matteo tiziano renzi telefono

SALLUSTI AL CURARO: “LA TELEFONATA DI RENZI AL PADRE E’ PROBABILE CHE SIA UNA MESSA IN SCENA A USO DEI MAGISTRATI. LA PROCURA DI NAPOLI CHIAMA MARCO LILLO E CAPISCE CHE PUO’ ESSERE UTILE PER FAR PARLARE DEL SUO INUTILE LIBRO. E TRAVAGLIO PONE LA CONDIZIONE CHE IL LIBRO-BUFALA SI VENDA CON IL ‘FATTO’. SOLDINI IN CASSA E CORTINA FUMOGENA SUL VERO SCANDALO DEL CASO CONSIP CHE RIGUARDA NON BABBO RENZI MA…”

SALLUSTISALLUSTI

Alessandro Sallusti per “il Giornale”

 

Una volta per vendere un libro bisognava avere talento e capacità di scrittura. Oggi basta essere giornalisti, avere un potente per amico col quale costruire una bufala verosimile, creare l'attesa e il gioco è fatto: si diventa ricchi grazie ai fessi come noi che corrono in libreria ad acquistare il «libro dell' anno», che poi al massimo si dimostra «della settimana».

 

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

È successo la scorsa settimana con Ferruccio de Bortoli e il suo Poteri forti o quasi con il caso Boschi, succederà questa settimana con Marco Lillo (giornalista de Il Fatto Quotidiano), autore di Di padre in figlio, raccolta di carte inedite sul caso Consip e il mondo renziano. Tra queste carte c'è una recente intercettazione telefonica, ottenuta illegalmente da un magistrato compiacente, nella quale Matteo Renzi, saputo del coinvolgimento del babbo nell' inchiesta Consip, strapazza il genitore e lo invita a non fare il cretino, a collaborare senza indugio con i magistrati.

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

 

La vera cosa da capire è la seguente: chi prende per i fondelli chi, perché, nel merito, la telefonata non svela nulla se non un figlio preoccupato, come ovvio, per sé e per il padre.

Mettiamo in fila i fatti. Il primo: Renzi junior non poteva non sapere che quella telefonata sarebbe stata intercettata e, visto che a leggerla fa non dico un figurone ma quasi, è probabile che si sia trattato di una furbata, una messa in scena ad uso dei magistrati e, un domani, come è puntualmente accaduto, dell' opinione pubblica. Il secondo: la procura di Napoli non capisce il tranello, o finge di non capirlo, e chiama il giornalista amico. Mi vedo la scena: «Marco, ho roba che scotta per te, solo per te».

marco lillomarco lillo

 

Marco Lillo corre, neppure lui capisce o, più probabilmente, capisce che quella inutile telefonata può essere lo specchietto per le allodole per fare parlare del suo inutile libro e, tutto contento, torna a casa col malloppo. Il terzo: Marco Travaglio, come al solito, capisce subito tutto e pone la condizione che il libro-bufala si venda con il Fatto, che come tutti noi è a corto di copie.

 

marco travaglio (2)marco travaglio (2)

E, infatti, sul giornale di ieri lancia l'anteprima con un'enfasi da scoop mondiale. Due piccioni con una fava: soldini in cassa e cortina fumogena sul vero scandalo del caso Consip che riguarda non babbo Renzi, ma gli amici del Fatto, cioè gli investigatori e il pm di Napoli che già, come noto, avevano falsato le carte pur di provare a incastrare babbo Renzi. E noi, fessi, qui a leggere e scrivere di questa banda di cialtroni e di un' inchiesta fatta di bufale e contro-bufale. Che invidia.

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