INTRIGO INTERNAZIONALE - DOPO S&P SULLE GENERALI E FITCH SULLE BANCHE, LA CONSOB CHIAMA L'ESMA PER DENUNCIARE L'ABUSO DELLE AGENZIE DI RATING CHE STANNO CERCANDO DI NUOVO DI METTERE AL TAPPETO L'ITALIA

Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"

Ieri è toccato alle banche. Il sistema creditizio italiano infatti è entrato - o sarebbe meglio dire rientrato - nel mirino delle agenzie di rating, in particolare della più piccola delle Tre Grandi, Fitch, che ha voluto ribadire la sua terza analisi negativa. A pesare, spiegano gli esperti di Fitch, è la fragilità dell'economia italiana, che allungherà i tempi del recupero delle sofferenze nei portafogli delle aziende di credito.

Sofferenze che raggiungeranno il picco nel 2014, anche perché la ripresa economica «sarà probabilmente lenta e inferiore alla media dell'eurozona» e non farà migliorare di molto la situazione delle piccole e medie imprese che sono le maggiori debitrici delle banche. Tutto ciò potrebbe determinare, dice ancora Fitch, un rischio patrimoniale per alcuni istituti di credito di media dimensione.

Si tratta di un'analisi conosciuta che, secondo Bankitalia, gli istituti italiani sono in grado di governare: l'ammontare delle sofferenze, soprattutto in relazione alla fragilità della ripresa prevista, sono il principale fattore di vulnerabilità del nostro sistema bancario, assieme al nutritissimo portafoglio di titoli di Stato italiano, in vista della revisione dei bilanci e degli stress test della Bce.

Nulla di nuovo, dunque, ma piuttosto una riedizione del già detto. Per questa ragione, forse, il giudizio di Fitch spicca di più. Dopo la modifica delle previsioni di Standard & Poor's (S&P) su Generali, la scorsa settimana, appare come un nuovo segnale negativo all'Italia e all'euro.

Tutto ciò provoca tensione nelle banche, impegnate a stringere i ranghi per affrontare gli esami di Francoforte, e sui mercati dove si stanno riflettendo le rinnovate incertezze politiche, alla vigilia di un nuovo voto fiducia per il governo Letta, e gli echi delle critiche di Bruxelles.

Le agenzie di rating, che di recente hanno rivisto al rialzo l'outlook di Spagna, Cipro e Grecia, «avranno bisogno di prove più definitive sul fatto che l'instabilità politica non ritorni» prima di fare la stessa cosa per l'Italia ha detto ieri il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni al Wall Street Journal.

I giudizi delle agenzie, che Saccomanni qualche tempo fa ha paragonato a un «branco», hanno comunque perso molto peso e raramente riescono ormai a spostare, a differenza anche solo di un ano fa, l'umore degli investitori in Borsa o sul secondario dei titoli pubblici. Lo si è visto da ultimo per le Generali che hanno addirittura aumentato le quotazioni a Piazza Affari.

Il caso Generali però pesa. «Basta con la dittatura delle agenzie di rating» ha tuonato ieri il sindaco di Firenze, candidato alla guida del Pd, Matteo Renzi. «Sono giochini cui una politica forte dice giù le mani dalle aziende che fanno occupazione come le Generali», ha aggiunto Renzi. Ma sulla questione si è messa in moto la Consob.

La Commissione, presieduta da Giuseppe Vegas, sta riflettendo sull'accaduto, a partire dall'iniziativa di S&P sul Leone, sta mettendo in ordine fatti, tempi, interventi e giudizi per agire. Per sottoporre cioè all'autorità europea di vigilanza sui mercati, Esma, i dubbi e gli elementi controversi, fino al vero e proprio abuso, sul modo di agire delle società di rating nelle analisi non sul debito sovrano ma sulle imprese e banche quotate.

Proprio lunedì l'Esma ha diffuso un proprio rapporto sui metodi di lavoro delle «Big Three» rispetto alle valutazione dei debiti sovrani, cioè al rating di ogni Paese, esprimendo l'intenzione di andare a fondo per quanto attiene l'indipendenza, la necessità di evitare conflitti di interesse, la confidenzialità delle informazioni, il «timing» della pubblicazione dei rating e le risorse previste per la valutazione.

«Abbiamo rilevato mancanze», è stato affermato, promettendo misure. A Parigi, dove ha sede l'Esma, ora arriverà anche il caso Generali. Intanto in Italia prosegue, a Trani, il processo contro i vertici di S&P e Fitch per manipolazione del mercato, aggravato dalla rilevante offensiva contro lo Stato italiano e dai grandi danni patrimoniali provocati con i rating emessi sul debito sovrano nel terremoto dei mercati tra il 2011 e il 2012.

L'udienza di ieri è stata aggiornata al 18 febbraio per decidere la costituzione delle parti civili, chiesta dalle associazioni dei consumatori (Adusbef, Federconsumatori e Assoconsum), alcuni sottoscrittori di titoli azionari e di Stato, cinque parlamentari del Pdl. Banca d'Italia e ministero dell'Economia sono già costituite come parti offese.

 

 

moodys MOODYS fitch ratingsgiuseppe vegas LETTA E SACCOMANNI images mario greco

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…