DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI - LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...
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emilio battisti articolo del fatto quotidiano agosto 2022 boeri zucchi
La “Politecnico connection”, ovvero le relazioni pericolose tra i docenti di architettura e la progettazione urbana specie a Milano, emerge nell’ottobre del 2023 quando il Former Full Professor at Politecnico di Milano rende noto (a giornali e giornalisti) i suoi “sospetti” sull’esito del nuovo concorso per la costruzione della Beic, la Biblioteca europea di informazione e cultura di Milano.
Vince il progetto di Angelo Lunati e Giancarlo Floridi (su 44 presentati), entrambi ricercatori a tempo “parziale” (questo consente loro di svolgere anche una professione) dello stesso dipartimento del presidente della commissione, Stefano Boeri, e del commissario Cino Zucchi, entrambi note archistar.
Boeri è anche presidente della Triennale e già candidato sindaco a Milano (suo assistente è stato Tommaso Sacchi, attuale assessore alla Cultura) e Zucchi, già curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia su nomina franceschiniana. Lunati ha anche avuto rapporti con l’Accademia di Architettura di Mendrisio.
Alla Scuola di architettura del Politecnico una lotta intestina tra docenti – quasi tutti a sinistra – era iniziata decenni fa e aveva portato alla nascita di due facoltà e, secondo alcuni, discussi concorsi a cattedra.
Ma non solo. La politica della cosiddetta “Rigenerazione urbana”, che ha originato la costruzione di grattacieli su superfici che erano di capannoni dismessi e sulla quale il sindaco Beppe Sala assai traballa dopo l’inchiesta della Procura che ha bloccato i cantieri, è una idea che nasce sempre nella Scuola di Architettura del Politecnico, madre di infinite tesi di urbanistica su “housing sociale”, “rigenerazione urbana”, “rifare Milano” ecc. ecc.
Il Politecnico fu anche l’ateneo che validò il progetto esecutivo, poi abbandonato, dell’architetto Wilson vincitore del precedente concorso del 2007 sempre per la Beic (un progetto, ricordiamolo, dal costo di 227 milioni di euro quando la previsione di spesa doveva ammontare a 152).
Solo che nel legame tra l’ateneo dei baroni e la Milano che sale della sinistra si è infiltrata la Procura, forse oggi meno incline a non perseguire i reati che provengono dalle università (sebbene il caso all’Università Statale, che riguardava l’ex rettore Elio Franzini, si sia poi chiuso con una assoluzione, nonostante le intercettazioni).
Intercettazioni che mostrano la bassezza del corpo docente, che va dallo “stappiamo lo champagne di Franzini” alle banconote fotografate nel libro su Bramante di Pier Paolo Tamburelli (Quodlibet edizioni) e inviate via WhatsApp a Cino Zucchi. Pier Paolo Tamburelli, terzo con Boeri e Zucchi sotto il tiro dei Pm, avrebbe fatto da tramite tra i vincitori Lunati e Floridi e i due commissari.
Anche Tamburelli, naturalmente, è stato ricercatore a tempo determinato del solito Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico ed è della Baukuh architects, pure partecipanti al progetto vincitore.
Tornando al whistleblower Emilio Battisti, in un articolo sul “Fatto quotidiano” del 29 agosto 2022 lo stesso spifferava tutto quanto i pm avrebbero poi fatto proprio attraverso le intercettazioni, ovvero spiattellava la rete di relazioni professionali tra i vincitori del concorso Lunati e Floridi, Tamburelli e i due commissari, che è lunga come un elenco telefonico.
Abituati come nei concorsi a cattedra a spartirsi i posti piazzando i propri immeritevoli e servili assistenti attraverso concorsi farsa, i docenti archistar potrebbero essere caduti in questa logica anche nel concorso per la Beic, ma saranno i giudici a stabilirlo.
Certo, la connection tra Politecnico e Comune sembra alla Procura interamente sotto una cappa di furbizie o malaffare. E questo dipende da varie componenti anche generali.
Anzitutto l’inutilità dei concorsi, obbligatori, però, per Costituzione, quando sarebbe più onesto che un sindaco o un rettore o un barone scegliesse e basta mettendoci la faccia e venendo, però, poi cacciato nel caso di scelte risultate inadeguate: un modello all’americana, insomma, visto che solo nei Paesi di cultura protestante (qui ritorna la tesi di Max Weber) i decisori-commissari sono così duri e puri che decidono per meritocrazia. In Italia qualsiasi concorso anonimo non è anonimo.
Alla luce di tutto ciò sono più chiare le opposizioni nate anche al Politecnico intorno alle chiamate di professionisti famosi come docenti, tra le quali (incredibile ma vero) quella di Renzo Piano o quella dell’attuale curatore della Biennale, Carlo Ratti. Queste sono chiamate di figure esterne al sistema e non rispondenti a logiche di “cosca”…
Se la Scuola di Architettura del Politecnico si vuole salvare dal testa coda ora di pubblico dominio, deve procedere, d’ora in poi, solo in questa direzione per tutti gli insegnamenti e farla finita con le baronie.
Inoltre, i dipartimenti devono cessare di essere dei centri di commercio dove un docente non viene valutato per come insegna o per quel che sa, ma anche per i soldi che porta attraverso commesse esterne.
angelo lunati giancarlo floridi