POMPE ROVENTI - SUL CARO-CARBURANTI E SUL PROBLEMA DELLE ACCISE CHE PESANO SUL PREZZO DELLA BENZINA INTERVIENE LA MELONI: “NON SONO INCOERENTE, SI FANNO SOLO I CONTI CON LA REALTA’ - IL VIDEO IN CUI CHIEDEVO IL TAGLIO DELLE ACCISE È DEL 2019, MAI PROMESSO LO SCONTO IN CAMPAGNA ELETTORALE”. MA, SECONDO LE OPPOSIZIONI, IL PROGRAMMA DI FRATELLI D’ITALIA DICE IL CONTRARIO. LA RABBIA DEI BENZINAI: ANNUNCIATO LO SCIOPERO PER IL 25-26 GENNAIO - VIDEO
Ilario Lombardo per la Stampa
In un post sul social network la premier Giorgia Meloni ha parlato del caro-carburanti e del problema delle accise che pesano sul prezzo della benzina
IL TAGLIO DELLE ACCISE NEL PROGRAMMA DI FRATELLI DITALIA
«Si fanno i conti con la realtà» dice Giorgia Meloni in un nuovo video organizzato in fretta e furia per giustificare la decisione di non confermare il taglio delle accise sulla benzina. La realtà non è più quella che la premier vedeva dall’opposizione. È cambiata, è più dura, più complicata da affrontare, i soldi sono pochi, sembrano non bastare mai, e vanno fatte scelte, che, in quanto tali, scontentano sempre qualcuno. Gli scontenti, in questo caso, sono tanti.
Tantissimi cittadini e consumatori che hanno visto salire pericolosamente il costo del carburante. Ma lo sono anche i petrolieri, e i benzinai pronti allo sciopero, sottoposti a un atto di accusa che li ha fatti infuriare. Di essere «speculatori», di giocare sui prezzi, un teorema perlomeno curioso da sentire visto che proviene dai vertici del governo che ha rivendicato di non aver voluto prorogare lo sconto sulle accise decretato da Mario Draghi. I prezzi sono schizzati all’insù nel momento in cui le imposte sono tornate com’erano.
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Meloni è spiazzata, investita da una valanga di polemiche e proteste. Sui social, la meta-realtà che i sovranisti tengono sempre in grande considerazione, i sostenitori si sfogano, si sentono traditi. Il video che circola da settimane, di lei che nel 2019 con toni irrisori prometteva l’accetta sulle accise, la inchioda alla responsabilità di spiegare se è cambiato qualcosa, e cosa è cambiato. L’elenco delle retromarce di questi mesi rispetto alle antiche convinzioni si sta allungando. Nel passaggio tra opposizione e governo succede spesso. Eppure, Meloni non pensa sia proprio così. O meglio: ha una spiegazione. E la offre nella nuova puntata degli “appunti di Giorgia”, la rubrica di auto-domande e risposte che questa volta la premier dedica esclusivamente al caso-accise.
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La presidente del Consiglio difende il decreto, il pacchetto di misure varato in emergenza l’altro ieri, ma scatena la reazione delle opposizioni quando sostiene di non aver «mai promesso in campagna elettorale» il taglio delle accise. «Siccome sono una persona seria, quel video è del 2019. Da allora il mondo è cambiato». Pochi minuti dopo la pubblicazione della rubrica della premier, però, spunta ovunque sul web il programma elettorale di Fratelli d’Italia, che al punto 17 metteva nero su bianco la riduzione di Iva e accise. «Era il 2022, non il 2019», attaccano Giuseppe Conte e Alessandra Todde, presidente e vicepresidente del M5S, seguiti da Deborah Serracchiani del Pd, Angelo Bonelli dei Verdi, Mariastella Gelmini, portavoce di Azione, che torna a chiedere «di ripristinare» lo sconto di Draghi.
MEME DI AZIONE SUL CARO BENZINA E GIORGIA MELONI
Secondo Meloni è un abbaglio e una «strumentalizzazione», perché quel passaggio del programma assicurava sì un taglio ma «solo in caso di maggiori entrate». La proposta di FdI prevedeva di «sterilizzare gli incassi dello Stato», e, con le conseguenti risorse, di ridurre le imposte sui consumi e sulla benzina. Ma la difesa di Meloni non finisce qui. Perché in un altro passaggio che, stando ai suoi collaboratori ha voluto inserire «per amore di verità», la premier sostiene di non aver alzato le accise «ma di aver confermato la decisione del precedente governo di non rinnovare» lo sconto.
Sposta la responsabilità su Draghi, che si era limitato a prevedere una scadenza per quella misura e lasciato all’esecutivo Meloni la scelta politica di prorogarla o affossarla. Il governo di destra ha optato per la seconda strada. E la premier spiega perché, elencando tutte le misure (sforbiciata al cuneo, aiuti alle famiglie e alle piccole imprese, interventi sulle bollette) che assieme agli alleati ha preferito anticipare in manovra, usando i 10 miliardi l’anno che sarebbero costati gli sconti sulla benzina per tutto il 2023. Meloni parla di «giustizia sociale», di un taglio che, se fosse rimasto, avrebbe agevolato «anche chi ha l’auto di lusso».
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L’impatto della scelta del governo sull’opinione pubblica però resta enorme. E ha incrinato anche la compattezza della maggioranza, con Forza Italia e Lega che sarebbero pronti a un parziale ripensamento, convinte che li provvedimenti varati – esposizione del prezzo medio e bonus – non siano sufficienti. La premier però non vuole tornare indietro. Piuttosto rilancia «su un taglio più strutturale», da realizzare «nell’arco della legislatura», garantisce il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. «Sono ancora convinta – aggiunge Meloni – che sarebbe un’ottima cosa».
Nel frattempo la leader di FdI lavora per scongiurare lo sciopero evocato dai benzinai, e ha dato mandato ai tecnici di rifinire il decreto approvato in tutta fretta martedì. Che oggi potrebbe tornare al centro di una nuova riunione dei ministri a Palazzo Chigi
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