LA VERSIONE DI MUGHINI – ‘’CARO FULVIO ABBATE, LA POLITICA E LA MORALE (E LE SORTI DELL’UMANITÀ) NON C’ENTRANO NULLA CON IL FATTO CHE UN GIORNALE DECIDA DI CHIUDERE IL RAPPORTO DI COLLABORAZIONE’’
Mail a Dagospia
Caro Dago, permettimi di rammentare al mio vecchio amico Fulvio Abbate che la politica e la morale (e le sorti dell’umanità) non c’entrano nulla con il fatto che un giornale al quale tu collabori decida di chiudere il rapporto del dare e dell’avere.
Sono tra quelli che leggevano con piacere i pezzi (sapidi) di Fulvio sul “Fatto quotidiano” e mi spiace ovviamente che dall’amministrazione del quotidiano romano gli abbiano mandato una lettera con su scritto “amen”. Il punto è che il lavoro di noi che vendiamo chiacchiere per iscritto così come nasce, così muore. Oggi c’è e domani non c’è più.
I giornali, tutti i giornali, sono delle aziende che fanno i conti. Se scoprono che non sei indispensabile, e nessuno di noi lo è (lo diceva Indro Montanelli, il cui allontanamento dal “Corriere” non fece perdere al quotidiano milanese neppure una copia), sei bell’e congedato.
Per quanto mi riguarda, nel poco meno di mezzo secolo che batto ai tasti prima di una macchina da scrivere e poi di un computer, sono stato congedato o mi sono congedato da tutti i giornali ai quali ho collaborato. Ho detto tutti.
L’ultimo, “Libero”, sul quale avevo scribacchiato delle cosucce per cinque o sei anni. Mai ho detto una parola, mai un commento, mai una recriminazione. E’ ovvio che un rapporto professionale finisca, e non c’è nulla da aggiungere. Il nostro lavoro di scriventi sui giornali, caro Fulvio, è alla fine e allo stremo.
Impara a guardare il mondo per com’è, una giungla dove vale la legge del più forte e del più selvaggio, e non per quello che tu credevi che fosse quando - trent’anni fa - hai debuttato nel mondo delle idee e delle passioni civili. Quando credevi che c’erano i buoni e i cattivi.
Fermo restando il lavoro che farà il tuo avvocato, sii contento che ci sia uno in questo momento che ti saluta in amicizia, ossia il sottoscritto. Quando nel 2005 io mi dimisi da “Panorama” dopo 18 anni di lavoro non spregevolissimo, non uno di quei circa 100 miei colleghi mi mandò una riga di saluto. Amen
Giampiero Mughini