CAMORRA, MEJO DI “GOMORRA-LA SERIE” - IN SEI MESI I KILLER HANNO COLPITO 34 VOLTE. IN ALTRE PAROLE, C'E' STATO UN OMICIDIO OGNI CINQUE GIORNI
Giuseppe Crimaldi per "Il Mattino"
Trentaquattro omicidi in soli sei mesi. A Napoli e nella sua provincia tornano a tuonare le armi, e il loro crepitio appare come il peggior preludio al giro di boa di questo 2014 che rischia di passare alla storia come uno dei peggiori per quel che riguarda l'offensiva della violenza metropolitana e dei gruppi malavitosi che spesso e volentieri ricorrono all'omicidio per eliminare i nemici.
Troppe le asce di guerra già dissotterrate, molti gli equilibri criminali dissolti e - sullo sfondo - un numero crescente di casi che, pur non avendo a che fare con i lutti che sparge la camorra, rappresentano pur sempre un lugubre segnale dell'imbarbarimento dei rapporti interpersonali. Dati che preoccupano. È pur vero che le cifre bisogna saperle leggere (e interpretare).
Non a caso meno di un mese fa, in occasione della festa della Polizia, lo stesso questore di Napoli Guido Marino aveva fornito una lettura chiara del bilancio a ogni forma di contrasto della criminalità: in quella sede emerse che facendo il confronto tra il 2012, il 2013 e l'inizio del 2014 il numero degli omicidi consumati era rimasto sostanzialmente stabile: 58 contro i 57 dell'anno precedente (con una sensibile diminuzione di quelli commessi in città e un aumento esponenziale invece per quelli in provincia).
Ma oggi, alla luce della lunga scia di sangue che i fatti della cronaca quotidiana stanno registrando - l’ultimo, sconvolgente, avvenuto sabato notte al Vomero - la spia rossa si è riaccesa: segnalando come sul territorio siano in corso efferate guerre tra gruppi camorristici per così dire «a macchia di leopardo», ma tutti riconducibili ad aree specifiche. Altro segnale evidente, questo, della frantumazione di cosche e clan in gruppi e sottogruppi criminali che si contendono il controllo del territorio.
Questa frammentazione ha di fatto determinato un cambiamento di pelle di gruppi un tempo anche molto solidi e presenti ai primi posti nelle gerarchie camorristiche. Oggi a scatenare la guerra che lascia sul terreno sempre più morti ammazzati sono, in realtà, bande e non clan. Questo vale soprattutto per la città e meno per i sodalizi organizzati della provincia.
Su 34 morti ammazzati dall'inizio dell'anno la stragrande maggioranza dei casi inquadrano i motivi degli omicidi in un contesto di camorra. Ventiquattro le persone assassinate in veri e propri raid di criminalità organizzata, mentre dieci sono gli omicidi «comuni». Soffermiamoci sugli omicidi riconducibili alla camorra.
Sono tre le macroaree interessate dall'ondata di efferata violenza che scatena gli omicidi: quella a nord di Napoli e che va dai quartieri urbani di Secondigliano e Scampia fino alla fascia dei Comuni dell'hinterland settentrionale (in particolare il Giuglianese e la zona di Caivano); l'area orientale e la zona dei quartieri occidentali, da Fuorigrotta a Pianura.
Per la quasi totalità di tali delitti le indagini non hanno ancora portato all'identificazione dei relativi autori. O meglio: al loro arresto. Perché le inchieste coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli procedono a ritmo serrato e sono, naturalmente, coperte dal segreto istruttorio.
Dai morti ammazzati e poi bruciati nelle auto riconducibili alla furiosa faida scatenata dai «signori della droga» di Scampia, che hanno preferito allargare il proprio asse operativo verso la periferia agli agguati che si consumano tra le vie di Barra e di Ponticelli, dove due nuovi gruppi sembrano essere arrivati alla battaglia finale per il controllo delle piazze dello spaccio; per finire alla recrudescenza di fatti di sangue in tutta la zona occidentale, con i clan di un tempo ormai alle prese con i gruppi ribelli che si sono scissi organizzandosi in bande pronte a tutto. Ma la posta in gioco finale resta sempre la stessa: il controllo della vendita della droga.