I MILIARDARI AMERICANI COME MELONI E SANGIULIANO: VOGLIONO PORTARE TOLKIEN ALLA CASA BIANCA – PETER THIEL, L'INQUIETANTE RICCONE LIBERTARIO CHE HA SPONSORIZZATO JD VANCE, È OSSESSIONATO DAL SIGNORE DEGLI ANELLI: DETESTA LA DEMOCRAZIA LIBERALE E PUNTA TUTTO SULLA "CREAZIONE DEL NAZIONALISMO" COME “CORRETTIVO DEI FALLIMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE” – ELON MUSK, CON CUI HA FONDATO PAYPAL, LA PENSA COME LUI: DICONO DI VOLER CREARE UN NUOVO MODELLO DI CAPITALISMO AUTORITARIO TECNOCRATICO. E SOPRATTUTTO, DIVENTARE ANCORA PIÙ RICCHI…
I fully endorse President Trump and hope for his rapid recovery pic.twitter.com/ZdxkF63EqF
— Elon Musk (@elonmusk) July 13, 2024
1. SOLDI E INFLUENZA MUSK (E THIEL) AL SERVIZIO DI «THE DONALD»
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
[…] Elon Musk[…], l’imprenditore più ricco, celebre (e discusso) del mondo, dopo la sua generica conversione al repubblicanesimo di due anni fa (ex elettore di Biden e Hillary Clinton, sostenne la destra nel voto di mid term del 2022), ora mette al servizio del candidato conservatore tutta la sua potenza mediatica (180 milioni di follower su X e il controllo della grande rete sociale) e finanziaria (di nuovo uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 250 miliardi di dollari).
Quando, a marzo, Donald Trump gli chiese un appoggio esplicito e fondi elettorale, l’imprenditore di X-Twitter, Tesla e SpaceX rispose con un garbato «no grazie» pur essendo, ormai, vicino a lui.
peter thiel, elon musk fondatori di paypal
In apparenza tutto è cambiato sabato: 30 minuti dopo l’attentato, Musk ha dato l’endorsement a Trump con un post subito visto da 120 milioni di utenti. Lunedì, poi, si è saputo che America Pac, un organismo alleato di Trump creato a maggio, avrà da Elon 45 milioni di dollari al mese fino al voto. In totale 180 milioni da usare per assumere centinaia di persone che, negli Stati del testa a testa Biden-Trump, andranno a caccia di incerti, porteranno gli elettori a registrarsi e anche a votare in anticipo per posta: era una bestemmia per Trump che considerava il voto postale potenzialmente fraudolento.
Ma i democratici erano in vantaggio su questo terreno: così Trump ora accetta di colmare il gap, anche perché Musk promette di creare un sistema elettronico «intelligente» di prevenzione delle frodi. Comunque lui preparava la sua svolta da tempo: in America Pac si parlava da settimane di un’imminente donazione di oltre 150 milioni da parte di un miliardario misterioso.
Un Musk sempre più politico che ieri ha deciso di trasferire le sedi di X e SpaceX dalla California al Texas. Non più per motivi economici (troppe tasse e troppe regole) ma etici: con la legge firmata lunedì dal governatore della California le scuole non dovranno più informare i genitori del cambio di denominazione sessuale dei loro figli: ora Elon dice che trasferisce gli uffici per tutelare le famiglie dei suoi dipendenti.
[…] Con lui investono in America Pac anche altri big della Silicon Valley come John Lonsdale (cofondatore della Palantir di Peter Thiel) e i gemelli Vinklevoss (celebri per il loro ruolo nella nascita di Facebook e il successivo scontro con Zuckerberg). Ieri, poi, sono scesi in campo a fianco di Trump anche i re del venture capital dell’era digitale, Marc Andreessen e Ben Horowitz: faranno grosse donazioni, ma non hanno ancora detto come.
[…] Andreessen, grande investitore nelle criptovalute, dice di aver apprezzato la svolta di Trump, un tempo freddo nel timore di destabilizzare il dollaro, ma divenuto di recente anche lui un fan delle monete digitali.
L’appoggio a Trump di un’area sempre più vasta della Silicon Valley va, però, oltre i calcoli di convenienza economica immediata: dietro c’è anche il tentativo di spingere Trump (e Vance, suo vice e possibile successore) verso un modello politico centrato su una sorta di capitalismo autoritario.
trump VANCE convention repubblicana
È quello descritto da Andreessen nel manifesto da lui pubblicato nell’autunno scorso, con riferimenti espliciti a quello futurista di Filippo Tommaso Marinetti dell’inizio del Novecento. Ed è quello che traspare da molte sortite di Peter Thiel, fin qui in apparenza poco attivo sul fronte Trump (del quale fu grande sostenitore nel 2016), ma figura centrale della storia di Vance (suo datore di lavoro e mentore politico: gli aprì la strada verso Trump e finanziò la sua campagna senatoriale). Thiel detesta la democrazia liberale e punta sul nazionalismo come «correttivo dei fallimenti della globalizzazione».
Musk punta sui post (già un centinaio su Trump con elogi: «Prima di lui così tosto solo Theodore Roosevelt») e sui meme, piuttosto che sui manifesti programmatici. Ma ideologicamente è su una lunghezza d’onda simile a quelle di Thiel e Andreessen.
2. SOLDI, JET E AUTORITARISMO I RE DELLA SILICON VALLEY MISTICI DI TOLKIEN PREPARANO IL TRUMP II
Estratto dell’articolo di Gianni Riotta per “la Repubblica”
[…] Quando l’ex presidente Donald Trump, martedì, ha nominato il giovane senatore J.D. Vance candidato vicepresidente, i delegati accalcati nella Panther Arena di Milwaukee, hanno cantato, applaudito e scandito le lettere J.D., James David, per il ragazzo povero nato col cognome paterno Bowman, abbandonato nel 2014 al momento del matrimonio, per quello materno Vance.
Ma oltre i cori e le bande musicali era chiaro ai militanti con il cappello da cowboy, ai dirigenti negli hotel di lusso, ai parlamentari con i portaborse, che il partito repubblicano cambia strada perché Trump ha deciso che la sua avventura politica, nata per caso nel 2016, deve diventare storia, individuando in Vance il successore.
Nella notte di lunedì si è combattuta intorno all’ex presidente, bendato per l’attentato fallito in Pennsylvania, una guerra tra miliardari, dinastie e imperi media, con Rupert Murdoch, il tycoon di Fox e Wall Street Journal, a pressare perché fosse vice il senatore Marco Rubio, mentre Peter Thiel, enigmatico fondatore di PayPal e Palantir, insisteva per Vance, mandando da ambasciatore l’ex conduttore Tucker Carlson, amico dei figli di Trump.
Non era solo duello Old Money- New Money, vecchi media e piattaforme social, Wall Street anti Silicon Valley, era braccio di ferro concluso con la vittoria dei ricchi che sognano per gli Usa un’oligarchia tecnocratica, diffidano di elezioni e Congresso, hanno Il Signore degli Anelli di Tolkien come saga epica e Donald Trump da cavaliere della loro distopia politica.
attentato a donald trump foto di evan vucci 4
Thiel dice di avere letto e meditato Il Signore degli Anelli per dieci volte, amandolo perché non ci sono governi ma eroi immortali, e lui sogna infatti un farmaco per l’immortalità.
Nel 2017 Thiel assume Vance come broker da Mithril Capital, mithril è metallo caro agli Hobbit di Tolkien, poi finanzia il fondo del futuro senatore, Narya Capital, Narya uno degli anelli magici dell’ubiquo feuilleton.
[…] I miliardari che faranno corona al Trump II, se rieletto, hanno un’agenda articolata, da Joe Lonsdale di Palantir (una delle sfere di cristallo di Tolkien…), i gemelli Winklevoss, Palmer Luckey, fondatore dei droni Anduril (spada del solito Signore Anelli…), il fondo Andreesen Horowitz, Bill Ackman re degli hedge fund.
Il venture capitalist Peter Thiel e? stato a lungo un mentore di Altman
Thiel si prende “una vacanza dalla democrazia”, limitandosi a proteggere Vance, ma l’utopia tecnocratica conta sul ticket Trump-Vance per la filosofia politica americana del XXI secolo.
Ateismo mistico per i ricchi, religione per i poveri, con Vance che nel 2019 si converte alla Chiesa cattolica, nella parrocchia di Santa Gertrude a Cincinnati, si cresima citando sant’Agostino e il suo esistenzialismo individuale e partecipa alle riunioni dei NatCon, conservatori intellettuali.
LA REAZIONE DI JOE BIDEN ALL ATTENTATO A DONALD TRUMP - MEME BY OSHO
Il manifesto è inedito, da Renè Girard, professore a Stanford di Thiel, si importano mito, memoria, identità, da Leo Strauss, di cui Thiel colleziona le prime edizioni, il culto autoritario dell’aristocrazia dei sapienti, con Curtis Yarvin, filosofo blogger ascoltato da Vance, a dettare la linea. «I democratici credono nel progresso, noi no. Noi sveglieremo la gente dal Truman Show dei media e di Washington, squali famelici. Noi siamo nazionalisti bianchi e non ce ne vergogniamo», salvo qualche precisazione tarda.
Nei siti NatCon abbondano citazioni che, lanciate in campagna elettorale alzerebbero caos e proteste, «Nelson Mandela era terrorista peggiore di Anders Breivik», «la repubblica fa schifo, dobbiamo tornare a una illuminata monarchia, re e nobili al centro », «voto alle donne e stato assistenziale hanno rovinato gli Stati Uniti», mentre Yarvin, avvicinato a Trump dal consigliere in disgrazia Steve Bannon, è certo «dobbiamo scegliere, libertà o democrazia, insieme non stanno più» e il miliardario Balaji Srinivasan rompe gli indugi «Silicon Valley governi il paese!». Né Donald Trump, né J.D. Vance si faranno impigliare dai loro sponsor ricchi o dalle fole del Signore degli Anelli, troppo pragmatici e scaltri: ma la dinastia politica trumpiana è nata, questo è il suo albero genealogico, vedremo quanto durerà.