1. BEZOS, SPENDO NELLO SPAZIO PERCHÉ STIAMO DISTRUGGENDO TERRA
(ANSA) - "Dobbiamo andare nello spazio" perché "stiamo distruggendo questo pianeta". Parola di Jeff Bezos, il patron di Amazon che sta investendo miliardi di dollari in tecnologie spaziali. In un'intervista a Cbs Bezos spiega che questi investimenti sono importanti "per la terra, per il dinamismo delle future generazioni. Noi umani dobbiamo andare nello spazio se vogliamo continuare ad avere una civilizzazione che cresce".
Al momento, aggiunge Bezos, "inviamo cose nello spazio che sono prodotte sulla terra. A un certo punto sarà più economico e semplice produrle nello spazio e inviare i prodotti più complessi sulla terra", sulla quale non ci saranno più gli impianti e l'inquinamento generati dalle industrie. La Terra potrebbe essere una sorta di zona residenziale, osserva Bezos ammettendo che ci vorranno diverse generazioni, forse centinaia di anni prima che questo diventi realtà ma Blue Origin ci sta lavorando. La passione di Bezos per lo spazio affonda le radici nella sua infanzia, quando - racconta - incollato alla tv ha guardato gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrare sulla Luna.
2. AMAZON, L' ANTITRUST UE AVVIA UN' INDAGINE NEL MIRINO L' USO IRREGOLARE DEI DATI DI VENDITA
Emanuele Bonini per “la Stampa”
Amazon potrebbe aver utilizzato i dati di vendita in modo contrario alle regole, per ottenere un vantaggio ingiusto rispetto agli attori più piccoli attivi sul mercato. Per questo motivo la Commissione europea ha avviato «un' indagine approfondita» nei confronti dell' azienda di e-commerce di Seattle. Si teme l' aggiramento delle norme sulla concorrenza del mercato unico. Il colosso statunitense si dice pronto a collaborare con l' Europa per fugare ogni dubbio, ma intanto finisce nuovamente nel mirino dell' Antitrust a dodici stelle.
L' esecutivo comunitario è già intervenuta nei confronti Amazon. A ottobre 2017 il commissario per la Concorrenza, Margrethe Vestager, è giunta alla conclusione che l' impresa statunitense ha beneficiato di aiuti di Stato illegali nella forma agevolazione fiscali, chiedendo la restituzione di 250 milioni di euro (più interessi) di tasse non pagate al governo di Lussemburgo. Adesso l' avvio della nuova inchiesta per presunti abuso di posizione dominante e restrizioni alla libera concorrenza.
Su internet Amazon conduce una doppia attività: vendita al dettaglio diretta su internet e «affitto» di spazi sulla propria piattaforma per altri rivenditori, i cosiddetti «market place». E' su questo secondo tipo di business che l' Ue ha deciso i condurre accertamenti. Le informazioni sono una componente essenziale per l' assegnazione, da parte di Amazon, delle cosiddette «Buy Box» ( o «caselle di acquisto», in italiano), vale a dire la sezione bianca sul lato destro della pagina dei dettagli del prodotto in vendita sulla piattaforma web. Qui i clienti possono aggiungere articoli per l' acquisto al loro carrello.
Il 58% del fatturato lordo su Amazon proviene da venditori terzi. A Bruxelles si ritiene che sulla base della raccolta dei dati, il gigante del commercio elettronico abbia di fatto deciso arbitrariamente chi far partecipare al business del commercio on-line e chi no. Un' indagine preliminare era scattata lo scorso settembre, ma a quanto sembra non ha eliminato i dubbi degli europei.
«Ho deciso di guardare da vicino alle pratiche commerciali di Amazon per vedere se l' azienda rispetta le regole di concorrenza dell' Ue», spiega Vestager. «L' e-commerce ha accresciuto la concorrenza nel commercio al dettaglio ampliando le opportunità di scelta e abbassando i prezzi».
Però occorre vigilare. «Dobbiamo far sì che le grandi piattaforme on-line non eliminino questi benefici impegnandosi in comportamenti anti-concorrenziali».
Amazon è pronta a offrire «la massima collaborazione» alla Commissione europea e a «lavorare intensamente per sostenere le aziende di tutte le dimensioni e per aiutarle a crescere». Il colosso Usa ha annunciato nuovi accordi di servizio per i rivenditori terzi, in vigore dal 16 agosto. A Seattle auspicano che il cambio di regole possa evitare eventuali nuove multe Ue. La società rileva che grazie alle modifiche l' Antrust tedesco ha chiuso senza sanzioni un' indagine analoga a quella avviata da Vestager.