CHE CI FACEVANO ALL'ALBA DI VENERDÌ SCORSO, IN UN BAR DEL CENTRO DI ROMA, IL VICE-PRESIDENTE IN PECTORE DEL CSM, GIOVANNI LEGNINI, PD, E IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA COSIMO MARIA FERRI, FI? - E SPUNTA LA PROCURA DI MILANO…
DAGOREPORT
Che ci facevano all'alba di venerdì 12 settembre, in un bar dalle parti dell'hotel Genio di via Zanardelli, il vice-presidente in pectore del Csm e il sottosegretario alla Giustizia? Ma è ovvio: a tre giorni dalla votazione - attualmente in corso a Camere riunite - per i cinque nuovi membri laici del Csm, ecco che Giovanni Legnini, Pd, sottosegretario all'Economia, avvocato indicato da Renzi al suddetto Csm, e Cosimo Maria Ferri, magistrato in prestito al ministero di via Arenula in quota «tecnica», s'erano dati appuntamento per un cappuccino al largo sia palazzo Chigi che dal Palazzaccio delle toghe.
Dopo il can can dello scorso luglio, quando il mitologico segretario di Magistratura Indipendente fu beccato a tampinare via sms i colleghi magistrati per portar voti a due suoi candidati - Claudio Galoppi del tribunale di Milano e Luca Forteleoni, sostituto procuratore a Nuoro: entrambi eletti al Csm - stavolta Ferri s'è fatto infatti parecchio più accorto.
Niente più messaggini via cellulare, ma incontri vis à vis all'alba, davanti a un caffè, in qualche bar poco alla moda. Nella speranza, ovvia, di poter ciarlare in pace di un po' di cose importanti, magari anche di un possibile supporto dei togati di centrodestra allo scalpitante Legnini.
Ma il diavolo, si sa, fa le pentole ma non i coperchi. E a qualche orecchio indiscreto è giunto l'eco del loro cicip-ciciap. E forse che i due non parlavano di procure della Repubblica? E, in particolare, di quella di Milano?
Ah, saperlo...