renzi padoan etruria

IL “BIDONE” DI PADOAN RIFILATO A RENZI SULL’ETRURIA: HA COMMISSARIATO LA BANCA SENZA DIRE NULLA AL DUCETTO – LA RICHIESTA DI BANKITALIA E’ DEL 6 FEBBRAIO, IL MINISTRO LA FIRMA IL 10. E L’11 SI TIENE IL CDA DELL’ISTITUTO – UN TESTIMONE: “LE PARE CHE SE A PALAZZO CHIGI AVESSERO SAPUTO DEL COMMISSARIAMENTO DI BANCA ETRURIA, NESSUNO CI AVREBBE AVVISATO?”

 

Gianluca Paolucci per la Stampa

 

RISPARMIATORI ANTI RENZI

«Le pare che se a Palazzo Chigi avessero saputo del commissariamento di Banca Etruria, nessuno ci avrebbe avvisato?». A porre la domanda è un protagonista e testimone dei mesi convulsi che precedettero il commissariamento della banca aretina. La sua e quella di altri protagonisti di quella vicenda è una ricostruzione per forza di cose di parte e parziale. Suffragata però da riscontri, anche documentali.

 

E' la versione dello scontro tra Renzi e Visco vista da chi quello scontro lo vissuto sulla propria pelle: i vertici della vecchia Banca Etruria. La frattura tra governo e Bankitalia si sarebbe consumata poche settimane prima, secondo questa ricostruzione, sulla riforma delle popolari varata dal governo Renzi alla fine di gennaio.

ignazio visco piercarlo padoan

 

Una riforma da tempo richiesta dalla stessa via Nazionale, ma che si discostava in alcuni punti da quanto Bankitalia avrebbe voluto. E soprattutto venne fatta per decreto, in maniera traumatica, con Renzi che «prese il comando delle operazioni e scrisse le regole», lasciando Palazzo Koch ai margini, spiega un altro dei protagonisti. Da lì la rottura tra i due, Renzi e Visco.

 

Che il commissariamento sia arrivato a sorpresa è un fatto. Lo dimostra il verbale del cda di Etruria dell' 11 febbraio del 2015, giorno del commissariamento della banca. Il cda si riunisce per discutere di un sacco di cose importanti: le svalutazioni richieste da Bankitalia, un aumento di capitale per coprire le perdite e ripristinare i requisiti patrimoniali richiesti da Bankitalia, l' aggiornamento sul progetto di aggregazione richiesto da Bankitalia. I lavori iniziano alle 12,30 nella sede di via Calamandrei. Tra i presenti oltre al presidente Lorenzo Rosi c' è anche il vice Pier Luigi Boschi, padre dell' allora ministro Maria Elena Boschi.

lorenzo rosi pier luigi boschi

 

Il verbale è pieno di riferimenti ai rapporti con Bankitalia: viene illustrato il piano di taglio dei costi portato avanti «in stretto contatto» con l' autorità di Vigilanza, vengono comunicati i progressi sull' aggregazione «condivisi» con la Vigilanza e le svalutazioni da questa richieste sulle sofferenze. Viene preparata anche la bozza di un comunicato che avrebbe reso noto al mercato l' entità della perdita e il progetto di un nuovo aumento di capitale, anche questo da far visionare agli ispettori.

 

ghizzoni boschi etruria

Alle 15.45 il cda riprende dopo una pausa e Rosi avvisa che gli ispettori di Bankitalia «hanno invitato il consiglio alla trattazione dei soli argomenti di massima urgenza (...) avvisando altresì che al termine dei lavori e prima della loro chiusura dovranno rendere comunicazioni urgenti al consiglio e al collegio sindacale». I lavori proseguono in un clima per nulla disteso e il verbale si chiude con le firme dei commissari appena insediati.

 

La richiesta di commissariamento di Bankitalia al ministero dell' Economia è del 6 febbraio, un venerdì. Il decreto del Mef è del martedì 10 febbraio. Possibile che nessuno abbia avvisato Palazzo Chigi? E perché da Palazzo Chigi nessuno chiama Arezzo? Nelle settimane precedenti è provato che l' attenzione di Palazzo Chigi sul dossier Etruria è estremamente elevata.

fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 1

 

 

C'è l' episodio dell' interessamento di Ghizzoni, allora ad di Unicredit. Episodio che la Boschi ha smentito, ma è un fatto che Rosi incontrò, a fine 2014, lo stesso Ghizzoni per parlare della possibilità di un' acquisizione. C' è la telefonata dell' allora sottosegretario Delrio al presidente di Bper, nei primi giorni del 2015, per informarsi della questione Etruria. Delrio ha spiegato di essersene interessato «per le possibili ricadute occupazionali». Ma è un fatto che questo risulta l' unico intervento di Delrio, sul quale allora convergevano tutte le vertenze industriali, in materia bancaria.

davide serra matteo renzi maria elena boschi

 

E c' è il lungo abboccamento con il finanziere Davide Serra, che per mesi - dal fallimento dell' ipotesi Vicenza - porterà avanti i suoi contatti con Etruria. Non è l' unico fondo che si fa avanti per Etruria in quel periodo. Ma le fonti interpellate chiamano Serra «la carta di Boschi» per il salvataggio. I contatti si concretizzeranno in un' offerta da 700 milioni per rilevare le sofferenze della banca. Arrivata però a fine febbraio, con la banca già commissariata.

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…