1. I MISTERI DI “MISSION”: PERCHÉ IL DIRETTORE DI RAIUNO GIANCARLO LEONE SI È “INTESTARDITO” (VERRO DIXIT) SUI “MORTI DI FAMA”, DA EMANULE FILIBERTO DI SAVOIA AD AL BANO, DA CUCUZZA A BARBARA DE ROSSI, MANDATI A SVACANZARE NEI CAMPI PROFUGHI? 2. MOLLATO DA TARANTOLA E GUBITOSI E IMPALLINATO PURE DA ‘’FAMIGLIA CRISTIANA’’, LEONE È RIMASTO L’UNICO A DIFENDERE IL “SOCIAL SHOW” PENSATO CON L’EX SKY CAMIGLIERI 3. CACHET DORATI: LE DUE PUNTATE PREVISTE PER DICEMBRE COSTANO LA BELLEZZA DI 600MILA EURO. E SALTA FUORI PURE LA SOCIETÀ “DINAMO ITALIA”, COPROPRIETARIA DEL FORMAT 4. LE DISAVVENTURE DI CUCUZZA E DE ROSSI, BLOCCATI IN UGANDA PER UN’EPIDEMIA DI VIRUS EBOLA. L’UFFICIO STAMPA DELLA RAI SMENTÌ CHE STESSERO IN AFRICA PER VIALE MAZZINI

1 - "MISSION, IN RAI TUTTI SAPEVANO. MEGLIO UN REPORTAGE"
S.F. per "La Repubblica"


«Il programma l'ho sempre criticato: cosa c'entri un reality nei luoghi in cui la gente soffre non arrivo a capirlo. Si è intestardito il direttore di RaiUno Giancarlo Leone, già dai tempi in cui 
dirigeva l'Intrattenimento». Il consigliere della Rai Antonio Verro boccia The Mission il docu-reality sui rifugiati «perché se vuoi raccontare la realtà di un campo profughi fai un reportage, un'inchiesta. Era nel palinsesto che è stato approvato, quindi tutti sapevano».

Le critiche si moltiplicano, la più dura è di Famiglia Cristiana con l'articolo "Cari vip, lasciateci almeno il dolore". «È il reality per una buona causa, quello che ti porta dentro la guerra e i suoi abissi guidato dalla mano amica di chi fino a ieri discuteva in tv di dieta, borse sotto gli occhi e inestetismi 
da botulino», scrive il magazine cattolico «Ci stupiamo di quelle Ong che si sono dette favorevoli solo perché fa pubblicità alla loro azione umanitaria».

Mentre i deputati Pd Federico Gelli 
e Luigi Bobba parlano di «retromarcia dell'azienda sulla trasmissione» (la Rai in realtà in una nota ribadisce che The Mission porterà all'attenzione del grande pubblico le missioni umanitarie e che il cast è work in progress), Leone getta acqua sul fuoco.

«Si è montato un dibattito su una parola, reality, che non esiste nei fatti: la presenza dei personaggi sarà documentata in loco e successivamente oggetto di montaggio». «Quindi», continua il direttore di RaiUno «come previsto, né diretta, né eliminazioni, né giochi, ma il racconto di realtà drammatiche con la sensibilità e la correttezza dovute. Si accettano critiche postume».

2 - "MISSION" IMPOSSIBILE PER RAI UNO: PARLARE DI PROFUGHI CON FILIBERTO
Tommaso Rodano per "Il Fatto Quotidiano"

Trecentomila euro a trasmissione, per due puntate su Rai Uno. E una missione davvero impossibile: un programma in prima serata girato nei campi profughi di Mali, Congo e Sud Sudan. Portare le telecamere nelle terre di frontiera dell'umanità disperata, in fuga da guerre e carestie. E farli raccontare da icone nazionalpopolari, volti da reality come Emanuele Filiberto e Al Bano. Confidando, oltretutto, di mantenere inalterato il profilo "sociale e impegnato" della trasmissione. Mission è un format nuovo, fatto in casa.

È prodotto da Rai Uno in collaborazione 
con Tullio Camiglieri, ex dirigente di Sky. Andrà in onda a dicembre, salvo improbabili ripensamenti: due puntate in prima serata sulla prima rete nazionale. Tra i "vip" coinvolti, oltre ai sopracitati, ci dovrebbero essere Paola Barale, Catherine Spaak, Ricky Tognazzi, Arisa, Barbara De Rossi e Michele Cucuzza. Secondo Il Messaggero Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, presidente e direttore generale di Viale Mazzini, sarebbero saltati sulle loro poltrone ("sconcertati") dopo aver scoperto la presenza nel palinsesto invernale di una sorta di Isola dei Famosi in salsa melodrammatica.

Difficile però che fossero all'oscuro del progetto: Mission non è un'idea costruita in pochi giorni. Né una produzione dell'ultima ora: la puntata zero è stata girata la scorsa estate. I due protagonisti, Michele Cucuzza e Barbara De Rossi, rimasero bloccati in Congo da un'epidemia di virus ebola. Ai tempi (come si legge sui giornali online del 21 agosto) l'ufficio stampa di Rai Uno smentì seccamente che i due "famosi" si trovassero lì per un programma del servizio pubblico.

Oggi invece Rai Uno difende a spada tratta la propria creatura dalle polemiche che sono esplose ovunque, dalla rete al Parlamento. "Mission rivendica il direttore di rete Giancarlo Leone - non è un reality. Chiamatelo piuttosto social show". E garantisce: non ci saranno giochi, nomination, eliminazioni. Nessuna forma di competizione. Le storie dei "vip" nei campi profughi saranno spiegate e commentate in studio da esperti e rappresentanti di associazioni umanitarie.

La trasmissione, sottolinea Rai Uno, si avvale della collaborazione dell'Unhcr, l'ufficio delle Nazioni Unite per la tutela dei rifugiati, del quale è stata portavoce Laura Boldrini. La presidente della Camera, però, ha preso pubblicamente le distanze dal programma: "L'anno scorso - ha dichiarato la Boldrini - partecipai ai primi contatti con la Rai.

In particolare venne suggerito da me un format australiano, molto apprezzato, in cui ad essere coinvolte erano persone comuni, e non certo vip. Si pensava dunque a un'operazione di sensibilizzazione, non ad un reality o a qualcosa di analogo". L'ufficio delle Nazioni Unite, in una nota, chiarisce di essersi limitato a "fornire assistenza e consulenza sui temi in questione" e si augura "che la Rai tratterà l'argomento con la massima sensibilità e delicatezza evitando ogni spettacolarizzazione".

Nel frattempo su due piattaforme online sono comparse petizioni che chiedono a viale Mazzini di rinunciare a Mission. E due parlamentari del Pd, Federico Gelli e Luigi Bobba, hanno sollecitato il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, il cinque stelle Roberto Fico, a intervenire contro la trasmissione. Rai Uno però va avanti: "Tutto prosegue secondo i programmi - garantisce Leone -. Mission andrà in onda a dicembre. Non condividiamo giudizi preventivi e censure.

Non c'è nessuna speculazione: faremo conoscere realtà drammatiche e largamente ignorate, al di fuori delle notizie brevi dei telegiornali, che vengono trattate quasi esclusivamente in occasione di sciagure e cataclismi". Morale della favola: per raggiungere il grande pubblico il "prezzo da pagare" è il protagonismo dei volti riconoscibili e rassicuranti della televisione popolare: se vuoi parlare di Africa alla casalinga, ti tieni pure Al Bano.

"Anche perché non credo che Umberto Eco avrebbe accettato", scherza Leone. E soprattutto perché una rete generalista non può permettersi ascolti da zero virgola, i numeri abituali di un documentario sui campi profughi. Anche se la Mission non è il profitto, la raccolta pubblicitaria deve far rientrare almeno una parte dei 300mila euro investiti.

3 - SPUNTA LA DINAMO ITALIA, COPROPRIETARIA DEL FORMAT "MISSION"
Da "Libero"


La società Dinamo Italia srl, nella qualità di coproprietaria del format televisivo denominato "Mission" di prossima programmazione su Rai Uno, con il presente comunicato intende chiarire che: il reality "Mission" non è un gioco a premi, non è un programma con esclusione dei partecipanti e non è previsto alcun vincitore.

Lo stesso ha quale fine ultimo quello di raccontare con immagini e interviste, lo stato di degrado e disagio in cui vivono profughi e rifitgiati ospitati nei campi di accoglienza di Mali, del Sud Sudan e Congo. Parteciperanno al programma televisivo personalità note della televisione italiana con precipito scopo di coadiuvare i volontari dell'Onu nelle attività caritatevoli prestate a favore dei profughi africani.

Gli stessi racconteranno le proprie emozioni e sentimenti riscontrate al cospetto del disagio umano direttamente percepito e saranno i portavoce di eventuali campagne di sensibilizzazione umanitarie predisposte dall'Onu. Verranno raccolte interviste atte a descrivere il disagio umano patito dai profitghi nonché per rappresentare le condizioni e gli ostacoli riscontrati dagli Enti umanitari deputati a prestare siffatte attività caritatevoli. Si specifica, inoltre, che non vi è stato alcun coinvolgimento dell'On.le Laura Boldrini e né tantomeno è prevista alcuna Sua partecipazione al programma televisivo "Mission".

 

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