«Ci attendiamo che i tassi di interesse restino su livelli pari a quelli attuali o inferiori almeno fino a tutta la prima metà del 2020 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa a margine della riunione del Consiglio direttivo. Il numero uno della Bce ha precisato che «un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».
A Francoforte si studiando il progetto di una seconda edizione del quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di Stato, anche se Draghi ha sottolineato che «non è avvenuta alcuna discussione sulla possibile entità del nuovo Qe». Draghi ha anche escluso la possibilità di una sua candidatura alla guida del Fondo monetario internazionale: «Non per me, non credo proprio, non sono disponibile - ha detto - Mi fa piacere ma il problema non si pone» .
Il numero uno dell’istituto di Francoforte ha manifestato preoccupazione per lo scenario internazionale e le sue ripercussioni sull’economia: «Le informazioni più recenti indicano che circostanze sfavorevoli a livello mondiale continuano a pesare sulle prospettive per l'area dell'euro - ha detto - La prolungata presenza di incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti lascia il segno sul clima di fiducia». In particolare,la crescita è minacciata dall’involuzione protezionistica che sta caratterizzando lo scenario geo-politico.
Draghi ha dichiarato che «l’outlook sta diventando sempre peggiore, specie nel manifatturiero» e che «non gli piace quello che sta vedendo sul fronte dell’inflazione». Draghi ha riservato un monito, indiretto, anche all’Italia: «I paesi che presentano un debito pubblico elevato devono procedere nella ricostituzione di margini di manovra nei conti pubblici - ha detto - tutti i paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita». In ogn caso, le possibilità di recessione nell’Eurozona «sono ancora abbastanze basse».
Politica accomodante a lungo
La Bce ha deciso oggi di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al 0,40%. Il Consiglio direttivo, come ribadito da Draghi, si attende ora che «i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali o inferiori almeno fino alla a tutta la prima metà del 2020 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».
Una formula che segnala che l'istituto centrale sta preparando un taglio dei tassi per la prima volta dall'inizio del 2016. La Bce annuncia il bisogno «di una politica monetaria altamente accomodante a lungo dato che i tassi di inflazione restano sotto l'obiettivo di lungo periodo».
Mandato tecnico per studiare la ripresa del Qe
Ora l’attesa si sposta sulla misura più attesa dagli investitori internazionali : una nuova sessione di Quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di Stato già avviato tra 2016 e il gennaio di quest’anno. Il Consiglio direttivo ha dato mandato ai «competenti comitati dell'eurosistema di esaminare varie opzioni inclusi modi per rafforzare la forward guidance sui tassi, misure di attenuazione come ad esempio il progetto di un sistema a livelli per la remunerazione delle riserve e opzioni per l'entità e la composizione di nuovi acquisti netti di attivi».
È quanto si legge nel comunicato di vertice del consiglio direttivo Bce. A Sintra a giugno il presidente Mario Draghi aveva indicato che il consiglio direttivo già a Vilnius che i governatori avevano discusso di varie opzioni fra cui appunto il rilancio del Qe. Lo statement odierno segnala che l'istituto centrale si prepara ad annunciare un rilevante pacchetto di stimoli alla prossima riunione in calendario il 12 settembre». La versione «2.0» del Qe non è l'unica novità attesa da Francoforte. La Bce potrebbe abbandonare ilsuo storico target di inflazione «intorno» al 2%, aprendo alla possibilità di spingersi anche oltre la barriera fissata finora. Un'ipotesi tenuta in considerazione anche dalla Federal Reserve, interessata all'opzione di un 2% «flessibile» nel medio termine.