I PM STRINGONO IL CERCHIO INTORNO AI BENETTON – C’È UNA SVOLTA NELL’INDAGINE SULL'AUMENTO DEI PEDAGGI OTTENUTO DA AUTOSTRADE PER L'ITALIA IN CAMBIO DI UN PIANO DI INVESTIMENTI DA 4,7 MILIARDI MAI REALIZZATO. LA PROCURA DI ROMA HA APERTO UN NUOVO FASCICOLO CON I NOMI DEI POTENZIALI INDAGATI. SECONDO “LA VERITA’”, NEL MIRINO POTREBBERO FINIRE GIANNI MION, EX CUSTODE DELLA CASSAFORTE DEI BENETTON, E GLI EX VERTICI DI ASPI – L’IPOTESI NELL’ESPOSTO PRESENTATO DAI COMITATI: “C’È UN LEGAME COL CROLLO DEL PONTE MORANDI”
Estratto dell'articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
Il procedimento è stato avviato da un esposto presentato da quattro avvocati genovesi (Raffaele Caruso, Andrea Ganzer, Andrea Mortara e Ruggiero Cafari Panico, docente esperto di diritto comunitario), in cui venivano ipotizzati reati come la truffa aggravata ai danni dello Stato e il peculato (ossia lo sperpero di denaro pubblico), una linea condivisa, almeno inizialmente, anche dalla Procura di Roma.
Dietro i legali ci sono numerose sigle e associazioni, tutte toccate dalla tragedia: il Comitato zona arancione Ponte Morandi, la Cna Genova e Liguria, il sindacato degli agenti di commercio Usarci Sparci, il sindacato Trasporto unito, AssiTerminal cui si è poi unito il Comitato ricordo vittime Ponte Morandi.
Il succo della denuncia è questo: nel 2002 il management del gruppo Benetton ha ottenuto dalla politica la possibilità di alzare le tariffe dei pedaggi in cambio della promessa di opere per 4,7 miliardi di euro. Infrastrutture, però, mai realizzate, anche se gli utili di Autostrade per l’Italia sono, negli anni successivi, cresciuti di oltre il 300 per cento.
E tra le opere fantasma c’è anche la cosiddetta Gronda di Ponente di Genova, una bretella che avrebbe scaricato gran parte del traffico cittadino del capoluogo ligure su una nuova arteria, consentendo anche la chiusura del Morandi per gli interventi di manutenzione che avrebbero evitato il crollo e la morte di 43 innocenti. Un passante del costo di 1,8 miliardi di euro, che vent’anni dopo non è (ancora) stato realizzato.
Dopo aver ricevuto l’esposto, la Procura, nel 2022 ha aperto un fascicolo a modello 44, ovvero senza indagati, ma con l’indicazione di precise fattispecie di reato. Nel 2023 gli investigatori hanno continuato ad acquisire documenti attraverso ordini di esibizione che avevano in epigrafe un’informazione molto importante: almeno da marzo il fascicolo ha cambiato registro, passando nel cosiddetto modello 21, quello in cui finiscono i procedimenti in cui sono stati individuati potenziali responsabili, ovvero degli indagati.
Carlo Giuliana Luciano e Gilberto Benetton - Holding Edizione
Al momento si tratta di iscrizioni formali, cioè che riguardano con ogni probabilità persone che hanno avuto sulla carta ruoli decisionali ai vertici di Aspi e nella holding dei Benetton, la Edizione Srl, che controllava Autostrade attraverso Atlantia, titolare al 100 per cento delle quote di Aspi. In pratica coloro che avevano ottenuto dalla politica i vantaggi economici legati agli aumenti tariffari e nello stesso tempo che avevano disatteso le promesse legate alla costruzione di nuove opere.
Nella denuncia si legge: «Il sospetto degli esponenti è che il centro decisionale delle scelte di gestione sia stato (e sia ancora) esterno ad Aspi» […]
Gli avvocati immaginano una «amministrazione di fatto» da parte di Edizione, «con il risultato che possono ricondursi alla holding le scelte operative compiute da Autostrade». La conseguenza? «È possibile che, mediante una “abusiva” attività di direzione e coordinamento, le esigenze finanziarie della controllante abbiamo sistematicamente prevalso su quelle della controllata».
Gli avvocati suppongono anche che «le decisioni di Aspi siano state adottate […] con obiettivi non coincidenti con l’erogazione di un servizio pubblico» […] «Pare di poter affermare che la struttura del gruppo fosse fortemente accentrata sotto il controllo di Edizione Srl di cui, secondo quanto emerge dai quotidiani economici, avrebbe avuto la guida Gilberto Benetton ed un ruolo preminente il suo consigliere Gianni Mion». Una citazione che sembra indicare ai pm alcuni possibili target.
giovanni castellucci con il plastico del ponte morandi a porta a porta
Adesso la Procura ha iscritto i primi nomi di ipotetici autori e complici di questo scempio. Anche se la genesi del procedimento è stata tutt’altro che lineare. Infatti l’esposto prima di portare dei risultati è stato presentato a Genova, inviato a Roma, rispedito in Liguria dai magistrati capitolini, sino a quando la Cassazione ha individuato la competenza proprio nella Capitale. I legali hanno anche chiesto il sequestro della società Autostrade e adesso il fascicolo è passato dalla pm Elena Neri al collega Fabrizio Tucci ed è entrato nell’orbita del pool dei reati della pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore Franco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Ielo. Le indagini sono state delegate al Nucleo provinciale di polizia economico-finanziaria. […]
GIANNI MION 1alessandro e luciano benettongiovanni castellucci 1