TIM, SU RICHIESTA DELLA CONSOB, PRECISA DI AVER FIRMATO UN ACCORDO DI RISERVATEZZA CON CDP EQUITY PER L'EVENTUALE INTEGRAZIONE DELLA RETE CON QUELLA DI OPEN FIBER, DI CUI CDP EQUITY DETIENE IL 60% DEL CAPITALE SOCIALE - L'OBIETTIVO È ARRIVARE A STIPULARE ENTRO IL 30 APRILE UN PROTOCOLLO DI INTESA – IL GIOCO DELL’OPA SU TIM: DOPO LO SCOPPIO DELLA GUERRA, KKR RIFLETTE ("CONTESTO DI MERCATO CAMBIATO") - L'IPOTESI DELL’OFFERTA DI CVC SUL BUSINESS DEI GRANDI CLIENTI…

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pietro labriola pietro labriola

TIM FIRMA ACCORDO RISERVATEZZA CON CDP EQUITY

(ANSA) - Tim, su richiesta della Consob, precisa di aver firmato in data odierna un accordo di riservatezza con CDP Equity al fine di avviare interlocuzioni preliminari riguardanti l'eventuale integrazione della rete di Tim con la rete di Open Fiber, di cui Cdp Equity detiene il 60% del capitale sociale. L'obiettivo, si legge in una nota, è arrivare a stipulare indicativamente entro il 30 aprile un protocollo di intesa (memorandum of understanding) "volto a definire gli obiettivi, il perimetro, la struttura e i principali criteri e parametri di valutazione relativi al progetto di integrazione".

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TIM: KKR NON SI TIRA INDIETRO MA SCENARI CAMBIATI

(ANSA) - Il fondo Kkr è ancora interessato a Tim e ad acquisirne il 100% senza aspettare che l'ad Pietro Labriola porti ad esecuzione il suo piano, che di fatto ha lo stesso traguardo, quello della separazione della rete. Ma gli scenari, soprattutto macroeconomico dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina ma anche le prospettive della società dopo i downgrade e le previsioni sul 2022, sono cambiati e come era già trapelato nelle scorse settimane non si può più pensare che le condizioni economiche siano le stesse.

 

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Per questo, trapela da ambienti finanziari mentre gli americani stanno ancora lavorando con i loro advisor alla risposta da dare al cda di Tim e non commentano i rumors sul dossier, ancora di più Kkr riterrebbe necessaria una due diligence. A novembre il fondo aveva presentato al board una manifestazione di interesse non vincolante che assegnava un valore indicativo per le azioni, in caso di un'opa, a 0,505 euro (un'offerta tutta cash per tutte le categorie di azioni) che riconoscevano al mercato un premio del 60 per cento.

 

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TIM L’OFFERTA DI CVC ARRIVA IN CDA

Francesco Spini per “la Stampa”

 

L'offerta di Cvc sul business dei grandi clienti di Tim si prepara ad accendere la freccia del sorpasso su quella di Kkr. Crescono infatti le probabilità che già giovedì - nella riunione post assembleare che dovrà confermare le deleghe all'ad Pietro Labriola - il cda possa occuparsi della proposta mossa dal fondo inglese che, rispetto alla manifestazione di interesse americana che prospetta un'Opa su tutto il gruppo, mira a una minoranza della futura società che conterrà i servizi dedicati a grandi imprese e Pa.

 

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Un'offerta che in Tim sarebbe percepita come amichevole, anche se con una valutazione - 6 miliardi tra capitale e debito - giudicata poco generosa. Possibile che a Cvc possa essere concessa una due diligence (limitata alla divisione e da concordare), più difficile il sì a un'esclusiva. Il fondo inglese, come detto, punta alla minoranza della futura società (Enterprise o, più semplicemente, TopCo), ma a quanto risulta si sarebbe detto disposto ad avere anche meno del 49% prospettato e permettere l'ingresso di un altro socio al suo fianco: l'idea sarebbe quella di lasciare spazio a Cdp, già azionista di Tim col 9,8%, come garanzia al governo, vista la sensibilità del business che interessa anche la pubblica amministrazione. Lunedì arriverà pure la risposta di Kkr alle ultime sollecitazioni di Tim, che vuol sapere prezzo (50,5 centesimi o altro) e determinazione all'Opa.

 

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Le attese sono di una reiterata richiesta da parte di Kkr di una due diligence sul gruppo (sebbene con un perimetro ridimensionato) che appare lo scoglio maggiore. In Tim sono convinti che bilancio e piano bastino. Se Kkr dopo l'esame si ritirasse, che ne sarebbe del titolo? In ogni caso più l'Opa si allontana, più l'azione scende: ieri ha perso un altro 3,45% a 32,2 centesimi.

 

Ma anziché approdare al consiglio di giovedì, il tema dell'Opa Kkr potrebbe proseguire in un ulteriore scambio epistolare con Tim, che preferirebbe indirizzare l'interesse americano sulla sola rete. Già lunedì è in arrivo l'accordo di riservatezza tra Tim e Cdp per porre le premesse a una lettera di intenti da siglare entro un mese per la fusione con Open Fiber. Gli avvocati di Cdp anche negli ultimi giorni avrebbero opposto tutti i loro dubbi sul rendere pubblica qualunque intenzione prima dell'aggiudicazione, a giugno, delle gare per la banda ultralarga nelle aree grigie, ma la ragion politica della rete unica avrebbe prevalso.

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TIM IN BILICO LA PROPOSTA DI KKR «CONTESTO DI MERCATO CAMBIATO»

Rosario Dimito per “il Messaggero”

 

La guerra ha cambiato il contesto di mercato dal 19 novembre e da parte del governo si è concretizzata la determinazione a realizzare la rete unica facendo scendere in campo Cdp. Inoltre per costruire una proposta vincolante con un prezzo definitivo e condizioni finali propedeutiche a una due diligence confirmatoria, servirebbe più tempo rispetto ai sei giorni concessi dall'ultimo cda di Tim di mercoledì scorso: più tempo per procedere con approfondimenti necessari per le mutate condizioni di mercato.

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Così Kkr attraverso i suoi consulenti sta predisponendo la risposta al gruppo di tlc entro lunedì 4 che lascia intendere la volontà di non andare avanti sull'Opa, anche se precisa chiaramente che il fondo resta aperto verso un rapporto di collaborazione costruttiva con l'ex monopolista, anch' esso disponibile alle partnership.

 

Dunque, salvo colpi di scena, il fondo di New York si defila dalla conquista del controllo di Tim ma, nel sottolineare la disponibilità a forme di collaborazioni, sottende di voler restar al tavolo della fusione fra Netco e Open Fiber visto che nella società della rete, oggetto di separazione dalla Enterprise ServiceCo, confluirà Fibercop, contenente la rete secondario di Tim che verrà apportata insieme all'infrastruttura primaria. In Fibercop Kkr è il secondo azionista con il 37,5%, dietro Tim (58%): ha quindi il biglietto di tribuna d'onore per partecipare alla partita sulla grande infrastruttura del Paese. In tribuna c'è anche Macquarie con il suo 40% di Open Fiber.

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La posizione che verrà formalizzata dall'investitore americano sembra la logica e inevitabile conseguenza degli sviluppi maturati nelle ultime settimane e che, in un cda straordinario di Cdp, nei primi giorni della prossima settimana, in qualità di azionista al 60% di Open Fiber e al 9,8% di Tim, attraverso una procedura di governance trasparente, verrà siglato un Non disclosure agreement (Nda) con Tim.

 

Sarà il primo passo formale per mettere i tasselli dell'integrazione che nel giro di un mese, verrà regolata da un Mou probabilmente vincolante. In parallelo agli accordi strategici, verrà finalizzato fra Tim e Open Fiber un accordo commerciale con focus sulle aree bianche relativo all'utilizzo da parte di Open Fiber delle infrastrutture dell'incumbent e la migrazione di clienti Telecom sull'infrastruttura pubblica nelle aree a fallimento di mercato che sono anche zone geografiche interne.

henry kravis. henry kravis.

 

E' una piattaforma conveniente a entrambi perchè porta risorse fresche a Telecom, infrastrutture e clienti a Open Fiber e sancisce il definitivo superamento della conflittualità fra le parti in quanto fino alla precedente gestione dell'ex monopolista, anche queste aree era oggetto di fortissima competizione commerciale. Tutte queste novità saranno esaminate dal prossimo cda di Tim di giovedì 7, giorno in cui si svolgerà l'assemblea di bilancio e per la conferma di Pietro Labriola.

 

E il board che si terrà dopo l'assise dei soci per confermare Labriola ad, potrebbe anche esaminare gli interessi che su Enterprise ServiceCo, la società di servizi contenente tutta la parte business, come Noovle, Olivetti internet of Things, Sparkle. Su quest' area che rappresenta circa 2,7 miliardi di ricavi di Tim, Cvc ha manofestato interesse. Ma altri fondi sono interessati a entrare nella partita. Chi sta studiando da vicino il dossier è Bain Capital, Apax che si aggiungono ad un altro fondo attivo in Italia Apollo.

 

 

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