DIO SALVI LA GRECIA! - LA SVALUTAZIONE VOLONTARIA DEL DEBITO DELLA GRECIA SERVE A POCO: PER IL FMI “I 130 MLD € DI AIUTI DELL’EUROPA ABBASSEREBBERO IL DEBITO ELLENICO ENTRO IL 2020 AL 130, NON AL 120% DEL PIL, E ATENE AVRÀ BISOGNO DI ALTRI SOLDI” - LA BCE, CHE HA 40 MLD € DI BOND GRECI, È SOTTO PRESSIONE MA VUOLE TENERSI LONTANA - SI FA LARGO L’IPOTESI DI SALVARE ITALIA E SPAGNA E DI LASCIARE LA GRECIA AL SUO DESTINO - MA IN CASO DI DEFAULT CI PERDEREBBERO TUTTI...

Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Nel braccio di ferro sulla ristrutturazione volontaria del debito greco che ruolo avrà la Bce? Ieri il capoeconomista, Peter Praet, ha smentito la possibilità di un coinvolgimento: «La Bce si attiene a quanto concordato con i governi», ha detto. Ne resta fuori. Ma l'impasse attuale nei negoziati che dovrebbero alleggerire il debito ellenico di 100 miliardi, sta aumentando le pressioni su Francoforte.

Christine Lagarde, direttore del Fmi, ha chiesto che anche la Bce entri nel negoziato, «se la ristrutturazione dovesse essere insufficiente». Martedì Charles Dallara, caponegoziatore dei creditori, aveva espresso una posizione analoga.

La consapevolezza che la Bce dovrà essere coinvolta nel taglio del debito c'è da tempo, ai piani alti dell'Eurotower (si veda La Stampa del 13 gennaio). Ma se le pressioni aumentano, secondo fonti qualificate, è anche perché gli emissari Bce inviati ad Atene descrivono i progressi del piano di risanamento, ormai, «catastrofici». E anche il capoeconomista del Fmi, Olivier Blanchard ha dichiarato che i 130 miliardi di aiuti che l'Europa sbloccherebbe dopo l'haircut abbasserebbero il debito ellenico entro il 2020 al 130, non al 120% del Pil. Atene avrà bisogno di altri soldi.

Non c'è da meravigliarsi che aumenti la tensione. E come dimostrano proprio l'accerchiamento della Bce la ricerca di un capro espiatorio per l'eventuale precipitare degli eventi. La coperta è corta e ognuno la tira dalla sua parte. Se la ristrutturazione fosse più pesante, l'Europa e il Fondo tirerebbero fuori meno risorse cash. E viceversa.

Ma intanto, se la Bce partecipasse con i suoi circa 40 miliardi di bond ellenici (comprati sia sul mercato secondario, sia accettati come collaterale dalle banche), la ristrutturazione sarebbe più diluita. A meno che - ed è un'ipotesi sempre più realistica - si mettano al sicuro Italia e Spagna attraverso i «frangifiamme», le dotazioni anticrisi che possono mettere in campo Bce (un'altra asta a tre anni dopo quella da 489 miliardi di dicembre, è prevista a febbraio), Fmi e il fondo salvaStati Ue e si decida di lasciar andare Atene al suo destino.

Nel frattempo, tra i 23 banchieri centrali la discussione attorno «alla soluzione che costerebbe di meno» continua, rivela la fonte. Sul piatto della bilancia, due considerazioni. Una, economica, «non insuperabile», è che le perdite eventuali di un haircut peserebbero sui bilanci delle 17 banche centrali dell'Eurozona. La seconda è che se la Bce si sedesse al tavolo del negoziato per lo swap tra vecchi e nuovi titoli, come prevede l'intesa europea di ottobre, lederebbe i Trattati che vietano l'intervento diretto per aiutare i Paesi.

Draghi è in costante contatto con il premier greco Lucas Papademos. Se il negoziato si incagliasse una volta di troppo, il governo greco è pronto a far scattare il Cac, la clausola che trasforma la ristrutturazione da volontaria in coercitiva. I creditori non avrebbero più diritto di veto come nell'haircut volontario: si procederebbe a maggioranza.

E il taglio sarebbe ben più pesante di quello ipotizzato ad oggi (il 4% di coupon per un 60-70% di perdite). Soprattutto, il mercato e le agenzie di rating lo valuterebbero come un pieno default e farebbero scattare i cds, le assicurazioni contro il fallimento. Dinanzi a questo scenario è molto probabile che Draghi, conclude la fonte, ceda un minuto prima.

 

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