ZUCCHI PORTA I LIBRI IN TRIBUNALE, E BUFFON POTREBBE PRESTO CEDERE QUOTE A NUOVI AZIONISTI - ANCHE I CRUCCHI TRUFFANO: MEGA-MULTA DA 2,5 MILIARDI PER DEUTSCHE BANK, CHE LICENZIA 7 TRADER DELLO SCANDALO LIBOR

L'ambasciatore Paolo Dionisi silurato dopo solo 2 mesi alle relazioni istituzionali Alitalia (l'Emiro non gradiva) - Merloni si affida a Vitale per Riello e Ferroli - Roma Poltrona: il ritorno di Acea da 7 a 9 consiglieri - Carige, la fondazione boccia il cambio della governance...

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1. SUSSURRI & GRIDA

Dal "Corriere della Sera"

 

IL DOSSIER ZUCCHI SUL TAVOLO DEI FONDI DI PRIVATE EQUITY

LOGO ZUCCHI LOGO ZUCCHI

(m.s.s.) Ieri Zucchi ha presentato al Tribunale di Busto Arsizio (Varese) la domanda di concordato preventivo in bianco, formalizzando così quanto deciso lunedì scorso dall’assemblea degli azionisti in vista dell’accordo con le banche sul debito.

Ma, mentre affronta questo snodo critico, per la società che produce biancheria per la casa sembrano affacciarsi possibili nuovi investitori.

 

L’advisor Ernst & Young avrebbe, infatti, incontrato nei giorni scorsi alcuni fondi di private equity e un paio di operatori industriali, tra i quali ieri una società pachistana. Quanto ai fondi, sul mercato si sostiene che il dossier sia sul tavolo di operatori come Blackstone, Carlyle, Opera e Orlando.

 

Un primo giro di colloqui sarebbe stato già completato e ora si tratterà di vedere cosa porteranno in concreto. Parlando con i sindacati, incontrati ieri, il management ha ribadito la necessità di arrivare a un accordo con gli istituti di credito entro fine giugno e di ridurre ulteriore i costi strutturali.

 

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Zucchi è in difficoltà da alcuni anni e, nell’ambito delle ristrutturazioni che si sono succedute, alla famiglia fondatrice, gli Zucchi, si è sostituito come azionista di riferimento il portiere della Juventus e della Nazionale Gianluigi Buffon che molto si è speso per rilanciare un marchio che fa parte della storia dell’industria manifatturiera italiana e che ancora oggi occupa 1.100 persone. «Siamo tutti impegnati — aveva detto l’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi — a salvare un gruppo importante».

 

 

CARIGE, LA FONDAZIONE BOCCIA IL CAMBIO DELLA GOVERNANCE

( s.rig. ) Via libera di Carige al secondo aumento di capitale in due anni, stavolta da 850 milioni di euro, che dovrebbe porre fine all’era Berneschi e riportare la banca genovese in linea di galleggiamento, dopo i 543 milioni di perdita del 2014. L’operazione è attesa tra fine maggio e giugno.

 

piero Montani piero Montani

All’assemblea di ieri il voto decisivo della Fondazione (12,5% del capitale) ha bocciato le proposte di modifiche statutarie (più poteri al cda e un secondo vicepresidente), auspicando, per voce del suo rappresentante Giovanni Domenichini, che gli interventi venissero rinviati «a quando la compagine azionaria sarà aggiornata e stabilizzata». A quando cioè — probabilmente dal 4 maggio — la Fondazione terminerà l’ iter autorizzativo della cessione del 10 per cento del capitale a favore del gruppo di Vittorio Malacalza.

 

BANCA CARIGE BANCA CARIGE

«Siamo a metà del guado — ha detto l’amministratore delegato Piero Luigi Montani —. Ma abbiamo impostato un lavoro volto alla creazione di valore nel tempo». L’assemblea dell’istituto ligure ha approvato il bilancio e il raggruppamento delle azioni, ordinarie e di risparmio, in ragione di una nuova ogni cento possedute. «Dal 2013 — ha sottolineato Montani — Carige ha aumentato la propria dotazione di capitale di 1,46 miliardi, senza considerare un bond convertibile da 400 milioni e il prossimo aumento».

 

paolo dionisi ad abu dhabi paolo dionisi ad abu dhabi

In termini percentuali, dalla fine del 2013 l’indicatore Cet1 è passato dal 5,4% all’8,7% di oggi. Montani ha anche fatto chiarezza sulla ventilata cessione della banca Cesare Ponti: «Gli advisor sono al lavoro e il cda valuterà le offerte. Di certo, non accetteremo proposte a valori inferiori a quelli di libro».

 

PARTERRE

Da "Il Sole 24 Ore"

 

ALITALIA-SAI E IL CAMBIO ALLE RELAZIONI ISTITUZIONALI

Saranno scosse di assestamento, ma la squadra di Alitalia-Sai con Etihad al 49% non è ancora pienamente decollata. Se ne è andato Paolo Dionisi, il cui arrivo era stato annunciato il 2 febbraio come responsabile delle relazioni con le istituzioni nazionali e internazionali alle dipendenze dell’ad Silvano Cassano.

 

paolo dionisi con al sayegh e al mubarak del fondo mubadala con montezemolo e ron barrott di aldar paolo dionisi con al sayegh e al mubarak del fondo mubadala con montezemolo e ron barrott di aldar

Dionisi è stato in carriera diplomatica per oltre 20 anni, ex ambasciatore ad Abu Dhabi e a Muscat. Dopo questa esperienza Dionisi aveva lasciato la carriera diplomatica, fatto inconsueto. Probabilmente Alitalia aveva pensato di contare sulle sue relazioni negli Emirati Arabi, casa di Etihad. Però un mese dopo la nomina Dionisi ha lasciato Alitalia.

 

Qualcuno ipotizza che sarebbe venuto meno il gradimento del socio di Abu Dhabi. Adesso c’è un nuovo direttore vendite Italia, Nicola Bonacchi, viene da Ntv, la società dei treni di cui è azionista il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo. Bonacchi va al posto di Davide Mandaresu, che, dice Alitalia, «avrà il compito di guidare le relazioni e attività commerciali con i clienti istituzionali e globali». Mansione già compresa nelle precedenti funzioni. (G.D.)

MONTEZEMOLO HOGAN CASSANO MONTEZEMOLO HOGAN CASSANO

 

MERLONI CHIAMA VITALE PER DOSSIER RIELLO E FERROLI

C’è grande fermento nel settore delle caldaie e dei sistemi di riscaldamento. I due dossier che stanno scaldando gli animi sono Riello Group e Ferroli, entrambe venete. Ma in una situazione ben diversa. Riello, malgrado il debito importante, continua ad essere sana industrialmente ed il suo presidente Ettore Riello continua a essere saldo al timone e pronto a cedere al massimo una minoranza. Il gruppo veronese Ferroli, al contrario, vive una situazione più pesante: l’advisor Mediobanca starebbe infatti cercando di evitare il concordato davanti al Tribunale.

PAOLO MERLONI PAOLO MERLONI

 

Alla finestra sui due dossier sono in tanti. Tra i più interessati c’è Ariston Thermo, gruppo della famiglia Merloni. Ora, secondo i rumors, proprio la famiglia Merloni avrebbe incaricato una boutique specializzata in M&A e ristrutturazioni come la Vitale Associati per tenere d’occhio i due dossier: ad interessare è Riello come gruppo e alcune divisioni della Ferroli. L’obiettivo sarebbe quello di un consolidamento del mercato. (C.Fe.)

 

IL RITORNO ALL’ANTICO DI ACEA E IL DIETROFRONT DEL COMUNE

Il futuro, con il consolidamento delle utility, benedetto dall’ad Alberto Irace, è ancora di là da venire. Ma Acea vuole farsi trovare pronta e, per esserlo, dicono in coro il collegio sindacale e i consulenti di Egon Zehnder, bisogna riportare il cda a nove membri, anche per garantire il corretto funzionamento dei comitati interni. Così ieri la proposta è passata a larga maggioranza nell’assemblea dei soci con il “sì” del Comune.

ALBERTO IRACE ALBERTO IRACE

 

Lo stesso che, un anno fa, impose la riduzione del cda (da 9 a 7) e il suo contestuale rinnovo, aprendo la strada, davanti al tribunale del lavoro, alle richieste di risarcimento per revoca senza giusta causa di tre ex consiglieri (Peruzy, Leo e Illuminati) e dell’ex presidente Cremonesi, interpellato ieri dall’agenzia Dire. «Avevamo fatto presente a tutti i soci, in primis il Comune, che una quotata, con tutti i comitati interni esistenti, con solo 7 consiglieri non è facilmente gestibile».

ignazio marino ignazio marino

 

Ma allora Marino - che dovrà comparire davanti al giudice - non volle sentire ragioni, nonostante Acea avesse fior di pareri dalla sua. Ieri, invece, il Comune non ha battuto ciglio. Consegnando, però, un formidabile assist agli ex consiglieri sul piede di guerra. (Ce.Do.)

 

3. STANGATA DEUTSCHE BANK, MULTA RECORD 2,5 MLD PER LIBOR

Ugo Caltagirone (ANSA) - Lo scandalo Libor fa un'altra vittima eccellente: Deutsche Bank. Il colosso bancario tedesco, accusato di aver partecipato alla manipolazione del tasso interbancario di riferimento, in base all'accordo raggiunto dovrà sborsare una maxi-multa da 2,5 miliardi di dollari alle autorità statunitensi e britanniche. I sette dipendenti coinvolti nella vicenda verranno inoltre licenziati: sei lavoravano nella filiale di Londra e uno in quella di Francoforte.

 

I nomi di questi trader non sono stati resi noti, ma - spiega il Dipartimento dei servizi finanziari dello stato di New York (Dfs) - si tratta di un amministratore delegato, quattro direttori generali e due altri dirigenti. La stangata su Deutsche Bank arriva dopo quella da 1,5 miliardi di dollari inflitta per la vicenda Libor anche al gruppo svizzero Ubs, a fine 2012.

 

DEUTSCHE BANK DEUTSCHE BANK

Ad essa vanno aggiunti i 7,1 miliardi di euro che la banca tedesca ha già dovuto sostenere per le spese legali negli ultimi tre anni. Un colpo non da poco, dunque, che lede immagine e bilanci della corazzata il cui quartier generale e' a Francoforte. E i cui vertici esprimono "profondo rammarico", pur parlando di "un ulteriore passo in avanti per ricostruire la fiducia di clienti e azionisti".

 

L'atto di accusa dell'autorità finanziaria dello stato di New York e' pesante: "dipendenti di Deutsche Bank hanno profuso un notevole sforzo teso a manipolare ad ampio raggio il tasso di riferimento con lo scopo di trarne profitto finanziario". "I mercati - concludono i regolatori newyorkesi - non si manipolano da soli: serve un'azione illecita deliberata da parte di singole persone".

 

Nel dettaglio, Deutsche Bank dovrà versare 775 milioni di dollari al Dipartimento alla giustizia americano, 800 milioni di dollari alla Us Commodity Futures Trading Commissione (l'autorità statunitense che regola il mercato dei futures), 600 milioni al New York State Department of Financial Services (Dfs) e 227 milioni alla Financial Conduct Authority britannica.

 

"Nessun membro del Consiglio di Gestione di Deutsche Bank, attuale o passato, è coinvolto o era a conoscenza della condotta inappropriata dei trader", chiarisce in una nota la banca tedesca, spiegando di aver messo in atto "provvedimenti disciplinari e licenziamenti nei confronti dei trader coinvolti nella vicenda, rafforzando significativamente i controlli e le procedure".

 

Il gigante bancario tedesco, quindi, assicura che effettuerà "accantonamenti per ulteriori 1,5 miliardi di euro" sul fronte delle spese legali ancora da sostenere. E mette in evidenza lo sforzo effettuato nell'indagine interna, "la più grande della sua storia che ha raccolto oltre 150 milioni di documenti elettronici e 850 mila file audio", oltre alla revisione di più di 21 milioni di documenti elettronici e 320 mila file audio.

 

 

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