pd partito democratico

PD, OVVERO UNO PSICODRAMMA LUNGO DIECI ANNI - ANTONELLO PIROSO CELEBRA IL PRIMO (E ULTIMO) DECENNIO DEI DEMOCRATS CON UN CONTROPELO D’ALTA SCUOLA: “SONO RIUSCITI A CAMBIARE 5 SEGRETARI, PATIRE 4 SCISSIONI, HANNO GOVERNATO 7 ANNI SU 10 IN QUATTRO GOVERNI E ELETTO DUE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA MA HANNO VINTO SOLO LE EUROPEE DEL 2014”

Antonello Piroso per “la Verità”

 

antonello piroso

Pd. Come: Psico Drammi. Nella storia del Pd, il Partito democratico nato il 14 ottobre 2007 dalla fusione fredda di Ds e Margherita, con Walter Veltroni suo primo segretario, già dato per morto un anno dopo da Massimo D' Alema («Il Pd è un amalgama non riuscito»), ce ne sono almeno tre: le dimissioni dello stesso Veltroni da segretario; il siluramento di Romano Prodi nella corsa al Quirinale; la sostituzione di Enrico Letta a Palazzo Chigi con Matteo Renzi.

 

Ce ne sarebbe un quarto, che però finisce per configurarsi come la comica finale: il referendum istituzionale del 4 dicembre 2016, con l' annunciato abbandono della politica in caso di sconfitta da parte di Renzi. Che però, nonostante lo schiaffone ricevuto, si ripresenta come se nulla fosse alle primarie, le rivince (dopo quelle del 2013) e annuncia: «Il candidato premier del Pd sono io».

veltroni e gentiloni alla festa per i dieci anni del pd

 

Conseguenza di questi autoazzoppamenti in un clima da fratelli coltelli, strappi, lacerazioni e pugnalate alle spalle? Paradossalmente, un bilancio non fallimentare, anzi. Il Pd è infatti riuscito nell' impresa di:

 

1) Cambiare 5 segretari (Veltroni, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Renzi);

 

2) Patire 4 scissioni (promosse da Francesco Rutelli, Giuseppe Civati, Stefano Fassina, infine il tandem Bersani-D' Alema);

 

3) Continuare a governare per 7 anni su 10 in 4 governi (quelli di Mario Monti, Letta, Renzi e Paolo Gentiloni, cui va aggiunto anche quello in carica al momento della sua epifania, cioè quello di Prodi, o Prodi bis, appoggiato per breve tempo salvo poi azzopparlo);

 

selfie di renzi con i ragazzi alla festa per i dieci anni del pd

4) Eleggendo due capi dello Stato, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella (e impallinando almeno due candidati di peso, Franco Marini e Prodi, quest' ultimo con 101 franchi tiratori piddini, in realtà 120, secondo calcoli fatti dallo stesso Prodi);

 

5) Possedendo in contemporanea due giornali (Europa e Unità, entrambi scomparsi) e due tv (la veltroniana Youdem e la dalemiana Red tv, entrambe scomparse).

 

valeria fedeli e minniti

Il tutto vincendo una sola elezione (le europee 2014), pareggiandone di fatto un' altra (le politiche 2013, con il M5s a un soffio) e perdendone due (le politiche 2008 e il citato referendum, core business della proposta politica di Renzi).

 

Il prologo era tutto nello sfogo di Piero Fassino, segretario dei Ds, al telefono con Giampaolo Pansa alla vigilia delle primarie che avrebbero incoronatoVeltroni: «Walter è stato scelto per le pressioni del gruppo Espresso Repubblica e di Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. È da mesi che stanno costruendo la sua candidatura. Pensano che sia l' uomo dei miracoli, l' unico capace di salvare il centrosinistra». Veltroni trionfa con circa 2.700.000 voti, il 76%.

selfie di renzi con i ragazzi alla festa per i dieci anni del pd

 

Con una tale investitura, esercitare la leadership dovrebbe essere una passeggiata. Sì: in un partito normale, dove la legittima dialettica maggioranza-minoranza non si trasforma puntualmente in un assise congressuale continua. Non del Pd.

Veltroni ci mette però il carico da 11: «Lo dico con assoluta chiarezza: quale che sia il sistema elettorale, alle prossime elezioni il Pd si presenterà con le sue liste, cioè da solo», e tanti saluti all' Unione che sostiene il governo (spartendosi 102 poltrone, tra ministri, sottosegretari e viceministri, record a oggi imbattuto).

Prodi va a casa.

 

scalfari e scalfarotto

Silvio Berlusconi, che era in difficoltà nel suo stesso schieramento, quando sente odore di urne si rivitalizza, vince le elezioni e torna al governo.

Il «si può fare» (traduzione veltroniana dell' obamiano Yes, we can, picconata subito da D' Alema: «Non è lo slogan giusto, suona moscio, vago.

Sarebbe stato meglio tradurre letteralmente l' originale: sì, possiamo») lo realizza lui.

«Conservo ancora un indimenticabile sms diFranceschini il giorno del voto: ce la stiamo facendo» racconterà con perfidia il prodiano Arturo Parisi.

 

renzi alla festa per i dieci anni del pd

Veltroni si dimette: «Chiedo scusa, non ce l' ho fatta a fare il Pd che sognavo», e poi, rivolto ai piddini con accenti evangelici: «Non fate agli altri quello che è stato fatto a me».

Franceschini (che quando nel 1999 cercava di diventare segretario del Partito popolare veniva perculato da Beniamino Andreatta, ispiratore dell' Ulivo: «Ma chi è questo Falaschini?»), diventa segretario del partito, eletto dall' Assemblea dei delegati. «Un' occasione persa, hanno scelto il vicedisastro», commenterà un certo Renzi.

 

E quindi? Quindi a ottobre 2009 nuove primarie, vinte questa volta da Bersani. «Con lui finalmente nel partito ci sarà la pace», sentenzia D' Alema. Garantito al limone.

renzi alla festa per i dieci anni del pd

Mentre il M5s comincia a crescere, accompagnato dalle parole profetiche di Fassino («Il Pd non è un taxi su cui chiunque può salire. Se Beppe Grillo vuole fare politica fondi un suo partito. Metta in piedi un' organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende»), in casa Pd si segnala l' attivismo di Renzi, che inaugura la campagna per la rottamazione. E D' Alema: «Basta che un giovanotto dica che vuole cacciarci a calci in culo, e subito gli vengono date le paginate». Bersani fa quello che può, alle prese con un partito riottoso che continua nella pratica di cercare di tirare giù dal piedistallo il leader che vi si è appena insediato. Ma non fa quello che dovrebbe: chiedere le elezioni, nel momento in cui Berlusconi si dimette, autunno 2011, preferendo appoggiare, anche su spinta di Napolitano, il governo Monti.

poletti e delrio

 

Risultato? A marzo 2012, Bersani ha il fiato corto: «Siam tutti qui, politici e giornalisti, da 20 anni. È ora di toglierci dai coglioni». Lo fa? No: si candida alle primarie a doppio turno del novembre successivo, arrivando primo. Come alle politiche del febbraio 2013, che però non vince, essendo un niente la differenza con il M5s. Si apre il sudoku per il nuovo governo, legato all' elezione del nuovo presidente della Repubblica. Che sarà di nuovo Napolitano, dopo che il Pd avrà prodotto «una vicenda di una gravità assoluta» (Bersani dixit). Nella corsa al Colle viene infatti prima sgambettato Marini, e poi piallato Prodi.

Che si trovava in Mali, «Prendo l' aereo e arrivo appena posso», salvo scoprire allo sbarco a Fiumicino di essere stato impallinato dai franchi tiratori.

 

maria elena boschi

Beppe Fioroni: «Appena scelto Marini sono arrivate 3.000 mail di protesta. Forse c' è dietro una regia». Renzi: «A Prodi tutti hanno detto sì, hanno fatto l' applausone, poi hanno fatto il contrario. Non l' ho fatto fuori io, le accuse su un mio presunto complotto sono da ridere» (Fassina, nel 2015: «Il capo dei 101 era Renzi, non è un segreto»). Felice Casson, senatore pd: «I franchi tiratori? Provate a chiamare Fioroni e D' Alema, magari scoprite qualcosa di più».

Matteo Orfini: «Il partito non può andare avanti così» (e invece sì, tanto che nel 2014 elegge Orfini presidente).

 

maria elena boschi alla festa per i dieci anni del pd

Bersani: «Tra di noi 1 su 4 ha tradito, ci sono pulsioni a distruggere il Pd, rassegno le dimissioni». L' assemblea del Pd nomina segretario Epifani, debutta il governo di Letta («Cosa pensano di me in Europa? Che ho delle balls of steel», palle d' acciaio, frase attribuitagli nel novembre 2013, da lui smentita). D' Alema: «Letta è solo un leader di transizione per un governo momentaneo e con un programma di scopo.

Non sarà utile una seconda volta. Per il futuro immagino Gianni Cuperlo alla segreteria del partito e Renzi a Palazzo Chigi». Per una volta, imbrocca una previsione (al 50%).

Nel frattempo il Pd su cosa si applica? Su nuove primarie.

 

gentiloni e renzi

Per dicembre, con un nuovo regolamento. Ugo Sposetti, senatore Pd, la tocca piano: «Anche un delinquente. Anche un evasore fiscale, un truffatore, un violentatore di minorenni. Con queste regole alle nostre primarie può votare il primo che passa».

In vista della possibile vittoria di Renzi, D' Alema gli fa la festa in anticipo.

Ottobre 2013: «Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria novità di contenuti. Mi ricorda un po' quella pubblicità con Virna Lisi, ricordate?, "con quella bocca può dire ciò che vuole..."».

 

Dicembre, alla vigilia del voto: «Se Renzi non li rompe a me, io non li rompo a lui. Parliamoci chiaro: io non sapevo manco chi fosse Renzi. È arrivato e ha detto: "Voglio rompere le ossa a quello là". Me so' incazzato». Renzi invece gliele rompe, diventando segretario: «Per me il giorno più bello.

Lì abbiamo battuto il moloch comunista» (Gentiloni, nel 2016).

gentiloni alla festa per i dieci anni del pd

 

Si arriva alla staffetta tra Renzi e Letta, con uno psicodramma dentro l' altro.

Alla direzione del Pd - convocata dopo la rassicurazione renziana: «Diamo un hashtag: #enricostaisereno, nessuno ti vuol prendere il posto, io non sono interessato», Letta non si presenta.

Renzi presenta invece una relazione (approvata con 136 sì, 16 no e 2 astenuti) che ne demolisce la figura e il governo.

Cuperlo: «Voteremo sì» (dopo una riunione della minoranza cui prese parte anche D' Alema).

 

Roberto Speranza (ora uscito dal Pd): «Documento condivisibile».

gentiloni veltroni renzi

Civati: «Voterò no. Negli ultimi giorni si è assistito a una via di mezzo tra la Prima repubblica e Shining, è una decisione pericolosa».

Roberto Giachetti: «Avrei votato contro Letta già prima».

Corradino Mineo (poi passato a Sinistra italiana): «Ho fatto un rapido sondaggio in Senato. Nessun gruppo parlamentare voterebbe la fiducia al governo Letta. Sic transit gloria mundi».

 

Letta si dimette. E cambia il profilo Twitter: «Deputato della Repubblica», non più del Pd, tiè (tweet del 12 luglio scorso, su Avanti, il libro di Renzi: «Reazioni? A volte #silenzio esprime meglio disgusto e mantiene distanze», ari-tiè).

Si apre l' era del Renzi premier, con il ricordo di previsioni sballate e petulanti Cassandre, nel tripudio dei contorsionisti alla Cirque du soleil che fanno salti mortali per zompare sul carro del vincitore.

gentiloni renzi veltroni

Tra amarcord personali del sottoscritto, libri, il socialsarcasmo di Twitter e Facebook, Wikipedia e Wikiquote, nonchè il lavoro di blogger, su tutti Wil @Nonleggerlo, c' è solo l' imbarazzo della scelta.

Gian Luca Galletti, poi ministro nei governi Renzi e Gentiloni: «Se Matteo decide di mandare a casa il governo Letta si assume la responsabilità di mandare il Paese nel caos».

 

Orfini: «Capisco che Renzi voglia rimanere ribelle, ma ora basta atteggiamenti provocatori. Faccia il segretario e la smetta con certe guasconate».

festa per i dieci anni del pd

Fioroni: «Il nostro modello di partito è quello di David Serra e Flavio Briatore? Renzi: ovvero tutto il potere al dottor Jeckyll e mister Hyde».

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, 2013: «Caro Renzi, il partito non può essere un taxi per la premiership» (Rossi un anno dopo: «Renzi ha il merito di aver rottamato la vecchia classe dirigente del Pd...»).

Marini, aprile 2013: «Renzi ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non si sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada».

 

Anna Finocchiaro, poi presidente della commissione Affari costituzionali, quindi ministro con Gentiloni, 2013: «L' attacco di cui mi ha gratificata Renzi è davvero miserabile. Non sarà mai un uomo di Stato».

Franceschini, 2012: «Tra la competenza e l' esperienza di Bersani e la rottamazione di Renzi ci possono essere dubbi su a chi affidare il Paese dopo Mario Monti?» (e ancora: «Bersani ragiona, Renzi recita»).

festa per i dieci anni del pd 4

 

Marianna Madia, poi ministro con Renzi e Gentiloni, già lettiana, poi conVeltroni (che la candida per primo alle politiche 2008, e lei: «Porterò come contributo in Parlamento la mia inesperienza»): «Alle primarie voto Bersani, il miglior premier che l' Italia possa avere».

Pina Picierno, poi renziana di ferro, a valanga su Twitter, 2012:«Qualcuno dica a Renzi che l' Onu ha appena stabilito che deve studiare». «Bella supercazzola di Renzi sui diritti», «Lo slogan Adesso di Renzi? Lo ha lanciato Franceschini nel 2009, mazza che svolta!», «La soluzione per Renziè più discoteche in Iran», «Ma Renzi per chi ci ha preso, per renziani?!».

 

festa per i dieci anni del pd 3

Alessandra Moretti, già bersaniana e cuperliana, poi renziana, 2012: «Renzi non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto, è egocentrico e anche maschilista».

Fassino, 2012: «Non mi scandalizzo che Renzi voglia presentarsi alle primarie, ma ho due obiezioni: è sindaco da appena due anni e se il suo programma è "tutti a casa", non è un programma per governare il Paese».

 

Fassino, 2013: «Cerchiamo un leader per vincere. Questo leader si chiama Renzi».

Orfini, 2012: «Renzi mi ricorda i Righeira, gli Europe, certe sue scelte estetico musicali mi ricordano il mondo dei paninari. C' è un' idea della spettacolarizzazione della politica figlia di quegli anni...».

 

D' Alema, 2012: «Se Renzi vincerà le primarie non esisterà più il centrosinistra. Ha detto che vuole allearsi con il popolo, frasi non nuove... poi è andata a finire malissimo» (e due mesi dopo: «Se si va sulla strada di Renzi si va al disastro politico»).

festa per i dieci anni del pd 2

Poi si arriva al capitolo referendum. Qui maramaldeggiare su Renzi è come sparare sulla croce rossa. Ha fatto tutto da solo, senza che nessuno glielo chiedesse.

Titolo di prima pagina della Stampa, ottobre 2016: «Renzi: se perdo, cambio mestiere» (analogo giuramento fu fatto da Maria Elena Boschi e da Ernesto «Ciaone» Carbone).

Titolo di prima pagina della Stampa, maggio 2017: «Renzi: il candidato premier sono io».

Franceschini, maggio 2016: «Il ritiro in caso di vittoria del No non è una minaccia, a me sembra una con-sta-ta-zio-ne.

 

Questo governo nasce per fare le riforme. Se non si fanno, chiude bottega il governo e chiude anche la legislatura, mi pare ovvio».

Renzi lascia il governo, arriva «Er moviola», con Franceschini «mi pare ovvio» incorporato.

Titolo di prima pagina della Stampa: «Governo Gentiloni, ministri di Renzi».

Il benvenuto di D' Alema?

festa per i dieci anni del pd

«Se la risposta all' esito del referendum è quella di spostare Angelino Alfano agli Esteri per far posto a Marco Minniti, allora abbiamo già perso 4 o 5 punti percentuali, e alle prossime elezioni sarà un' ondata. Dicono di aver preso il 40% dei voti, come mai nessuno prima, allora devono rileggersi la storia: nel referendum sulla scala mobile il Pci prese il 45% circa e poi alle elezioni ebbe il 27%».

 

Si consuma l' ultima scissione, che darà a vita a Mdp, nell' indifferenza di Renzi.

Graziano Delrio: «Si è litigato di brutto perché non è che puoi trattare questa cosa qui come un passaggio normale. Cioè, chissenefrega. Come cazzo fai in una situazione del genere a non fare neanche una telefonata?».

D' Alema (ormai ex Pd, adattando l' hashtag di Renzi a Letta): «Finché mi sarà dato di esistere, Renzi non può stare tranquillo».

festa per i dieci anni del pd

Le penultime affettuosità tra colleghi di partito si registrano in vista del voto sul Rosatellum, con il pizzino recapitato dai renziani ai possibili franchi tiratori interni: «Vi conosciamo uno per uno».

 

Le ultime, post Rosatellum, sono quelle di ieri Parisi: «La sua approvazione, che ieri in Parlamento il Pd ha salutato con un boato gioioso, ha trasformato quello che avrei condiviso come un giorno di festa in un giorno di lutto. Tanto più che Prodi ed io al decennale manco siamo stati invitati. Che sciatteria» (la smentita dal Pd è meravigliosa: «Abbiamo mandato un' email. Hanno controllato che non sia finita tra gli spam?»).

fassino e poletti alla festa per i dieci anni del pd

Ma la migliore epigrafe per il compleanno di un partito in cui «c' eravamo tanto amati, armati, dalemati, accoltellati, ripescati, ripresentati» rimane quella dell' ex magistrato Gherardo Colombo, nel Cda della Rai in quota Pd, dopo il Prodi asfaltato per il Quirinale: «Domani mi iscrivo al Pd per poter stracciare la tessera».

Amen.

 

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