VANITY STRIKE! - UNA COLLETTA PER GAD, UN CERO PER LUCA DINI, UN TIRAPUGNI PER GRANDI: ED È SUBITO SCIOPERO A ‘’VANITY FAIR’’
DAGOREPORT
Soppresso "L'Infedele", e traslocato il suo conduttore nel cuore della notte televisiva, Gad Lerner perde anche una patinatissima pagina settimanale su "Vanity Fair"; rubrica che contribuiva non poco al PIL famigliare di Gaddino.
La sparizione della sua rubrica fa parte di un piano di "spending review" di Vanity che ha portato al taglio delle rubriche di tanti altri storici collaboratori (Barbara Palombelli, Riccardo Luna, Pino Corrias, Chicco Mentana, etc): la crisi di copie all'edicola e la siccità pubblicitaria impongono un taglio dei costi (o almeno così sostiene l'editore americano Condè Nast). Ma i costi non sono tutto: anche la linea editoriale ha bisogno di una sterzata verso il femminile "classico", più rassicurante ed eccitante per gli inserzionisti di moda, arrotondando così ogni polemica politica tra beauty e falpalà .
Licenziato con una secca mail di addio dopo 10 anni di collaborazione, Gad l'ha presa stortissima: contro-mail al direttore Luca Dini e telefonata di fuoco e fiamme all'editore Giampaolo Grandi, che ha risposto balbettando le sue scuse ma senza cambiare il provvedimento.
Pare che anche Mentana non abbia gradito la cancellazione del suo "vitalizio vanitoso'' imbracciando il cellulare per uno squillo di protesta al maggior investitore pubblicitario di Condè Nast, il suo amicissimo Della Valle (così dicono). Rubrica prontamente restituita - in questo numero c'è Mentana ma non Lerner -; ma gira voce che Enrichetto, ottenuto il reintegro, voglia torgliersi la soddisfazione di andarsene con le sue gambe.
Ma i guai per Luca Dini non sono finiti. Giampaolo Grandi, presidente si è messo in testa di dirigere Vanity piegando la linea editoriale verso il femminile classico, quello più sciocchino, poca politica, molto gossip, niente polemiche, molto rossetto. Luca Dini lo asseconda, credendo di cavarsela. L'edicola soffre e restituisce l'invenduto. La pubblicità si essicca. Amicizie vanno in frantumi. Crisi di nervi serpeggiano.
Ne fa le spese Marta Caramelli, caporedattore Beauty, licenziata in un amen venerdì scorso a metà di una assemblea, spargendo terrore tra le scrivanie dei titolari degli altri stipendi infiocchettati da Vanity, ex isola felice della traballante editoria milanese in debito di tutto, ossigeno compreso. Grandi vuole tagliare un altro 10% di dipendenti, le assemblee dei giornalisti si infiammano, il duro Grandi licenzia il capo redattore beauty ed è subito sciopero.
2. COMUNICATO SINDACALE
VANITY FAIR.IT NON SARÃ AGGIORNATO FINO A LUNEDÃ. ECCO PERCHÃ
L'assemblea dei giornalisti Condé Nast, riunitasi il 9 maggio, ha indetto per il 10 maggio uno sciopero dei giornalisti di tutte le redazioni Condé Nast e ha proclamato lo stato di agitazione con effetto immediato con blocco degli straordinari a oltranza e blocco di aggiornamento dei siti nel weekend.
La protesta nasce in seguito alla decisione dell'azienda di avviare una procedura di licenziamento individuale per motivi economici di un collega. Inoltre l'azienda ha comunicato al Cdr la presenza di esuberi (non ancora quantificati) in diverse testate, sui quali intende intervenire con una finestra di un mese di incentivi all'esodo e con chiamate individuali di giornalisti identificati come esuberi, nonostante il Cdr abbia chiesto di non procedere con i colloqui individuali.
L'azienda, pur avendo spiegato al Cdr di trovarsi in una situazione di crisi economica e di voler intervenire sugli organici, insiste nel rifiutare di avvalersi degli ammortizzatori sociali previsti dal contratto collettivo e dalla legge e intende invece procedere attraverso trattative individuali o veri e propri licenziamenti individuali. Il Cdr invita l'azienda a sospendere immediatamente le procedure individuali e ad aprire un tavolo di confronto con i sindacati territoriali e nazionali, come già richiesto dal segretario della Fnsi, per affrontare la crisi e trovare soluzioni condivise.
Il Cdr
(09/05/2013 19:00)
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