BOLLORE’ CON IL RAMOSCELLO D’ULIVO PER USCIRE DALL’ANGOLO - VOCI DI BORSA: VIVENDI CERCA L’ACCORDO CON MEDIASET - IL CAV MOLLA PREMIUM ED IL BRETONE EVITA LA MEGA-RICHIESTA DI RISARCIMENTO DI 3 MILIARDI E CONTA DI METTERE NEL CASSETTO LO SCORPORO DELLA RETE - GLI RIUSCIRA’? A CHI ANDRA' IL 29% DEL BISCIONE?
Ugo Bertone per Libero Quotidiano
Per ora è solo una voce. Ma la Borsa, con qualche riserva, un po' ci crede. Vincent Bolloré ha offerto un ramoscello d' ulivo alla Fininvest dell' ex amico Silvio Berlusconi, senza portare rancore per la mega-richiesta di risarcimento (3 miliardi di euro) per i danni inferti dalla rottura dell' accordo si Premium.
L' azionista di controllo di Telecom Italia, secondo quanto riporta Bloomberg, avrebbe avanzato una proposta così congeniata:
- La joint venture tra Telecom Italia e Vivendi, annunciata nel giorno delle dimissioni di Flavio Cattaneo da Tim verrebbe allargata a Mediaset. In questo modo, la società italo-francese (ma con una forte componente spagnola garantita dl Biscione) potrebbe partecipare al varo di una "piattaforma latina" da opporre a Netflix e a Sky.
- Mediaset non metterà cash bensì conferirà il capitale di Premium. La nuova joint venture, tra l' altro, potrebbe partecipare da una posizione di forza all' asta per i diritti della Serie A, qualora il bando, atteso entro fine anno, venga formulato sulla base di esclusive multi-piattaforma.
- Vivendi si impegnerà nel frattempo a cedere tutta o una parte rilevante per della quota, il 29%, attualmente controllata in Mediaset. Non è dato però conoscere le modalità né tantomeno il prezzo di un' operazione del genere.
È proprio l' assenza di dettagli uno dei punti deboli del possibile deal, non troppo dissimile dalle ipotesi ventilate da analisti e banche d' affari nel corso della vicenda. E così Piazza Affari, che pure ha finalmente gratificato con un rialzo il titolo di casa Berlusconi (reduce da dieci ribassi consecutivi) non si è fatta prendere dall' euforia. Troppo recenti e troppo violente sono state le accuse reciproche per sperare che si possa concludere in breve tempo un accordo finanziario ed industriale di vasta portata.
Ma i pareri degli esperti sono unanimi: oggi la pace conviene ad entrambi: a Mediaset, che non vive certo un momento facile (come dimostra il calo del 23% accumulato da gennaio in Borsa), consapevole com' è della concorrenza crescente delle nuove piattaforme; a Vivendi, perché potrebbe risolvere il conflitto con AgCom,che ha imposto la cessione della quota eccedente il 10% nelle tv di Berlusconi. E, soprattutto, azzerare lo scontro giudiziario con il gruppo italiano che può riservare a Vincent Bolloré brutte sorprese.
La pace, poi, porterebbe un altro prezioso beneficio per Mediaset. Grazie al conferimento di Premium, il bilancio del network tv si libererebbe dal peso della pay tv che, secondo le stime di Equita Sim, prevedono una perdita a livello di flussi di cassa operativi di circa 90 milioni nel 2017 e di 30 milioni nel 2018, «senza considerare che gran parte dei 100 milioni di oneri di ristrutturazione inclusi nel piano al 2020 sono legati al downsizing della pay tv». Per il broker, del reso, il valore di Premium (765 milioni, ovvero 0,6 euro sui 3,10 della quotazione), è legato in massima parte al possibile esito della causa per danni contro Vivendi.
Gli argomenti a favore dell' operazione ci sono tutti. Contro, oltre alla ruggine accumulata in questi mesi di scambi di accuse che senz' altro peseranno al momento di definire la governance societaria, ci sono difficoltà non da poco. A partire dalla sistemazione della quota accumulata da Bolloré nel titoli del Biscione. A chi cedere una partecipazione così importante? E, soprattutto, a quale prezzo?
Sarà necessario trovare uno o più soci terzi disposti a far da cuscinetto, naturalmente garantendo al partner l' opportunità di ricavare un congruo profitto. La quadratura del cerchio, dunque, non sarà facile. Ma, a detta di Piazza Affari, ne vale la pena.