti in cda. Iliad di Xavier Niel, manager eccentrico vicino ai socialisti, che controlla l' operatore di telefonia mobile francese Free e la svizzera Matterhorn Mobile (ex Orange Swiss), ha in seguito assunto una posizione all' apparenza speculativa comprando il 15 per cento delle quote in opzioni e titoli a termine.
Resta da capire se le manovre in corso hanno carattere speculativo o se corrispondono a un reale disegno di conquista, ovvero se Iliad, Vivendi e Orange - questi ultimi sono in procinto di diventare soci in Dailymotion, la piattaforma di video online seconda solo a You Tube - si muoveranno come un sol uomo per conto della République. Orange, la ex France Télécom, ha oramai fatto dimenticare la scandalosa raffica di dieci suicidi del 2014 nell' azienda dal mobbing facile ed è tornata profittevole.
I ricavi e la redditività di Orange sono tornati a crescere nel terzo trimestre del 2015 dopo molti anni di declino ma la competizione domestica, contro Numericable e Bouygues che vogliono migliorare le loro posizioni, sfiderà questi risultati incoraggianti nel prossimo futuro.
Il miglioramento della capacità di spesa per investimenti (Capex all' insù del 7,6 per cento rispetto al terzo trimestre del 2014 a 1,6 miliardi) può sostenere ulteriori espansioni della rete in fibra ottica fino a casa (Ftth, che è anche la tecnologia favorita dal governo italiano per sviluppare la banda larga) e delle reti veloci 4G.
Orange sta espandendo la rete in fibra in Spagna successivamente all' acquisto di Jazztel avvenuto in agosto e dice di avere raggiunto a settembre 5,2 milioni di case spagnole (delle quali 3,9 riconducibili a Jazztel). In Europa centrale e dell' est è presente in Romania, Slovacchia, Moldavia (ha venduto Orange Armenia). La Polonia è costante fonte di dispiaceri, la crescita è ferma. Mentre l' Africa (Burkina, Ciad, Congo Brazzaville, Sierra Leone) è terra di conquista preferita fuori Europa. La voglia di grandeur non si ferma a Rozzano, sede di Telecom.