TORINO DEAGNELLIZZATA – DALLA PROSSIMA SETTIMANA SPARISCE IL LOGO FIAT DAVANTI AL LINGOTTO, MA LA CITTA’ HA GIÀ FATTO I CONTI CON L’ABBANDONO – SE NE VA UN MARCHIO, RESTANO I CASSINTEGRATI

Giuseppe Berta: “Non si tratta di un trauma perché la metamorfosi è già avvenuta, siamo alla fine di un lungo addio. Non va via solo la Fiat, è il sistema italiano della grande impresa che non c’è più”. Marco Revelli: “Un addio che dura da anni ma che è sempre stato negato ogni volta che un pezzo di Fiat veniva smontato”…

Condividi questo articolo


Camilla Conti per il “Fatto quotidiano

 

Dalla prossima settimana non ci sarà più il logo Fiat davanti al Lingotto, dove il gruppo da domenica non avrà più il suo quartiere generale. Da lunedì la residenza fiscale della società che si chiamerà Fca sarà a Londra, in Saint James Street.

 

fiat logo fiat logo

Un addio storico per la Fabbrica Italiana Automobili Torino che è nata proprio all’ombra della Mole l’11 luglio dell’ormai lontano 1899. Pare che a suggerire l’acronimo Fiat fosse stato al tempo da Cesare Goria-Gatti, il fondatore dell'Automobile Club d'Italia, che dalle colonne del giornale L'Automobile, sottolineava il benaugurante significato latino (terza persona singolare nel verbo fio = sono fatto, divengo) per il futuro dell’azienda.

 

La Fiat iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923. Oggi c’è un nuovo gruppo chiamato Fiat Chrysler Automobiles (Fca) con sede legale in Olanda e residenza fiscale nel Regno Unito. “L’uso di un acronimo aiuta a stemperare i legami col passato, senza reciderne le radici e al tempo stesso contribuisce a definire l’approccio globale del gruppo. Facile da comprendere, pronunciare e ricordare, è un nome adatto all’internazionalità del mercato contemporaneo”, recitava il comunicato stampa che nel gennaio scorso accompagnava la presentazione del nuovo marchio.

SERGIO MARCHIONNE VERSIONE 'BARBUDO' SERGIO MARCHIONNE VERSIONE 'BARBUDO'

 

Un trauma per Torino e i torinesi? “Non si tratta di un trauma perché la metamorfosi è già avvenuta, siamo alla fine di un lungo addio”, risponde Giuseppe Berta, docente alla Bocconi di Milano, storico dell'industria, nonché autore di diversi saggi proprio sulla trasformazione del gruppo automobilistico.

 

“Non va via solo la Fiat, è il sistema italiano della grande impresa che non c’è più. Abbiamo troppo poche aziende di dimensioni medio grandi, intendo dal miliardo e mezzo ai tre miliardi di fatturato perché non c’è una piattaforma che le valorizzi e che consenta loro di fare massa critica”. Certo, a Torino rimane il museo dell’Automobile, perché aggiunge Berta, “la storia nessuno ce la può portare via”. Di lungo addio parla anche lo storico e sociologo torinese Marco Revelli.

 

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano

“Un addio che dura da anni ma che è sempre stato negato ogni volta che un pezzo di Fiat veniva smontato. Ma la vera amputazione credo ci sia stata quando è scomparsa la grande scritta dalla palazzina di Mirafiori. E con essa se ne è andato via un pezzettino di anima di questa città. Restano invece qui a Torino i 5mila lavoratori appesi al destino del polo dell’auto di lusso coi suv della Maserati annunciato da Marchionne, un piccolo esercito di persone impoverite da anni di cassa integrazione“.

 

C’è poi Diego Novelli che non riconosce più la sua Torino, quella che lo vide sindaco del Pci dal 1975 al 1985 e che oggi vede cancellare loghi e operai. Non si tratta di nostalgia, ma di “valore positivo della memoria”, dice al Fatto.

 

giuseppe berta giuseppe berta

“PER DECENNI la Fiat in questa città ha significato tutto, voleva dire lavoro, significava poter contare sulla Malf, la mutua aziendale dei lavoratori, sulle colonie estive per i figli, e anche sui cinema visto che la Fiat aveva pure alcune sale sparse in città. La Fiat era Torino. Tanto che le stesse istituzioni locali erano piegate al volere dell’azienda. In molti dimenticano che Mirafiori venne costruita nel ’37, e poi inaugurata due anni dopo, con il benestare dell’allora podestà sebbene sorgesse a ridosso di un sanatorio per tubercolotici.

 

MARCO REVELLI MARCO REVELLI

Oggi la Fiat non c’è più ma i torinesi non sono sconvolti perché sparisce il logo dal Lingotto, come del resto non si sa più niente del logo Fabbrica Italia, che doveva essere il grande progetto di rilancio dell’auto nel nostro Paese. Chi l’ha più visto?”, si chiede Novelli. Che, come molti suoi concittadini, non si preoccupa per un marchio che se ne va ma per i cassintegrati che restano.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MAMMA! MORMORA LEONARDINO… - L’AFFETTUOSO INCONTRO TRA LA VEDOVA DEL VECCHIO, NICOLETTA ZAMPILLO, CON IL VIVACISSIMO FIGLIO LEONARDO MARIA, IN DECOLLO PER LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” MILANESE: "CHIODO" AL POSTO DEL DOPPIOPETTO MANAGERIALE - DAL 27 GIUGNO 2022, SONO TRASCORSI OLTRE DUE ANNI DALLA SCOMPARSA DI DEL VECCHIO E LA GUERRA SULL’EREDITÀ TRA GLI 8 EREDI SI E’ INGARBUGLIATA DEFINITIVAMENTE QUANDO È ESPLOSO IL CASO DEGLI SPIONI MILANESI DI EQUALIZE SRL, DOVE TRA I CLIENTI PIU’ DOVIZIOSI SBUCA LEONARDINO CHE ‘’VORREBBE MONITORARE IL FRATELLO MAGGIORE CLAUDIO DEL VECCHIO E UN CONSULENTE CHE STA VICINO A UNA DELLE SUE SORELLE, PAOLA DEL VECCHIO…”

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...