DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - È ARRIVATA A SORPRESA L’ENCICLOPEDICA “CASTLEVANIA DOMINUS COLLECTION”, RACCOLTA DI TRE CAPOLAVORI BIDIMENSIONALI MANGA-GOTICI E PROVENIENTI DAL PRIMO DECENNIO DEL 2000. “DAWN OF SORROW”, “PORTRAIT OF RUIN” E “ORDER OF ECCLESIA” SONO IL VERTICE LUDICO E ARTISTICO DELLA CELEBERRIMA SERIE VAMPIRESCA E ORMAI ESTINTA DI KONAMI. UNA COLLEZIONE IMPERDIBILE E IMPRESCINDIBILE… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

 

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Sono giunti d’improvviso, come vampiri nella notte che bussano al vetro di una finestra, ma benevoli nel loro gotico, avventuroso e bidimensionale splendore, tre dei migliori videogame della notturna serie di Castlevania, tre opere risalenti al primo decennio del nuovo secolo che furono esclusiva della console portatile dal doppio schermo Nintendo DS, oggi quasi introvabili, oggetto di collezionismo e difficilmente giocabili senza un hardware ancora funzionante. Una sorpresa annunciata durante il Nintendo Direct del 27 agosto, sebbene la nuova collezione di questi classici di una Konami ancora esemplare sia disponibile anche per altre piattaforme.

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La Castlevania Dominus Collection (la terza raccolta nel corso degli ultimi anni) contiene tre titoli vari e profondi per enciclopedica mostruosità, per le sempre sorprendenti, contorte ma illuminanti architetture, per la semplicità ma non per questo sciocchezza della loro narrazione manga-horror, per la cura amorosa dei disegni e delle musiche: Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin, Order of Ecclesia. Sono state sempre bellissime e poetiche le titolazioni di Castlevania, saga ormai estinta da quando Koji Igarashi ha lasciato una Konami d’improvviso svogliata e disinteressata.

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Tre “Metroidvania” paradigmatici (strano chiamarli così perché il non così elegante neologismo che definisce questo sottogenere avventuroso dall’esplorazione non lineare deriva in parte proprio dalla serie in questione), che risorgono in un’epoca durante la quale ne escono in continuazione, sfidando il loro classicismo e spesso riuscendo persino ad eccellere come Ultros o Prince of Persia The Lost Crown solo quest’anno.

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Tre opere che tuttavia non sono invecchiate come gli ancestrali “nosferatu” che raccontano e continuano ad essere esempio di gioco inteso come ricerca di se stessi in uno spazio labirintico e complesso; uno spazio che solo alla fine si rivela nella sua grandiosa e chiara mappatura. Dopo fatiche, difficoltà, dubbi e inganni (attenti, c’è sempre un finale vero da ricercare oltre quello apparente), infine ritrovarsi nella completezza di una mappatura prima aliena.

 

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CASTLEVANIA DAWN OF SORROW

Uscito in origine nel 2005, si tratta del seguito di Aria of Sorrow per Game Boy e ripropone quindi il protagonista Soma Cruz, possibile reincarnazione di Dracula. Curiosa l’ambientazione futuristica, una cornice molto relativa perché l’estetica diventa quasi subito gotica quando Soma torna nei dedali del Castello del Vampiro per eccellenza, al fine di indagare su un pericoloso culto, riacquistando i suoi poteri e al contempo rischiando di “cedere al lato oscuro” a causa di nuovi traumi e tragedie.

 

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Decine di armi diverse, incanti e accessori per un gioco dalla notevole profondità strategica che rende l’azione contro i numerosissimi mostri, provenienti da più immaginari horror, un esercizio non solo digitale ma cerebrale. Soma acquista poteri assorbendoli dai nemici e ha inoltre la possibilità di usare la magia di sigilli magici che chi gioca deve disegnare sullo schermo “touch” della Switch come nell’originale. Sulle altre console si tratta di premere una combinazione di tasti.

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Avventura entusiasmante, complessa ma non troppo, da cercare di finire nel migliore dei modi possibili per non piangere e non perdersi clamorose rivelazioni e altre maestose aree da esplorare. Ci sono inoltre, dissimulate in questo melodramma horror interattivo, interessanti riflessioni sul potere e sul suo rigetto.

 

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CASTLEVANIA PORTRAIT OF RUIN

L’episodio più originale della serie, sebbene mantenga le sue peculiarità ma le rivoluzioni introducendo due personaggi giocabili e sempre intercambiabili, consentendo quindi di utilizzare poteri diversi anche in funzione dell’esplorazione. Uscito in Europa nel 2007 e ambientato durante la seconda guerra mondiale, la cui terrificante quantità di morti ha permesso la resurrezione di Dracula, Portrait of Ruin introduce i protagonisti Jonathan Morris, in grado di impugnare la leggendaria frusta ammazza-vampiri della famiglia Belmont, e la maga Charlotte Aulin, calandoli in una narrazione più tragica e oscura del solito in cui si agitano pensieri sull’orrore della guerra.

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Sebbene si torni nel castello di Dracula, potremmo visitare luoghi nuovi e a questo estranei come una piramide egizia ad esempio, utilizzando dei dipinti come portali. Forse il migliore Castlevania dopo Symphony of The Night (chissà se arriverà mai su Switch…), da completare in ogni suo straordinario anfratto come sempre ma ancora di più.

 

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CASTLEVANIA ORDER OF ECCLESIA

Uscito in Europa nel 2009, non così facile da trovare nei negozi persino allora.  Vi vaga la magica, mai sorridente e immemore Shanoa per il “mondo” di Castlevania più vasto mai concepito. E chi gioca peregrina con lei, per spazi nuovi e strani, anche se talvolta inevitabilmente già visti, perché è impossibile non tornare al castello. Ci sono gli abitanti di un villaggio da salvare in questo lungo viaggio salvifico ambientato durante il 1800 che è l’ultimo vero Castlevania, l’addio di Koji Igarashi a Konami, grandissimo finale per una saga indimenticabile che è più che giusto sia tornata anche dall’estinto DS in una forma che riesce quasi a mantenere la duplicità dei suoi schermi tramite lo split-screen.

 

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Collezione imperdibile e ricca inoltre di contenuti aggiuntivi con oceani di musiche e disegni. C’è inoltre la nuova possibilità di salvare ovunque la posizione e persino di riavvolgere parzialmente il tempo in caso di un errore fatale. I capolavori dei videogiochi non muoiono mai, come il Dracula dei Castlevania, non c’è frusta magica o qualsiasi altra arma che possa relegarli nel passato.

 

 

 

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