MALEDETTI IN CAMPO - IL DARK-ROCK MUSICAL DI STEPHEN KING & JOHN MELLENCAMP FA IMPAZZIRE GLI STATES

Antonio Lodetti per "il Giornale"

Tredici anni fa Stephen King ricevette una telefonata dal cantautore maledetto John Mellencamp che, senza troppi giri di parole, gli annunciava: «Hey, vorrei parlarti di una mia idea per una nuova commedia».

Così, semplicemente, ma dopo una lunghissima gestazione e con l'intervento del produttore musicale T. Bone Burnett, è nato il dark musical Ghost Brothers of Darkland County, di cui è uscito in questi giorni l'omonimo cd (con dvd). Nell'opera, in scena con successo negli Stati Uniti, ci sono personaggi come Elvis Costello, Lee e Dave Alvin fondatori della «roots band» Blasters, Sheryl Crow, Kris Kristofferson, Rosanne Cash, Ryan Bingham, Taj Mahal ed altre star del mondo del folk e del blues.

Tutto nasce da una storia vera degna della penna di King e della vita on the road di Mellencamp: il quale proprio negli anni '90 compra una casetta per le vacanze a Bloomington, nell'Indiana. Può essere una casa normale? Certo che no, infatti il cantautore scopre che il rustico è infestato dagli spiriti di due fratelli e di una ragazza. I fratelli Jack e Andy che litigano per conquistare il cuore di Jenna...

Uno dei due viene ucciso dall'altro (o forse si suicida) e il sopravvissuto muore annegato con la giovane mentre fugge e la sua macchina precipita in un lago. Fin qui la realtà. Poi King, Mellencamp e Burnett si lasciano andare a una sorta di gioco tipo «storie di Pascal», una creazione collettiva (ancora in uso nel profondo Sud degli Usa) in cui la verità viene continuamente arricchita dalla fantasia di tutti. Così King scrive il suo primo «libretto», Mellencamp ci mette le canzoni e Burnett la supervisione musicale.

La storia riparte e, molti anni dopo, arriva nella casa il terzo fratello Joe con i due nipoti, Frank e Drake, cui capiterà l'identica sorte degli zii. «King ha scritto la storia - spiega Mellencamp - io invece ho sviluppato i personaggi attraverso le canzoni. È un procedimento diverso dalla maggior parte dei musical. Abbiamo fatto come My Fair Lady; c'è la storia di Pigmalione attorno a cui sono stati creati i brani musicali». Burnett ha aggiunto «quel suono scuro e spiritato, tipico del Mississippi, che porta tensione e paura nel racconto».

«Mi ha affascinato l'aspetto gotico della storia - chiarisce King - le persone che vivevano in una casa con gli spiriti. I vivi non possono vedere né sentire i morti, ma gli spiriti riescono a comunicare con loro. È una trama stupenda».

A confondere maggiormente le acque tra realtà e fantasia, ad interpretare i due fratelli morti sono stati chiamati Dave e Phil Alvin, due fratelli che nella vita non si parlavano da anni e che si sono riappacificati per l'evento. «Devo uccidere mio fratello e Sheryl Crow è la mia fidanzata - ha detto Dave - firmo subito. Anche se è una cosa che non ho mai fatto. È come se qualcuno mi avesse chiesto di buttarmi dal tetto dell'Empire State Building».

Il patriarca della famiglia è Kris Kristofferson, (storico cantautore e grande interprete negli anni '70 del Billy The Kid di Sam Peckinpah) mentre nel ruolo della madre c'è Meg Ryan con la voce di Rosanne Cash, «matriarca della musica country», come sottolinea Burnett. Al poliedrico Elvis Costello (che in settembre pubblica un nuovo album con The Roots) va il ruolo del Diavolo e due brani bluesati alla sua maniera.

Dunque abbiamo uno splendido disco e un dvd con i blues di Taj Mahal, i brani in cui i fratelli Alvin cantano con Sheryl Crow, le chicche di Neko Case, Kris Kristofferson e Rosanne Cash, un musical che ha debuttato ad Atlanta e che l'anno prossimo girerà gli Stati Uniti.

Forse avremo anche il film come spera Stephen King: «mi piacerebbe perché amo i musical. Impazzisco per Nicole Kidman in Moulin Rouge o per Bugsy Malone. Solleticano il mio lato sentimentale». Il trio è sicuro del successo del progetto, ma è altrettanto certo che il musical non arriverà a Broadway. «Broadway è diventata una fottuta Disneyland - lamenta King - con pullman che trasportano signore dai capelli blu che impazziscono per Aida o Re Leone»; e Mellencamp chiosa implacabile: «Broadway è fatto per le commedie a lieto fine, non per quest'opera».

 

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