FOSSATI DI GUERRA - LA DECISIONE DI DARE BATTAGLIA IN TELECOM L'EX MISTER DADO STAR L'HA PRESA A FINE SETTEMBRE, QUANDO ANZICHE' ANNUNCIARGLI LO SCIOGLIMENTO DI TELCO, NAGEL GLI RIVELO' LA VENDITA A TELEFONICA...

Giovanni Pons per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Dalla comunità finanziaria milanese Marco Fossati è considerato alla stregua di una scheggia impazzita. Un ricco signore (ma ha solo 54 anni), conosciuto per essere il figlio di un grande industriale, Danilo Fossati, colui che fece la fortuna della Star, ma poco incline a subire i diktat del "sistema".

E oggi, nonostante Marco sia a capo di una finanziaria di famiglia con più di 2 miliardi di attività rischia di passare alla storia per l'avventato investimento in Telecom Italia. Un'incursione sul 5% del capitale costata 1,2 miliardi e sulla quale la perdita potenziale è di circa la metà, 600 milioni. Chi abbia consigliato o come sia nata la scelta della famiglia Fossati di investire una tale quantità di denaro su un solo titolo, sebbene quotato e molto liquido, non è ancora ben chiaro.

Si sa che tutto ciò è avvenuto tra il 2007 e il 2008 quasi in coincidenza con il passaggio di mano di Telecom dalla Pirelli alla compagine formata da Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e Telefonica. Si sa che un importante promotore dell'operazione, ai tempi e ancor oggi, si chiama Gabriele Galateri, allora presidente di Mediobanca e già in buoni rapporti con Cesar Alierta, l'aragonese gran capo di Telefonica, conosciuto alla Columbia University.

Ed è noto che Galateri e Fossati si conoscono da tempo, almeno dai tempi in cui il gruppo alimentare brianzolo aveva stretto una joint venture con i francesi della Danone e l'Ifil, finanziaria della famiglia Agnelli all'epoca gestita proprio da Galateri. L'alleanza con i francesi aveva permesso a Danilo Fossati, rigoroso e illuminato imprenditore, di entrare nell'orbita della Bsn di Antoine Riboud e della Lazard del mitico Michel David Weill.

In seguito a quell'alleanza la Star arrivò ad avere, nel 1995, il 4,8% della Danone e il 5% dell'Ifil oltre a una presenza importante in Spagna con l'idea di poter prima o poi realizzare una fusione con un grande gruppo dell'alimentare creando un polo europeo mediterraneo da contrapporre ai colossi Nestlè, Unilever, Heinz. Il sogno di Danilo, però, fallì per la seconda volta.

Così come si era dissolto, dopo quindici anni di tentativi, il progetto di un polo alimentare italiano insieme alla Sme, allora società delle partecipazioni statali. «Allora la Sme operava solo nel settore dolciario. E il presidente, Tullio Masturzo, puntava a uno sviluppo della finanziaria nel settore alimentare. In me ha giocato l'ambizione di sentirmi il pilastro sul quale si reggeva questo programma di sviluppo», spiegò Fossati in un'intervista del 1985, quando ritornò "privato" ricomprando il 50% della Star in cambio del 42% della Alivar e di 50 miliardi di lire.

Il destino ha poi voluto che la prematura scomparsa di Danilo, nel 1995, e del fratello Luca, nel 2001, abbiano catapulato il quartogenito e irrequieto Marco alla guida del gruppo simbolo del miracolo economico italiano. Carattere esuberante, inclinazione a giocare da outsider più che da protagonista, Marco ha faticato non poco a inserirsi in un'azienda in cui vigeva la disciplina ferrea del capostipite il cui motto era: «il primo ad entrare in azienda e l'ultimo a uscire».

Un confronto duro e una frase sbagliata del padre convincono Marco a scappare in America in tenera età. In un anno di California riesce però a costruirsi il suo piccolo mondo fatto di surf, frequentazione alla Ucla e lavoro serale. La voglia di indipendenza è tale che firma con disprezzo la delega in bianco a favore del fratello Luca che il padre gli fa pervenire via posta. Ma è proprio il legame molto forte con il fratello a farlo rientrare in Italia e a rimettersi a disposizione dell'azienda di famiglia.

Il banco di prova è rappresentato dalla gestione della Mantovani, una piccola azienda dell'igiene personale, che Marco riesce a far crescere e poi vendere con profitto alla Reckitt & Colman. Ma ovviamente il difficile arriva dalla scomparsa del padre in poi, quando Luca e Marco vengono convocati in Mediobanca da Cuccia e Maranghi, per vedere in che mani finisce un'azienda fin lì molto prosperosa. «Abbiamo passato l'esame?», chiede Marco a Cuccia appoggiandogli una mano sul braccio e prendendosi un calcio negli stinchi dal fratello.

«Buon ceppo non mente», gli risponde il grande vecchio della finanza. La prima mossa dei fratelli al comando è degna degli insegnamenti del padre: si ricomprano a prezzo conveniente il 45% della Star dalla Danone, facendo cassa vendendo la spagnola Starlux alla Bestfoods. Ancora una volta l'indipendenza è salva ma il futuro è tutto da costruire. Si dividono i compiti, Luca si occupa di finanza e di tutte le attività della Findim, Marco di gestire l'azienda in quanto ritiene di aver ereditato il Dna dell'industriale.

La fase di mercato è difficile, occorre far fronte ai grandi cambiamenti in atto nella distribuzione in Italia, sempre più nelle mani dei grandi supermercati e ipermercati. E concentrare e adattare le produzioni agli ambiti dove si primeggia. Come ha fatto Danone, rifocalizzandosi su acqua, yogurt e baby food. L'uscita di scena di Luca nel tristemente famoso incidente di Linate, rende il gioco ancora più duro. C'è da gestire l'unità famigliare poiché i rapporti con la cognata precipitano.

Dopo un iter travagliato per assicurarsi che i reali beneficiari siano i figli minorenni di Luca la separazione è sancita dal trasferimento di beni per 700 milioni. Il miliardo di patrimonio costruito dal padre dal 1948 in poi rischia di disperdersi ma Marco non si perde d'animo. Nel momento più difficile ha bisogno di persone fidate al suo fianco e richiama da New York Nicola Biase, ex banchiere e consulente del padre passato alle cronache finanziarie per aver denunciato le pratiche illecite della Banca Privata di Sindona.

Rendendosi conto di non avere alle spalle né eredi dell'età giusta né di aver cresciuto una squadra di manager all'altezza della situazione Marco comincia a sfoltire l'impero vendendo le partecipazioni minori. Per tre anni va alla ricerca di un partner strategico per cercare di far confluire la Star in un grande gruppo in cambio di un pacchetto di azioni dal rendimento assicurato. Una variante del progetto paterno.

Vicino all'accordo con la Campbell mette a segno un colpo importante con la vendita della Mellin agli olandesi di Royal Numico. Un affare che vale 400 milioni (su 130 milioni di ricavi) di cui una parte in azioni che poi raddoppiano di valore. E quando a fine 2005 Fossati decide di avviare un'asta per la vendita della Star, in pole position c'è Eurazeo, la finanziaria dietro la quale ci sono ancora gli interessi di Lazard e Danone.

Ma il prezzo non lo soddisfa e allora punta su una joint venture al 50% con gli spagnoli di Gallina Blanca a cui affida anche la gestione. La vendita complessiva si conclude in tre fasi e il ricavato è di tutto rispetto. Marco non è riuscito a creare il polo alimentare sognato dal padre ma la famiglia con la vendita di Mellin e Star porta a casa qualcosa come 1,3 miliardi a cui si aggiunge un cospicuo portafoglio immobiliare e altre attività per un totale di oltre 2 miliardi.

Più che come compratore Marco si rivela dunque un buon venditore. E un giocatore imprevedibile a cui non piacciono i salotti e le operazioni che penalizzano del mercato, come dimostra la sua brusca uscita dall'Ifil quando vi fu da approvare la discussa fusione con Ifi. Dopo gli anni difficili di Colaninno e Tronchetti la decisione di mettere soldi in Telecom sembrava ispirata da una prospettiva di ristrutturazione aziendale.

Soprattutto Marco vedeva la possibilità concreta di un matrimonio con Telefonica e per facilitarlo aveva convinto Alierta a firmare una lettera di impegno esponendo il progetto direttamente al premier Silvio Berlusconi. Le nozze non si consumano e da quel momento per Findim inizia un vero e proprio calvario, con il titolo in caduta sotto i colpi della gestione «senza fuochi d'artificio» di Franco Bernabè.

«Di Telecom ho sottovalutato il ruolo strategico che ha per il sistema paese in rapporto all'influenza della politica», confessa oggi nel pieno della bagarre che lo vede contrapposto a Telefonica per la revoca o meno del cda. La decisione di buttarsi nella mischia Fossati l'ha presa il 23 settembre, dopo una visita in Mediobanca. Invece di annunciargli lo scioglimento di Telco, che avrebbe portato alla formazione di un nocciolo italiano al 15%, Nagel gli rivela che le banche hanno ceduto ad Alierta.

L'ennesimo voltafaccia che lo fa infuriare e lo spinge a mettersi alla testa dei piccoli azionisti e del mercato, denunciando il conflitto di interesse degli spagnoli. Una battaglia impari e senza speranza, dicono in molti, sognando la public company e un titolo Telecom risollevato. Ma la fortuna, spesso, aiuta gli audaci.

 

MARCO FOSSATI jpegMARCO FOSSATI FOTO ANSA TELECOM TELEFONICA ea c f c a cecb a a e b cesar alierta telefonicaTELECOM ITALIA MEDIA MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI MARCO PATUANOFRANCO BERNABE CESAR ALIERTA GABRIELE GALATERI DI GENOLA

Ultimi Dagoreport

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO