IL ROVESCIO DELLA VESTAGLIA DI BUSH SI CHIAMA OBAMA - APPOGGIO ALLA RIFORMA SULL’IMMIGRAZIONE

Maurizio Molinari per "la Stampa"

Con un discorso in favore della riforma dell'immigrazione l'ex presidente George W. Bush schiera la propria Fondazione a sostegno della difficile battaglia che Barack Obama conduce al Congresso di Washington. L'appuntamento è per domani a Dallas, nella sede della Biblioteca presidenziale di George W. per una giornata che, nei simboli e nei contenuti, ha un copione che sembra redatto dalla Casa Bianca democratica.

Si inizia con la cerimonia di naturalizzazione di 20 immigrati davanti a George W. che poi parlerà per sostenere una riforma che, come anticipa alla tv Abc, «è molto importante per correggere un sistema che non funziona, trattare la gente con rispetto ed avere fiducia nella nostra capacità di integrare». Successivi dibattiti, sempre nella Fondazione, vedranno quindi esperti di economia e sviluppo intervenire su temi come «Gli immigrati sostengono la crescita del Texas» e «Gli immigrati salvano l'America».

Tanto basta per preannunciare un sostegno chiaro per la riforma approvata al Senato grazie ad una maggioranza bipartisan ma ora destinata alla Camera, dove i repubblicani guidati dal presidente John Boehner promettono di stravolgerla. È proprio la battaglia che incombe alla Camera a sottolineare l'importanza per Obama del sostegno del predecessore repubblicano. «In effetti è una legge difficile da approvare - ammette George W. - perché ha molti tasselli mobili e il processo legislativo è duro ma stanno facendo dei progressi».

Il cuore della legge è il «cammino verso la cittadinanza» offerto ad almeno 11 milioni di clandestini che in 13 anni potranno così riuscire ad avere la cittadinanza. Lo schieramento di George W, Bush si spiega con quanto disse dopo aver lasciato la Casa Bianca nel gennaio 2009, rammaricandosi per aver "mancato l'impegno di riformare l'immigrazione".

Proprio tale promessa nel 2004 gli aveva garantito una rielezione resa possibile da un voto record degli ispanici per un repubblicano - il 44 per cento - ed aver abbandonato quelle posizioni è costato a Mitt Romney la sconfitta nel 2012, che hanno visto i latinos decisivi in numerosi Stati, e non solo nel Sud.

Sostenendo la riforma per l'immigrazione Bush si propone dunque di indicare il cammino ai repubblicani in vista delle elezioni del 2014 per il Congresso e del 2016 per la Casa Bianca ma ciò che più conta per Obama è l'immediato ovvero la possibilità di sfruttare il sostegno del predecessore per spostare alla Camera un numero di voti sufficienti all'approvazione.

La convergenza fra Barack e George W. sulla riforma arriva al termine di settimane che hanno visto i due presidenti scambiarsi sostegni e riconoscimenti con il risultato di far uscire Bush dal silenzio in cui si era rinchiuso. Bush infatti non ha esitato, in due interviste tv, a difendere il successore sullo scandalo del Datage la rivelazione del massiccio programma di sorveglianza elettronica - accusando la gola profonda Edward Snowden di «nuocere alla sicurezza», assicurando che «Obama vuole difendere l'America» e rifiutando di criticare il presidente «perché da ex presidente faccio questa scelta».

Obama da parte sua ha colto l'occasione del recente viaggio africano per riconoscere il merito degli aiuti alla lotta all'Aids varati dal predecessore, accettando di dedicare l'ultima tappa in Tanzania ad una raffica di eventi congiunti: dalla visita ad una struttura umanitaria della Fondazione Bush al summit delle First Lady con Michelle assieme a Laura. Vedere affiancati sulla riforma i presidenti separati dal giudizio sulla guerra in Iraq dimostra quanto per entrambi l'immigrazione sia il terreno sul quale guardare in avanti, ovvero costruire l'America del nuovo secolo.

 

BUSH E OBAMABARACK OBAMA E GEORGE BUSH jpegbush-obamaJOHN BOEHNERMITT ROMNEY EDWARD SNOWDEN

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