IL TERREMOTO DI PERISSI-ROTTO - ALLE GENERALI SABATO CI SARÀ LA RESA DEI CONTI: SE NON ACCETTERÀ “L’INVITO” DI MEDIOBANCA A DIMETTERSI, L’AMMINISTRATORE DELEGATO SARÀ MESSO AI VOTI IN CDA - COME DAGO-ANTICIPATO IL 12 APRILE SCORSO, IN POLE POSITION C’È MARIO GRECO, 52ENNE MANAGER NAPOLETANO, EX PARTNER DI MCKINSEY. FINO AL 2005 HA GUIDATO LA RAS - IL MALESSERE DEI SOCI FORTI, DA DEL VECCHIO A CALTA-RICCONE, DOPO IL CROLLO DEL TITOLO E GLI AFFARI COL FINANZIERE CECO KELLNER…

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1 - DOPO DUE MESI DI FUOCO, LA RESA DEI CONTI ALLE GENERALI
DAGOREPORT - Dietro lo scontro con Mediobanca e le probabili dimissioni di Perissinotto (se si arriva al voto in Cda sarà un bagno di sangue e si dovranno contare tutti i voti) c'è il malessere per le minusvalenze da centinaia di milioni dei soci forti che hanno comprato il titolo a 30 euro e ora se lo ritrovano a 8, e le operazioni col finanziere ceco Petr Kellner e la sua Ppf. In fondo, la "Penisola dei Famosi" del 12 aprile scorso in cui anticipavamo l'interesse dei soci per Mario Greco, e l'intervista di Del Vecchio al "Corriere" che ha fatto precipitare la situazione al Leone di Trieste.

GIOVANNI PERISSINOTTOGIOVANNI PERISSINOTTO SEDE GENERALISEDE GENERALI


2 - GENERALI: CDA SABATO SU PERISSINOTTO, POSSIBILE ARRIVO DI GRECO
Radiocor - Il cda di sabato prossimo avra' al centro la posizione dell'a.d. Giovanni Perissinotto. E' quanto si apprende da fonti finanziarie. All'odg la sostituzione di amministratori. Indiscrezioni raccolte da Radiocor indicano come 'possibile' l'arrivo di Mario Greco come nuovo a.d., anche se la situazione appare ancora in evoluzione.

Per l'eventuale sostituzione di Perissinotto alla guida operativa delle Generali non servira' un riunione del comitato nomine di Mediobanca, azionista di riferimento della compagnia. Le regole della banca di piazzetta Cuccia prevedono infatti che l'organo sociale ristretto, su proposta dell'amministratore delegato, Alberto Nagel, e sentito il presidente, Renato Pagliaro, adotta le determinazioni da assumere nelle assemblee delle partecipazioni dell'istituto. Le decisioni riguardano solo quindi le assise dei soci.

PERISSINOTTO GALATERI BALBINOTPERISSINOTTO GALATERI BALBINOT

3 - GENERALI: IN CDA ROSA NOMI, GRECO IN POLE
(ANSA) - In vista del cda di Generali di sabato si sta lavorando a una rosa di tre nomi tra i quali scegliere l'amministratore delegato del gruppo, al posto di Giovanni Perissinotto. E in pole position ci sarebbe la candidatura di Mario Greco. E' quanto si apprende da fonti finanziarie.

4 - GENERALI: CDA SABATO, ALLA CONTA VOTI SU PERISSINOTTO
(ANSA) - E' convocato sabato mattina il Cda della Generali. Nella riunione si andrà alla conta dei voti sulla proposta di sostituire l'attuale a.d Giovanni Perissinotto. Lo indicano fonti finanziarie che attribuiscono l'iniziativa a Mediobanca, che avrebbe già chiesto, senza successo, al manager di dimettersi.

5 - GENERALI: NO COMMENT DI MEDIOBANCA A IPOTESI CDA
(ANSA) - Mediobanca, primo azionista delle Generali con una quota del 13,24%, risponde solo con un "no comment" all'ipotesi che sabato ci sia un consiglio di amministrazione straordinario del Leone, forse per un confronto dopo le tensioni tra i soci sulla gestione del capoazienda Giovanni Perissinotto. Un "no comment" si raccoglie anche dal gruppo De Agostini, azionista con il 2,43% della compagnia e presente in consiglio Generali con il proprio A.d Lorenzo Pellicioli.

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6 - GENERALI: FT, MEDIOBANCA PREPARA LA CACCIATA DI PERISSINOTTO
(AGI) - Mediobanca "sta preparando un tentativo di defenestrare Giovanni Perissinotto", l'amministratore delegato di Generali. Lo scrive il 'Financial Times' in un articolo pubblicato online dopo la diffusione della notizia di una riunione straordinaria del cda della compagnia sabato. Mediobanca, primo azionista di Generali, fara' il suo tentativo sabato, scrive il quotidiano citando "uno dei principali azionisti internazionali" del Leone e precisando che i vertici di Mediobanca motiveranno la loro proposta con la "deludente performance" del titolo in Borsa.


7 - IL TRAMONTO DI PERISSINOTTO, L'ARRIVO DI GRECO
Dalla "Penisola dei Famosi", DAGOSPIA del 12 aprile 2012

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-sembra-fatta-per-giuseppe-vita-a-unicredit-a-palenzona-fa-gola-solo-mediobanca2-37774.htm


Gli hanno rovinato la Pasqua dalle colonne del "Sole 24 Ore" con un articolo in prima pagina a firma di Luigi Zingales. Lui però, Giovanni Perissinotto (per gli amici Perissirotto), non ci sta e oggi risponde con la fionda alla cannonata del barbuto economista dietro il quale molti ritengono ci sia la manina ispiratrice dell'ex-ministro Mimmo Siniscalco.

greco mario ad ras lapressegreco mario ad ras lapresse

Invece di replicare con pari dignità di spazio ai lettori del giornale di Confindustria, il buon Perissirotto ha scelto il quotidiano "MF" diretto da Osvaldo De Paolini. La sua replica viene introdotta dal giornale con l'accusa a Zingales di aver scritto un articolo "sgangherato...una manciata di righe, una tale summa di sciocchezze e luoghi comuni che nemmeno il più ansioso dei manager ne verrebbe smosso".

È davvero curiosa questa prefazione al verbo replicante del capo delle Generali che costruisce la sua difesa con proposizioni di tipo ragionieristico centrate soprattutto sui valori della Compagnia di Trieste. Per prima cosa respinge l'accusa formulata il giorno di Pasqua da Zingales di non aver ridotto le partecipazioni della Compagnia di Trieste dentro le banche, e con una certa reticenza rivela di aver tagliato la partecipazione in Commerzbank (dal 4,22 all'1,33%) e nel Santander (dallo 0,7 allo 0,58).

ALBERTO NAGELALBERTO NAGEL

Poiché De Paolini è troppo scaltro e consumato per accontentarsi di queste notizie, Perissirotto viene incalzato con un certo pudore ed è costretto a parlare anche della partecipazione in IntesaSanPaolo che è passata dal 4,92 al 3,27%. Da buon ragioniere che tiene d'occhio i conti e non ostenta l'aquila asburgica sulla divisa da "polizzaro", il capo delle Generali parla anche della Grecia e dei 3,4 miliardi che pesano sul bilancio della Compagnia.

Rifiuta però l'insinuazione formulata da quel diavoletto italo-americano di Zingales che l'impatto sia ricaduto sui clienti assicurati dalle Generali, e con uno scatto di orgoglio sostiene che la performance negativa dell'ultimo anno (-35%) coincide esattamente con quella dei titoli più prestigiosi della Borsa italiana.

RENATO PAGLIARO P MEDIOBANCARENATO PAGLIARO P MEDIOBANCA

Anche "MF", come il "Sole 24 Ore" nella penna di Zingales, evita di scendere su altri terreni insidiosi e nessuna domanda viene fatta al polizzaro di Trieste sull'infelice joint-venture con Ppf del cecoslovacco Petr Kellner che nel 2014 scaricherà sugli azionisti un macigno da 4 miliardi. C'è poi un altro problema ben più delicato che tocca sulla pelle il futuro del Leone di Trieste e del suo amministratore delegato: è il rapporto con Mediobanca che detiene il 14,7% di Generali e ha sempre utilizzato la Compagnia come un pozzo di acqua che serve a rinfrescare i bilanci di Piazzetta Cuccia.

Ora qualcuno dovrebbe scrivere a chiare lettere che in questo momento i rapporti tra la merchant bank milanese e la prima compagnia di assicurazioni italiana sono di totale disaffezione. È questo il vero problema sul quale si misurerà il futuro del Leone di Trieste e del suo pacioso amministratore.

Luigi ZingalesLuigi Zingales

Se poi qualche giornalista, affrancato dall'ossequio, avrà voglia di approfondire l'argomento, allora potrà percepire che ai piani alti di Mediobanca (dove peraltro il pallido Nagel e il grigio Pagliaro si dibattono tra mille dossier) è già spuntato il nome del successore del buon Perissirotto.

L'uomo su cui Piazzetta Cuccia punta per riportare equilibrio nei rapporti tra Milano e Trieste è Mario Greco, il 52enne manager napoletano che dopo essere stato partner di McKinsey ha guidato fino al 2005 la Ras per poi lasciare il posto al Cucchiani che oggi guida IntesaSanPaolo.

Forse è arrivato il momento di parlarne.


8 - LE QUOTAZIONI DI PERISSINOTTO SONO POI CROLLATE DOPO QUESTA INTERVISTA DI LEONARDO DEL VECCHIO AL "CORRIERE":

«BASTA CON I MANAGER-FINANZIERI. E ORA SI CAMBI ALLE GENERALI»

Daniele Manca per il "Corriere della Sera" del 28 aprile 2012

DEL VECCHIODEL VECCHIO

«Sono un po' a disagio. Sono azionista delle Generali con il 3%. Sono uscito dal consiglio perché non volevo litigare. Non con Geronzi. La sua uscita non contava e non è contata niente. Ma con il management. Il problema è che quando da assicuratori si vuole diventare finanzieri comprando partecipazioni le più disparate, non si fa un buon servizio alle Generali che restano una delle migliori aziende, se non la migliore, d'Italia. Purtroppo questo è un vizio nazionale. Tutti vogliono fare il mestiere di altri. Mentre questo è un periodo nel quale ognuno di noi dovrebbe pensare a fare bene il proprio dovere.

DEL VECCHIODEL VECCHIO

Guardi cosa accade al governo. E' un miracolo che un uomo come Monti si stia impegnando per risanare il Paese. Eppure già c'è chi pensa di votare a ottobre, e sarebbe un disastro. O chi crede che lo spread sia ormai domato, mentre ci vuole un attimo che torni a 600».

Leonardo Del Vecchio, classe 1935, ha creato dal niente una delle più belle aziende al mondo, la Luxottica. Studiata nelle università come caso imprenditoriale, ha sempre fatto lo stesso mestiere, costruire e distribuire occhiali.

«I miei investimenti nelle Generali o in Unicredit o in Foncière des Régions sono personali. Mi considero quindi un investitore e come tale credo che le Generali, uno dei fiori all'occhiello del Paese, abbiano bisogno di un cambio. L'amministratore delegato Perissinotto era il migliore assicuratore d'Italia e forse d'Europa».

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON MALVINAFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON MALVINA

Ma allora qual è il problema se Perissinotto è il migliore d'Europa?
«Il problema è quando si vuole fare finanza. Quando, usando i soldi dei risparmiatori che vorrebbero solo fossero ben gestiti, si comprano invece un pezzettino di Telecom e l'1% di una banca russa; si mettono a repentaglio oltre due miliardi con un altro finanziere come il ceco Kellner; oppure ci si impegna nell'operazione CityLife in una percentuale che nessun immobiliarista al mondo farebbe; e sui fondi greci sono stati persi 800 milioni. Penso quindi che oggi l'amministratore delegato, capo azienda unico, senza alibi di azionisti e presidenti, dovrebbe dare dignitosamente le dimissioni. Dovrebbe, sarebbe rispettoso verso gli investitori, gli azionisti e gli assicurati. So che in Italia questo non è uno sport nazionale, ma al suo posto non mi presenterei all'assemblea. Sono sicuro che ci sarebbe un'ovazione quasi scaligera».

SALVATORE LIGRESTI E MASSIMO PINISALVATORE LIGRESTI E MASSIMO PINI

Eppure la compagnia non soffre, i risultati operativi sono solidi anche in questa situazione...
«La parte assicurativa va bene, come le ho detto. Ma al mio amico Della Valle, che è così contento del management ma che non ha un'azione della compagnia, vorrei ricordare che in cinque anni il titolo ha perso i due terzi del suo valore. Dal primo gennaio è sotto del 12%, a confronto Allianz è sopra del 14%, in un anno il titolo ha perso il 34%. Dividendo quasi azzerato. Quello che mi dà fastidio è che i fondamentali sono buoni, l'attività assicurativa funziona. Ma voler fare i finanzieri è quello che rovina tutto. Stessa identica cosa accaduta in Unicredit. Una banca nella quale ho investito da oltre vent'anni».

Cosa c'entra Unicredit?
«E' lo stesso problema delle Generali. Fino a che ha fatto la banca è andata bene. Poi ha iniziato ad acquistare partecipazioni, ha voluto fare fusioni. Alessandro Profumo mi si è trasformato sotto gli occhi. Negli ultimi anni è cambiato. E' arrivata anche lì la finanza. Ed è andata come è andata. Io me le ricordo bene le banche che facevano il loro mestiere».

PERISSINOTTO E GERONZIPERISSINOTTO E GERONZI

Ci sono allora istituti che aiutano le imprese...
«C'erano. Quando nel 1981 andai da Rondelli, all'epoca numero uno del Credito Italiano, per chiedergli di aiutarmi a crescere negli Stati Uniti comprando Avant Garde, non ebbe esitazioni. Esaminò il progetto, si fece illustrare i programmi e diede il via libera. Ma oggi nelle banche chi fa più questo mestiere? Lo chieda alle imprese, a una piccola azienda che vuole crescere, l'aiuto che riceve dalle banche».

Hanno ragione quindi a lamentare l'assenza di credito?
«Non si tratta di credito, si tratta di assistere le imprese. I primi anni che eravamo in America, appena ricevevamo un ordine la banca ci anticipava il 30-40% perché ovviamente passava del tempo prima di incassare. E il tutto avveniva a tassi decenti. Oggi c'è qualche istituto che lo fa? Guardate Fonsai come sta andando».

Nagel e PelliccioliNagel e Pelliccioli

Sta andando che l'Antitrust ha bloccato l'operazione...
«Non conosco la vicenda, ma quello che mi chiedo è perché Mediobanca e Unicredit abbiano dato tutti quei soldi a Ligresti. Ma scusi, se fosse una buona azienda i francesi di Axa o Groupama si sarebbero fatti avanti per comprarla. E invece si procede a una fusione con due aumenti di capitale che mi fanno pensare che tra tre anni saranno ancora in difficoltà. E' questo che fa male all'Italia. Perché il nostro Paese funziona, funziona meglio di quanto si creda. Le imprese, le industrie girano».

Ma le statistiche raccontano un'altra Italia.
«Non sto dicendo che vada tutto bene, dico che il sistema produttivo funziona. Luxottica ha il 4% del fatturato che arriva dall'Italia. Ma sempre in Italia abbiamo il 60% della produzione, l'ingegneria, il design. Questo significa che qui si può produrre e si può essere competitivi. E come noi ci sono tante altre aziende, le faccio anche i nomi: Interpump, Brembo. Pensi a Tronchetti Provera».

Marco Tronchetti ProveraMarco Tronchetti Provera

Pirelli?
«Sì. Prima l'ha salvata. Poi, comprando Telecom, Pirelli s'è rovinata. Ma quando ha abbandonato le telecomunicazioni ed è tornato a fare solo pneumatici, l'ha nuovamente rilanciata. E guardi che con Tronchetti ho avuto parecchio da ridire. Ma il suo esempio vale per far capire che bisogna essere concentrati sul business, non farsi distrarre. In Italia siamo abilissimi a parlare d'altro. A quella povera ministro Fornero stanno facendo vedere l'inferno. E solo perché ha voluto ritoccare l'articolo 18 e fare le riforme delle quali questo Paese ha bisogno».

Petr_KellnerPetr_Kellner

Sull'articolo 18 si sono messi a rischio persino dei governi.
«Ridicolo. Ne discutevo con il vicepresidente di Luxottica, Luigi Francavilla, che è con me dagli inizi. E' vero, a noi non interessa, dei nostri 62 mila dipendenti forse solo uno sarebbe stato licenziato. I partiti non se ne rendono conto, ma in Italia dobbiamo solo sperare che questo governo duri. E' un miracolo se ciò accade. Passera mi sembra già più politico, ma si capisce che le persone sono lì per governare».

Ma allora cos'è che non va?
«Quando le dicevo del credito, quella è una. Se vado in Francia con la mia società immobiliare i prestiti li ottengo con un differenziale dell'1,8%; in Italia, se mi va bene e se mi prestano dei soldi, siamo al 3,5%. Ripeto, se mi danno i soldi è perché mi chiamo Del Vecchio: pensi a una persona normale. Del resto abbiamo visto come funzionano le banche. I consigli d'amministrazione ratificano quello che decide il numero uno. Alle Generali l'amministratore delegato poteva disporre investimenti fino a 300 milioni, limite che ora hanno abbassato a 100, una cifra elevatissima comunque. Il nostro Andrea Guerra ha fatto crescere la Luxottica attraverso acquisizioni in tutto il mondo e gode della piena fiducia di tutti, in azienda e fuori. Eppure anche per spese di pochi milioni informa il consiglio, pretende che si discuta in più occasioni e che si sia convinti di ogni decisione».

 

 

 

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